Il ritorno di Rico Palmiro con il cesso

Il ritorno

A volte ritornano. Come me, che non aggiorno la mia rubrica da tempo perché non sempre si ha l’animo giusto per scrivere oppure la storia giusta da raccontare.

Ma a volte ritornano anche come Rico Palmiro, il mio britannicissimo padrone di casa, uomo dotato di un tale talento nel trovare ardite soluzioni ai problemi domestici da meritare una menzione.

Rico Palmiro, di padre campano e mamma toscana, non spiccica una parola di italiano ed ha un accento così cockney che più che capirlo, quando parla, io vado ad intuito ed immaginazione. 

Ci conosciamo da oltre 10 anni ed è stato chiaro sin da subito quale fosse la sua caratteristica principale: Rico non vuole spendere. 

In realtà, non si può dire che Rico sia tirchio: devo ammettere che, dopo estenuanti trattative, ha sempre ceduto alle mie richieste, comprando arredi nuovi per sostituire quelli presenti nell’appartamento. 

Il problema è che, di italiano, Rico ha ereditato dai genitori solo una cosa: l’intrinseco e tutto italico sospetto di venire fregato dal suo prossimo. Così, per qualsiasi spesa, occorre dare a Rico il tempo di effettuare un’accurata analisi di mercato: quando abbiamo cambiato il divano, per dire, ha impiegato circa un mese a fare confronti e verifiche sul prezzo e sul prodotto e, alla fine, rassicurato sulla bontà dell’acquisto, ha pagato.

Il problema si pone quando un guasto richiede stretti tempi di intervento.

Qualche anno fa, ad esempio, si ruppe il trita-rifiuti del lavandino; in quella circostanza scoprii che, se il trita-rifiuti non funziona, l’acqua non drena o lo fa con una lentezza estenuante. In pratica, se si rompe quell’aggeggio il lavandino diventa inutilizzabile. 

All’epoca, Rico Palmiro non aveva un idraulico di fiducia e mi chiese di attendere 6 giorni per riparare il guasto. Quando gli feci notare che il lavandino della cucina è un elemento fondamentale nella vita quotidiana, mi rispose “ma hai la lavapiatti”, dimostrando la sua scarsissima dimestichezza con l’arte culinaria e la vita domestica in genere. Poi, compreso che non è solo per lavare i piatti che serve il lavandino in cucina, trovò una soluzione alternativa:

“Hai una bacinella?” mi chiese.

“Sì, perché?” risposi, senza comprendere il nesso con il problema.

“Allora vengo, tolgo il trita-rifiuti, l’acqua scola nella bacinella e tu la svuoti in bagno quando serve.”

“Scherzi?” dissi io, che in gergo britannico, in quel caso, significava “Ma vedi di annartene aff….”

“Solo per qualche giorno…” replicò lui, poco convinto. 

Il giorno dopo era a casa mia con l’idraulico.

Pensavo che con questo avessimo chiarito che ci sono questioni che possono attendere ed altre urgenti. Ed invece Rico, dimostrando una costanza di carattere quasi ammirevole, lo ha rifatto: altro guasto, altra attesa. Ma questa volta non è un lavandino ad essersi rotto: è il water.

Quando gli ho scritto per informarlo del guasto, non ho ritenuto necessario specificare che, in una casa con un solo bagno, la riparazione era urgentissimissima: aplomb quanto vuoi, ma anche per un britannico questa è una situazione non procrastinabile.

Come da prassi, Rico mi ha subito telefonato, si è fatto spiegare dettagliatamente quale fosse il problema del water, si è convinto che serviva un idraulico e mi ha salutato dicendo che lo avrebbe chiamato subito. Ed è scomparso.

Dopo due ore, che in alcune circostanze sono molto lunghe, gli ho scritto per sapere quando sarebbe arrivato l’idraulico. 

Rico Palmiro mi ha telefonato e questo è sempre un pessimo segno. Perché devo dare atto a Rico che, sebbene cerchi costantemente di evitare ogni spesa, non è uno che si sia mai sottratto al confronto anzi, lui ti affronta anche quando deve dirti una cosa assurda tipo:

Well…” e quando un britannico inizia con “well” ti devi preoccupare, “ho chiamato il mio idraulico ma è in vacanza. Però torna lunedì.”

“Embè?” gli dico in britannico.

Well…” continua lui.

“Rico, tu lo sai che oggi è venerdì, vero?”

I know…” mi dice lui con l’aria come a dire “ci vuole pazienza in questa vita”.

“Rico, come pensi che possiamo stare in questa casa, 3 giorni, senza usare il water?” 

I know…” ripete lui.

You know what? Cos’è che sai? Siamo a Londra, mica nel deserto, chiama un altro idraulico!”

“Ma ho paura a chiamarne un altro perché non conosce il palazzo!” mi dice quasi più disperato di me. 

“Rico, serve un idraulico che ripari un cesso, non un archistar!” 

“Lo so,” ripete per l’ennesima volta, “ma non preoccuparti: ho chiamato i portieri del palazzo e c’è un bagno a piano terra. Potete utilizzare quello.”

Per un attimo ho vacillato, incerta su quello che avevo sentito e dubbiosa sulla mia interpretazione dell’inglese di Rico.

Ammi, che mi stava accanto, non ha invece avuto alcun tentennamento, ha afferrato il telefono ed ha iniziato a sbraitare così tanto e così forte che, nel giro di due ore, Rico si è materializzato a casa nostra con un idraulico. Il water è stato riparato.

Da allora, Ammi odia Rico Palmiro e continua a ripetere “non voglio parlargli mai più.”

Da allora, io nutro una silenziosa ma profonda ammirazione per Rico: solo un uomo dotato di una fantasia ed un coraggio superiori alla media poteva propormi di restare senza bagno e fare su e giù, per tre giorni, per 16 piani, alla bisogna. Letteralmente. 

Ed ora, quasi con ansia, aspetto che in casa si rompa qualcos’altro per scoprire quali assurde e creative soluzioni Rico Palmiro saprà immaginare.

Foto di Alexa da Pixabay

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