Il 14 febbraio del 2004 in una stanza del Residence le Rose a Rimini viene trovato morto Marco Pantani, il Pirata. Uno degli ultimi grandi ciclisti che faceva impazzire i tifosi. Quando correva il Giro d’Italia o il Tour de France, teneva inchiodati davanti alla televisione più di due milioni di appassionati, un record considerato che tutto avveniva nelle prime ore del pomeriggio.
Nel Giro d’Italia del 1999, Pantani era considerato il vincitore, aveva molti minuti sul secondo e tutti erano convinti che solo un evento sfortunato (es. una caduta disastrosa) lo avrebbe privato della vittoria finale.
Questo avviene in una notte a Madonna di Campiglio. Dalle analisi per un controllo antidoping risultava che l’ematocrito (quantità di globuli rossi nel sangue) superava seppur di poco quello consentito.
Quella notte il suo valore di ematocrito era inspiegabilmente pari al 52%, nonostante il suo valore medio si attestasse intorno al 45%. Un risultato piuttosto strano, tenendo conto che era già stato controllato nei giorni precedenti. Le analisi fatte dai consulenti della difesa di Pantani dimostrarono che l’ematocrito era del 48%.
Quindi a chi credere?
Altre domande perché proprio Pantani?, era solo lui o anche altri corridori ad usare sistemi illegali? ma soprattutto perché intervenire cosi clamorosamente, quando si sarebbe potuto fare lo stesso intervento in un altro momento? Domande che non hanno mai trovato risposta.
Ci si mise anche Renato Vallanzasca un vecchio criminale degli anni 70, condannato all’ergastolo, che raccontò come in carcere qualcuno gli aveva detto di non scommettere su Pantani perché sicuramente, a dispetto della sua classifica avrebbe comunque perso il Giro d’Italia.
Scontata la squalifica, di pochi mesi, Pantani inizia di nuovo a correre, ma è evidente che non è più lui, qualcosa nel suo intimo si è rotto.
Pantani aveva avuto molti incidenti, alcuni anche gravi, che avevano rischiato di compromettere definitivamente la sua carriera sportiva, ma era sempre riuscito a “risalire in sella” a diventare il Pirata, amato e osannato dalle folle e dalla stampa.
L’ultima grande immagine di Pantani è quella della scalata del Mont Vendoux , una delle montagne più dure del Tour de France. Sono lui e Lance Amstrong che corrono testa a testa per la vittoria su quelle salite mostruose. Pantani vince di poco. Qualcuno dirà che Amstrong lo lasciò vincere per ragioni di sponsor. Attacchi velenosi.
Dopo quel Tour Pantani scompare dalla scena sportiva. La sua immagine era compromessa l’amore di molti tifosi si era trasformato in delusione, disprezzo, quel sentimento che compare quando qualcuno si sente tradito.
Inizia cosi “la discesa” di Pantani. Le sue frequentazioni diventano equivoche, perde gli affetti, evita le interviste, lo riescono ad avvicinare solo pochi amici, e qualche giornalista.
Viene descritto come un uomo deluso, incapace di reagire, sempre più chiuso in se stesso, ma nello stesso tempo che parla con il suo manager di voler rientrare nel ciclismo agonistico, che va in palestra a fare “pesi” per mantenersi in forma.
Inizia a frequentare persone “strane”, amici occasionali, che lo sfruttano anche economicamente, legati al mondo della vita notturna, spacciatori, escort, bassa malavita per lo più legata allo spaccio ed alla prostituzione.
Ma soprattutto inizia a diventare un forte consumatore di cocaina. Evita i luoghi pubblici, per andare a stare in piccoli alberghi, in luoghi dove nessuno sia interessato al suo nome ed al suo passato.
Ed è in uno di questi, che la notte del 9 febbraio andrà a nascondersi, al “Residence le Rose” di Rimini, da cinquanta euro a notte. Un residence che accoglie clienti casuali, anche solo per poche ore.
Qui il racconto si fa complesso. Come e con chi Pantani passa il tempo in quei cinque giorni prima di morire? Le testimonianze dicono che rimane sempre chiuso in camera, che non esce mai e che nessuno lo veniva a trovare. Per mangiare telefonava a un ristorante convenzionato con il residence e si faceva portare i pasti in camera.
Si verificherà in seguito, che il residence aveva due entrate, una direttamente dal parcheggio e quindi chiunque poteva salire senza essere visto dalla reception.
Il 14 febbraio la cameriera bussa alla porta di Pantani ma non ottiene risposta. Lascia detto al collega di controllare nel pomeriggio. Non ricevendo risposta a quel punto con il passepartout entrano nella stanza di Pantani. La stanza è completamente a soqquadro, mobili spostati, tracce di sangue vicino al corpo. Ovviamente anche una certa quantità di cocaina.
Il corpo e incastrato in un angolo “quasi infilato”.
Il magistrato dirà che lo stato di quella stanza era come se fosse passato “Schwarzenegger” tutto distrutto. Una cosa salta agli occhi però, in tutta quella distruzione solo le scarpe sono vicine, messe quasi in ordine.
L’autopsia viene affidata ad un medico legale di grande esperienza, il Dr. Giuseppe Fortuni. Saranno riscontrate delle lesioni sul viso e sulle ginocchia, “superficiali”, e le cause della morte verranno ascritte “come intossicazione acuta da cocaina e la morte provocata da una overdose di cocaina e dovuta ad un collasso cardiaco, un edema polmonare e una congestione cerebrale”.
A quel punto le indagini puntano sugli spacciatori che saranno arrestati e condannati.
Il caso sembra chiuso.
La madre non accetta il verdetto di morte accidentale, per overdose, ma insisterà a dire che il figlio è stato ucciso.
Finalmente la richiesta dell’avvocato della famiglia di riaprire le indagini viene accolta dalla Procura. Gli elementi portati suggeriscono al giudice, che forse qualcosa non è chiaro, che sono state sottovalutate alcune testimonianze, che i rilievi sulla scena non sono stati fatti a dovere.
Ma quali sono le ragioni che hanno portato la decisione alla riapertura del caso?
Le ferite sul corpo di Pantani potrebbero essere state procurate da qualcuno, non frutto di un autolesionismo. Il disordine nella stanza sarebbe stato fatto in modo artificiale per depistare. Nella stanza sono stati ritrovati in un cestino i resti di cibo cinese che però Pantani non avrebbe mai ordinato proprio perché lui non mangiava assolutamente cinese.
Stando alla perizia, il quantitativo abnorme di cocaina presente nel corpo di Pantani è spiegabile soltanto con l’ipotesi che il Pirata sia stato costretto ad assumere cocaina “bevendola”.
Non furono fatti rilevamenti fondamentali come la ricerca di eventuali impronte digitali.
Per due volte Pantani avrebbe telefonato lamentandosi di essere disturbato da qualcuno e di chiamare i Carabinieri. All’arrivo del personale dell’albergo avrebbe detto che non c’era più bisogno.
Inoltre nell’appartamento sono stati rivenuti due giubbotti che Pantani non aveva con sè al momento dell’arrivo al residence. Questo farebbe pensare, secondo la famiglia, che qualcuno li abbia portati e lasciati li e questo renderebbe incompatibile la versione secondo cui il Pirata si sarebbe isolato rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno.
Quindi? Alcuni di questi elementi fanno pensare ad una messa in scena per nascondere qualche cosa. Un omicidio? Ma chi avrebbe voluto la morte di Pantani?. Le congetture si sprecano.
Al momento, leggendo la perizia medico legale, la morte di Pantani non ha nulla di strano.
Solo una maledetta overdose di coca.
di Gianfranco Marullo
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