Per rooming-in si intende la permanenza di madre e neonato nella stessa stanza con inizio a partire dal momento in cui la madre risulta in grado di rispondere dopo il parto alle richieste del suo bambino. Il periodo in questione deve essere l’arco di tempo più lungo possibile nelle 24 ore ad eccezione del tempo strettamente necessario per le procedure assistenziali. E’ indispensabile che la madre venga sostenuta e guidata dal personale ostetrico e infermieristico nella presa in carico del bambino, specie nei casi in cui le condizioni personali e cliniche materne e del neonato non permettano una precoce gestione autonoma di quest’ultimo. Nel rooming-in si possono includere anche il padre ed altri membri della famiglia (specialmente se le stanze sono ad un letto solo e sufficientemente confortevole). Così, quando la madre non è disponibile, il padre od un altro familiare possono prendersi cura del neonato. Mamma e bambino nel periodo intercorrente fra nascita e dimissione dall’ospedale vanno separati quanto meno possibile. Il Nido va mantenuto come servizio complementare per le situazioni di reale bisogno e per rispondere ad eventuali temporanee richieste delle madri che desiderano o devono delegare al personale la cura diretta del proprio figlio. Il rooming-in viene suggerito come modello organizzativo valido a promuovere l’allattamento al seno in quanto sono favorite le poppate al seno a richiesta; inoltre rappresenta un utile periodo di conoscenza fra madre e neonato. Inoltre serve per l’addestramento della madre nella gestione del bambino nell’affrontare e superare le difficoltà dei primi giorni (rifiuto di succhiare, pianto, ritmi di poppata frequenti, ecc…). Infatti si può contare sulla capacità materna di rilevare precocemente nel neonato le manifestazioni di comuni disturbi dell’adattamento neonatale. Lunghi anni di ricerche sugli effetti della pratica del rooming-in hanno confermato l’importanza del contatto prolungato tra genitori e bambino dopo il parto. Le madri che avevano fatto tale esperienza sono risultate facilitate nell’allattamento al seno e più fiduciose e tranquille nell’accudire il proprio bambino una volta a casa. I vantaggi del rooming–in sono principalmente due: l’allattamento al seno, ma soprattutto il rafforzamento del rapporto mamma – bambino. A stretto contatto sin dalle prime ore di vita del neonato, infatti, i due hanno modo di conoscersi tranquillizzando la mamma e aiutandola ad acquisire sicurezza nel suo nuovo ruolo e infondendo benessere nel piccolo. Pare, poi, che il contatto fisico, pelle a pelle, tra la neo-mamma e il neonato avrebbe effetti rilassanti su quest’ultimo che riceverebbe anche gli anticorpi necessari per aumentare le sue difese immunitarie. Anche dal punto di vista del papà, i benefici sarebbero innumerevoli e immediati dal momento che permetterebbe loro di riconoscere immediatamente il nuovo arrivato come membro della famiglia assumendosi sin da subito le proprie responsabilità nei suoi confronti e verso quelli della moglie/compagna.
Angela Ricci
Foto: unionhospital.org
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