Il “Giulio Cesare” e dintorni
Il Liceo Classico Giulio Cesare si trova sull’attuale Corso Trieste, al civico n.38, nel “cuore” del quartiere Trieste, posto nell’area centro nord di Roma, considerato tra i più eleganti della città. L’urbanizzazione di quest’area avvenne nel 1909 (sebbene conservi importanti reperti archeologici che testimoniano antichi insediamenti), mentre per la nascita ufficiale dell’elegante quartiere (con il nome “Savoia”, dalla vicina residenza reale Villa Ada) bisogna attendere il 1926.
Dopo un primo periodo di destinazione edilizia residenziale di lusso (si vedano i numerosi villini e l’intero nucleo denominato Quartiere Coppedè), negli anni trenta si avvia un’urbanizzazione più intensiva.
Proprio in questo periodo, nell’ottobre del 1936, venne inaugurato il Liceo Classico Giulio Cesare (col nome di Regio Liceo Ginnasio Giulio Cesare): l’edificio costituiva l’eccellenza dell’edilizia scolastica dell’epoca, oltre che un eccellente esempio di architettura razionalista, con ingresso composto da un alto porticato che introduce al primo grande cortile (l’entrata più grande di tutti i licei di Roma), al centro del quale si trova una statua bronzea di Giulio Cesare. La costruzione è strutturata in tre piani di altezza, un piano terra e un piano seminterrato.
Dopo la seconda guerra mondiale la scuola venne ampliata, ad opera del Comune di Roma, per sopperire alla carenza di spazi; i connessi interventi alterarono fortemente la linearità architettonica originaria dell’edificio, e comportarono la costruzione di nuove aule sopraelevate nel porticato del cortile centrale.
Proprio davanti al Giulio Cesare, il 28 maggio 1980, un commando di terroristi dei NAR (composto da Valerio Fioravanti, Giorgio Vale, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini) compì un attentato che causò la morte dell’Appuntato di Pubblica Sicurezza Francesco Evangelista, detto Serpico, colpito da sette pallottole, e il ferimento del suo collega Giuseppe Manfreda, entrambi in servizio davanti alla Scuola.
La mappa di Venditti: memoria di scuola e storia di vita
Venditti, nelle canzoni Giulio Cesare e Tortuga, richiama espressamente la scuola che ha frequentato e il famoso bar Tortuga in Piazza Trasimeno n.2 (nelle canzone I ragazzi del Tortuga e Tortuga), posto proprio davanti l’edificio scolastico e da sempre frequentatissimo dagli studenti del Liceo.
Antonello Venditti ambienta le sue canzoni nei luoghi esatti della sua vita scolastica, nel difficile periodo della contrapposizione politica: “il luogo” di ambientazione è quasi sempre fuori dalla scuola, o al bar di ritrovo davanti il Liceo.
Ma in Compagno di scuola Venditti entra nell’edificio scolastico rendendo bene l’idea di grandezza dell’istituto e del numero degli studenti che lo frequentano (circa 1.200): “e migliaia di gambe e di occhiali di corsa sulle scale”. Una grande schiera della gioventù della fine degli anni ’60, figlia del dopoguerra ma proiettata verso il futuro, ansiosa di conquiste sociali e animata dalle contrapposizioni ideologiche.
Venditti sceglie un luogo ben preciso per raccontare in modo magistrale la storia dei ragazzi italiani di quel periodo: si combattevano e si schieravano come guerrieri, si picchiavano nei corridoi e nei cortili della scuola come in un’arena; ma correvano a perdifiato sulle scale della scuola per arrivare puntuali in classe e farsi trovare in piedi dal professore, e avevano veramente a cuore le cose più semplici e naturali: le feste e i primi amori.
Giulio Cesare, grazie alla capacità artistica di Venditti, ci restituisce uno ‘spaccato’ della storia d’Italia; una canzone triste, in fondo, nella quale il meraviglioso sogno di quella generazione si è dissolto come il fumo delle barricate e, per i più fortunati, si è concretizzato in un posto in banca.
(Giulio Cesare, di A. Venditti, 1986, Album “Venditti e segreti”, Heinz Music)
(Compagno di scuola, di Antonello Venditti, 1975, Album “Lilly”, RCA)
(I ragazzi del Tortuga, di A. Canini – A. Venditti, 2015, Album “Tortuga”, Heinz Music)
Fonte foto: www.liceogiuliocesare.it
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