Il romanticismo del primo album di Christopher Cross

il romanticismo

Esistono opere prime, nella carriera di un artista, la cui bellezza e impeccabilità spesso le rendono irripetibili. E’ il caso del primo album di Christopher Cross del 1979, famoso anche per la sua copertina con sfondo verde e, al centro, il fenicottero rosa.

Classe 1951, all’anagrafe Christopher Charles Geppert, californiano di Sant’Antonio, ha iniziato suonando in una cover-band della sua città chiamata Flash, prima di ottenere nel 1978 il contratto con la Warner Bros. Per le sue doti vocali e per la bravura chitarristica viene notato dagli addetti ai lavori, che gli propongono di suonare con Donald Fagen e Walter Becker (i leader degli Steely Dan), ma Christopher Cross declina l’invito. Tra le altre sue esperienze significative ricordiamo anche l’aver sostituito Richie Blackmore durante un concerto dei Deep Purple del 1970,  per motivi di salute di quest’ultimo.

Il primo album di Christopher Cross, datato 1979, del quale vi parleremo oggi, è un ottimo esempio di soft-rock raffinato, di easy listening di gran pregio, musica melodica, vellutata ma mai leziosa, un romanticismo che non diventa mai stucchevole. Questo stile venne impropriamente definito da certa critica “Yacht Rock”, denominazione che venne anche affibbiata a gruppi e artisti come i Doobie Brothers, Kenny Loggins e Michael McDonald, tanto per fare alcuni esempi. Ma nonostante si tratti di pop-rock leggero, di sostanza ce n’è anche, grazie all’apporto di un cast stellare di musicisti che annovera Michael Omartian, Jay Graydon (che è stato presente anche nei dischi di Al Jarreau, George Benson, Earth Wind & Fire e Alan Sorrenti), Larry Carlton, Lenny Castro, Victor Feldman, Chuck Findley, Michael McDonald e J.D.Souther (già collaboratore per gli Eagles), tra gli altri.

Basta lasciarsi deliziare da brani come “Spinning”, in duetto con Valerie Carter, oppure “Ride Like The Wind”, arricchita da una strumentazione da brivido con tanto di fiati e orchestra di grande raffinatezza e il controcanto di Michael McDonald (presente anche in “I Really Don’t Know Anymore”), per rendersi conto dello spessore di questo disco. Non possono non essere menzionati il classicone “Sailing”, con i suoi archi e quell’intro sognante che ispirerà Marco Ferradini per la sua celebre “Teorema”, oppure tracce di gran classe e indimenticabili come “Never Be The Same”, “Poor Shirley” e “The Light Is On”, che si fanno apprezzare per le doti interpretative di Christopher Cross e arrangiamenti superlativi.

La voce del cantautore californiano racconta storie di vita quotidiana con toni caldi, pacati, spesso anche sussurrati, mentre musicalmente il lavoro ci offre un pop di alto livello e di classe con elementi di soft-funk, rock leggerissimo e vaghi accenni jazz, blues e bossanova. L’album diventerà uno dei dischi più influenti per la easy listening della fine degli anni ‘70 / primi anni ‘80, oltre a vincere i Grammy Awards nelle categorie “Album dell’anno”, “Canzone dell’Anno” e “Miglior Artista Esordiente”. Riceverà anche ben 5 certificazioni platino negli USA e oro in paesi come Germania, Spagna, Olanda e Nuova Zelanda, oltre che debuttare alla sesta posizione nella classifica Billboard americana.

Se cercate un disco che possa darvi relax dopo una dura giornata lavorativa, oppure qualcosa che vi faccia sognare o accenda il lato romantico che c’è in voi, l’omonimo di Christopher Cross può proprio fare al caso vostro, la migliore colonna sonora per una cena o una serata a lume di candela.

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