Il dibattito filosofico contemporaneo sempre più si rivolge ad esaminare difficoltà e problemi connessi con l’odierna “società del benessere”. A fronte della combinazione unica di grandezza e di pericolo che caratterizza l’epoca moderna, appare ancor più valido e attuale il messaggio massonico come alternativa umana e culturale al “disagio della modernità”. Esistono non pochi tratti della cultura e della società contemporanea che gli uomini, nonostante l’apparente, macroscopico “sviluppo” della civiltà, vivono e sperimentano giorno per giorno come una tangibile “perdita” e un inesorabile “declino”. Assistiamo con frequenza sempre più preoccupante a fenomeni che sembrano sfidare i caratteri stessi della “modernità” cui appartengono: guerre religiose, rapimenti, stragi, ecc. Di tali laceranti contraddizioni non è in alcun modo possibile attuare una “sintesi”: l’uomo assiste impotente alla coesistenza drammatica di esse e ne viene travolto. Da qui al disagio profondo della modernità, che crea in tutti smarrimento e sconcerto, e del quale mi sembra di poter rintracciare, ad un’analisi sommaria, tre cause fondamentali. La prima è costituita, a mio parere, da un malinteso individualismo che ogni giorno di più minaccia di degenerare in un soggettivismo fanatico e pericoloso, che definirei “narcisistico”. Viviamo oggi in un mondo in cui gli uomini credono di aver acquisito il diritto di scegliere da sé il proprio modo di vita, di decidere in assoluta libertà quali convinzioni etiche, sociali o religiose abbracciare in misura più o meno fanatica, né consentono ad alcuno di interferire nelle loro decisioni. La diffusione di una mentalità che fa dell’autorealizzazione il principale “credo” dell’esistenza riconosce infatti pochi, pochissimi imperativi morali esterni, ci chiude in un egocentrismo che appiattisce e soffoca le nostre vite, ne impoverisce il senso, ci allontana inesorabilmente dall’interesse per gli altri e per la società. L’uomo avverte sempre meno la propria appartenenza ad un ordine cosmico, ad una gerarchia sociale, mentre lo slittamento verso modalità egoistiche, sempre più evidente e inarrestabile, lo porta ad una progressiva negazione di tutti gli orizzonti di significato, ad una sorta di nichilismo. E’ questo il processo di progressivo “disincantamento” del mondo, la perdita di ogni senso di appartenenza, il venir meno di quella “magia” delle cose che è garanzia di sopravvivenza dello spirito. Ogni dimensione “eroica” della vita viene schiacciata dall’egoismo dell’autorealizzazione; gli uomini perdono il senso dell’ideale, di uno scopo superiore per cui valga la pena di vivere, se non vivendolo in misura fanatica, in dimensione di morte. Sono gli “ultimi uomini” di cui parla Nietzsche, giunti al “nadir del declino”, dove la massima aspirazione coincide con un “miserabile benessere”. Il disincantamento del mondo si collega inoltre ad un altro fenomeno rilevantissimo dell’età moderna, il cosiddetto “primato della ragione strumentale” che, mentre potenzia fino all’estremo mezzi e tecnologie, riduce la misura del successo umano in termini di “massimo rendimento” o di rapporto “costi – prodotto”. Così poco a poco l’esigenza cieca di “massimizzazione a tutti i costi” si impadronisce delle nostre vite, oscurando o addirittura cancellando orizzonti di ben più vasto respiro, restringendo ed appiattendo la naturale risonanza, la profondità, la ricchezza dell’ambiente umano. Meccanismo diabolico di impulso al dominio, che annulla in noi il senso autentico e primordiale della Natura e ci induce giorno per giorno a violentarla, a stravolgerla, rendendoci prigionieri di noi stessi e rinchiudendoci insensibilmente in una “gabbia di ferro”. Istituzioni e strutture della società industriale e tecnologica provocano infatti disastri ambientali irreversibili, assottigliano lo strato di ozono, mettono a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta, ma quel che è peggio condizionano le nostre scelte di vita e di lavoro, castrano la nostra libertà individuale e di gruppo, annientano il nostro “io”. Ed ancora: l’atomizzazione dell’individuo appiattito e distrutto dall’apparente benessere della propria tragica “solitudine, impedisce di fatto al singolo di esercitare i propri diritti di cittadino, di operare un controllo fattivo sulla sfera pubblica, di partecipare alla vita dello Stato. Ciò fa a sua volta emergere il pericolo del dispiegarsi progressivo di un potere di governo immenso e tutelare camuffato da apparenze democratiche, una sorta di “dispotismo morbido” che di fatto manovra, condiziona e impone, demotivando il cittadino-individuo, spersonalizzandolo e privandolo della sua dignità. A questa fondamentale perdita di senso e di identità, nascosta e camuffata dietro forme di comunicazione globale, a questa inesorabile “eclisse dei fini” che schiaccia lo spirito e annulla i “valori”, l’Uomo oppone consapevolmente principi comprovati da una realtà storica plurisecolare che, se vissuti nella loro più autentica dimensione, costituiscono oggi una valida alternativa di “sopravvivenza”. Aldilà di ogni motivazione politica o religiosa, di vantaggi materiali o brame di potere, essa lancia infatti un messaggio autentico di libertà e fratellanza, salvaguarda e tutela i valori umani più profondi, stimola la ricerca e l’analisi interiore, favorisce lo sviluppo armonioso del singolo gruppo, ne garantisce la dignità di “homo humanus”, nutre lo spirito di universalità e di fede, oppone alla disgregazione la costruzione di grandi cattedrali dell’anima, ricostituisce infine nella sua intangibile sacralità quella catena dell’essere che unisce e affratella gli uomini di buona volontà, sparsi su tutta la superficie della terra.
Leonardo Comple
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