È di questi giorni la notizia di un ipotetico riso di plastica proveniente dalla Cina. Già nel 2011 si erano accesi i riflettori sulla questione che però sembra ancora tristemente attuale.
La notizia arriva dall’International Business Times, che riporta la composizione e la diffusione di questo falso e pericoloso riso. L’alimento sarebbe composto mescolando patate dolci e resina sintetica, il copolimero acrilonitrile-stirene (SAN), che si trova generalmente come materiale termoisolante nell’imballaggio degli alimenti. Ebbene sì, quella che tutti conosciamo come PLASTICA!
Il riso di plastica sarebbe del tutto simile all’originale; con chicchi di forma regolare, ma di più difficile cottura e, ovviamente, causerebbe gravi problemi di salute.
Il riso “contraffatto” sarebbe il riso cinese Wuchang che conta una produzione annuale di 10 milioni di tonnellate, di cui più di 9 milioni di tonnellate di esso di plastica. Mangiare tre ciotole di questo riso corrisponderebbe al consumo di circa un sacchetto di plastica.
La verità su questo prodotto sintetico è iniziata a venire alla luce quando i distributori di riso hanno iniziato a vendere al di fuori della Cina, in paesi come India, Indonesia, Vietnam, Singapore e Filippine. Ed è proprio la National Food Authority (NFA) della Repubblica delle Filippine, che sta indagando su alcuni casi di riso di plastica venduto nel loro paese. A rendere difficoltosa l’individuazione, il fatto che questo finto riso venga mescolato con quello normale. Il governo filippino, dove la presenza di questo finto riso è dilagante, ha sollecitato la NFA a intensificare le attività di monitoraggio a livello nazionale e ha invitato i cittadini a essere più vigili e a segnalare immediatamente qualsiasi sospetto di riso di plastica.
Finora questo “riso” sembra non essere arrivato in Europa. Per fortuna, dato che proprio recentemente il Consiglio d’Europa ha inserito nel “novel food” una semplificazione delle procedure di autorizzazione dei nuovi alimenti e ha deciso che possono essere considerati “alimenti” anche quelli basati su colture cellulari e tessuti, su nuovi nanomateriali e con coloranti. In questo modo i governanti hanno deciso di concedere alle multinazionali la possibilità di chiamare alimenti prodotti realizzati in laboratorio.
Quando si sollevano questioni così delicate e che coinvolgono grandi multinazionali e interessi mondiali, si alza sempre un velo di silenzio e notizie che dilagano a macchia d’olio senza mai però essere smentite o ufficializzate dalle autorità competenti, ricordiamo il caso dell’aspartame o del finto pomodoro. Non possiamo perciò essere certi che davvero la maggior parte del riso cinese Wuchang sia di plastica, ma il fatto che la notizia circoli già da diverso tempo e venga più volte confermata senza mai essere smentita ci lascia pensare.
Di seguito alcuni video sull’argomento.
Di Arianna Orlando
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