Va premesso che chi scrive ha sangue abruzzese ed è fiero di averlo, oggi una volta di più. Chi vi scrive ha seguito le gesta del Pescara dagli anni recenti, trascorsi a metà classifica in serie C1, alla magnifica cavalcata di quest’anno in cadetteria. Ebbene permettetemi allora di schierarmi, di gettare in un pezzo sensazioni ed emozioni così come giungono in mente. Il ritorno della compagine abruzzese nella massima serie non porta la festa in una città, riempie di orgoglio i cuori di una regione intera.
Quella che appresta a concludersi è stata la stagione più entusiasmante della storia biancoazzurra. Le ambizioni con cui si era partiti erano grandi, ma più dei playoff era difficile aspettarsi. Una nuova dirigenza, una nuova proprietà, ma soprattutto un nuovo tecnico. La nuova guida tecnica implica un ovvio ricambio nel parco giocatori, ma in questo caso le vere novità riguardavano la concezione di calcio. Per la prima volta il delfino vedeva affiancato al suo destino un monumento affermato del nostro sport trainante. Una volta tanto non era necessario lanciare qualche giovane rampante nella ribalta di palcoscenici più importanti. Era un ritorno, era la rivalsa, è la vittoria di un totem: Zdenek Zeman.
Chi vi scrive è un convinto sostenitore che i punti li facciano i calciatori e non i tecnici, ma in questo caso smentirsi è un fatto dovuto nei confronti di chi i punti li pretende con schemi e filosofie di gioco. Il lungomare pescarese rischia di dover diventare una sfilata di statue di adoni greci rappresentanti i protagonisti di questa promozione. È un’impresa più che ardua sottolineare il merito di qualcuno più di altri. Ci proverei schierando la formazione titolare ma cadrei in mancanze gravi, specie perché le riserve del boemo sono importanti quanto chi scende in campo con maggiore continuità.
Risulta difficile citare anche coloro che abbiano raggiunto traguardi specifici individuali, tanti sono coloro riusciti in ciò: il capocannoniere Immobile, più grande goleador del club in un solo campionato con 28 centri; tutto l’attacco, comprendente il talento purissimo di Insigne e l’immenso capitan Sansovini, autore di 89 gol stagionali con una partita ancora da giocare; la mente Verratti, prima convocazione in nazionale maggiore del club. Ma faremmo un torto alla difesa, che con Zeman deve sempre faticare alla morte, e all’ottimo portiere Anania. Faremmo torti a tutti i non citati, a partire dalla quantità in mezzo al campo di Cascione fino alle riserve di lusso Nielsen e Caprari.
Ci siamo lasciati andare e qualche nome ci sarà scappato, ma le emozioni regalate da questa squadra sono state le più belle della storia della serie B. Il calcio è tornato a regalarci la gioia di parlare di Zemanlandia. Non ci sarà calcioscommesse che tenga, perché questi ragazzi la serie A se la sono sudata fino in fondo. E allora adesso vige la speranza di non veder depredato il pacchetto tecnico, di tenere tutti e di remare verso traguardi sempre più gloriosi. Le basi sono forti, capacità e competenza anche. L’Abruzzo si stringe intorno a due colori e, dopo il 2009, recita la parte di protagonista per qualcosa di bellissimo, che non faccia dimenticare le sue croci, ma dimostri all’Italia di essere Forte e Gentile davanti alle difficoltà e davanti alle gioie.
MoYA
Foto: zimbio.com
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