Il fenomeno del gaslighting

gaslightingll 25 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Una giornata non scelta a caso, una giornata voluta e sancita dall’O.N.U. nel 1999. In questa data, nel 1960, furono torturate e uccise tre donne, le sorelle Mirabal, nella Repubblica Dominicana, colpevoli di aver lottato per difendere i loro diritti e i loro ideali opponendosi al dittatore Trujillo.

Tra le tante forme di violenza inflitte alle donne, quasi sempre dai loro compagni, ce n’è una, subdola e crudele, meno conosciuta, il fenomeno del gaslighting che prende il nome dal celebre film  “Angoscia”,  per la regia di George Cukor, il quale illustra proprio questo genere di sottile violenza psicologica. Si tratta della storia di una donna, ambientata nell’epoca vittoriana, alla  quale il marito per farla impazzire,  faceva sparire oggetti e abbassava le luci.

Il gaslighting (detto anche brainwashing cioè lavaggio del cervello) è una forma di violenza che può svilupparsi sia nei rapporti di coppia che in quelli familiari in genere, professionali, didattici, amicali, ovunque, insomma, si sia creata una relazione.

Analizzando il fenomeno emergono un insieme di crudeli condotte atte ad annientare l’autonomia, la fiducia in se stessa della vittima al fine di esercitare così su di essa controllo e potere. La vittima, a sua volta, in preda all’insicurezza non fa che legarsi ancor di più al suo carnefice: il gaslighter.

Nel gaslighting è la relazione stessa ad essere interessata, in quanto la manipolazione psicologica è possibile solo grazie all’incastro perfetto tra le due personalità, che reciprocamente si scelgono, così come spesso avviene in un’altra tipologia di coppia, quella sadomasochista.

Soltanto in questo morboso, ma perfetto incastro di personalità complementari è possibile l’attuazione di tale forma di violenza. La donna rappresenta spesso, anche se non esclusivamente, il soggetto debole, dipendente, fragile, con bassa autostima che vive l’altro come forte, sicuro di sé, sempre nel giusto, non accorgendosi che invece è caratterialmente portato al dominio, al controllo, alla crudeltà.

Molto destabilizzante per la vittima sono gli atteggiamenti spesso contraddittori nel comportamento dell’abusante. Talvolta finge di desiderare il bene della sua vittima, quindi la lusinga, la adula e le fa regali, ma ottenuto l’affetto e la piena fiducia la intimidisce con critiche continue, rimproveri e denigrazioni. Talvolta usa punizioni, minacce larvate e ambigue e un’aggressività melliflua e indiretta.

All’inizio gli effetti sulla vittima non sono devastanti, perché essa è portata a sottovalutare le condotte manipolative e anche a non accettare le critiche, è ostinatamente concentrata a far mutare il giudizio su di lei del suo interlocutore, ma dopo segue una fase in cui la  reazione è quella di giustificarsi e questo indica che la trappola è scattata. Quando poi avverte la necessità di difendersi dalle accuse è già caduta nella rete: la vittima comincia a perdere fiducia nelle sue capacità razionali, si sente inadeguata, confusa, perde obiettività, si deprime,  appare vulnerabile, cadono via via le difese. Continua la disgregazione psicologica del soggetto che, ora totalmente insicuro, si lega definitivamente al carnefice divenendone inconsapevolmente complice. Questi, raggiunto lo scopo, lo isola dalla famiglia e dal contesto sociale. Questa è l’ultima tappa: la vittima così annientata è in balia dell’aguzzino, la dipendenza è fortissima, anche dal punto di vista del fisico che viene minato ed indebolito, la sottomissione totale, e tutto ciò impedisce di comprendere la necessità di chiedere  aiuto esterno.

Il gaslighter utilizza le sue condotte manipolatorie  in maniera subdola, ma sistematica affinché  la sua vittima, in genere  partner, arrivi a dubitare delle proprie facoltà mentali, fino a convincersi di stare per diventare pazza. Per raggiungere questo risultato formula accuse infondate e critica continuamente con sarcasmo l’aspetto fisico, il carattere, le capacità dell’abusata. Attribuisce, inoltre, colpe inesistenti per giustificare sia i castighi sia il fatto che avendo per causa sua perso la pazienza dà sfogo alla violenza, Superfluo aggiungere che ottiene perfino l’annullamento della sua libertà di scelta.

La vittima fiaccata nell’animo e nel corpo si assuefa alla violenza cronica e si convince addirittura che l’abusante si prenda cura di lei, essendo incapace di gestirsi autonomamente, sviluppando perfino una forma di gratitudine.

Tale patologica relazione può mantenersi stabile nel tempo, per anni e anni. La vittima sempre più isolata, assoggettata e privata della sua identità difficilmente arriverà a sottrarsi al perverso aguzzino. Più spesso la richiesta di aiuto arriva da altri familiari, amici o colleghi.

Inoltre è utile sottolineare come la dinamica del gaslighting in numerosi casi venga applicata quando si vivono rapporti coniugali conflittuali e relazioni extraconiugali con il preciso scopo di portare l’altro al crollo psicologico e addirittura al suicidio.  

di Susanna Petrassi

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.