È terminato il viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti. Il viaggio ha avuto luogo esattamente 800 anni dopo quello di San Francesco che nel 1219 volle recarsi in Terra Santa per incontrare il sultano Malik al-Kamil discendente del grande Saladino.
In quegli anni era in corso la V crociata e i cristiani erano asserragliati in prossimità di Damietta, città costiera situata sul delta del Nilo e poco distante dal Sinai. Il santo si imbarcò il 24 giugno 1219 da Ancona insieme a una ristretta schiera di seguaci. Giunto a Damietta chiese al legato pontificio Pelagio di poter superare la “terra di nessuno” che divideva l’accampamento cristiano da quello musulmano.
Lo scopo di Francesco era quello di far convertire al cristianesimo il sultano facendo in tal modo cessare le ostilità. Ricevuto con cortesia, Francesco ebbe un lungo colloquio col sultano, ma il suo tentativo di convertirlo non riuscì. Successivamente emersero forti contrasti nelle fila crociate, in particolare tra italiani e francesi, e ciò contribuì al fallimento della crociata. Ma il vero motivo del fallimento fu l’intransigenza di Pelagio che non accettò di trattare con Malik al-Kamil.
Papa Francesco, il primo papa a portare il nome del grande santo è anche il primo papa della storia che si è recato nella penisola araba. Il 4 e 5 febbraio è stato ad Abu Dabhi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, dove ha incontrato Ahmed Muhammad al-Tayeb grande Imam di Al Azhar, titolo religioso più prestigioso del mondo islamico sunnita.
L’evento ha avuto una rilevanza enorme in un momento in cui, nel mondo, la propaganda che fomenta paura e divisioni non si è affatto sopita e ancora sono in molti a parlare di scontri tra culture e religioni.
Nei loro discorsi diretti e pragmatici il grande imam e il papa hanno sottolineato l’importanza del dialogo e la necessità di rafforzare i ponti tra le due religioni.
Particolarmente dense di significato le parole di Papa Francesco che nell’incontro interreligioso sulla “fratellanza umana” ha affermato che alle religioni “forse come mai in passato, spetta, in questo delicato frangente storico, un compito non più rimandabile: contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo”.
Questa frase appare tanto più forte e necessaria in quanto pronunciata in un momento in cui i leader delle grandi potenze militari del pianeta dichiarano sospeso il trattato di proliferazione delle armi nucleari e il mondo si appresta a vivere nuovi scenari da guerra fredda. La crisi del Venezuela è emblematica a riguardo.
Ma torniamo alla storia, quella con la s maiuscola, per parlare di un altro grande personaggio, Federico II di Svevia. Nel 1214 papa Innocenzo III aveva organizzato la battaglia di Bouvines, nel nord della Francia, in vista della sua incoronazione a Imperatore del Sacro Romano Impero. Fu il primo grande conflitto internazionale tra coalizioni di eserciti nazionali in Europa.
Nel 1228, pochi anni dopo San Francesco, Federico intraprese la VI crociata e grazie alla sua abilità diplomatica riuscì a stipulare un trattato di pace decennale col sultano Malik al-Kamil grazie al quale Gerusalemme, Betlemme e Nazareth tornarono sotto il possesso dei crociati.
La VI crociata fu l’unica senza spargimento di sangue e l’imperatore poté cingere la corona di Re di Gerusalemme. Tuttavia Federico era stato scomunicato da Papa Gregorio IX. Incurante della scomunica, aveva deciso di partire lo stesso e la sua decisione fu una vera e propria insubordinazione, chiaro atto politico per affermare la sua autonomia dal potere papale.
La VI crociata sarebbe passata alla storia come la crociata degli scomunicati e la propaganda papale fece di tutto per screditare la figura dell’imperatore che negli anni a venire fu accusato di essere musulmano e anticristo. Cosa spudoratamente falsa e oggi molti storici concordano sul fatto che lo Stupor Mundi fosse un autentico cristiano. Rientrato dalla Terra Santa nella sua residenza di Foggia, da lui eletta capitale imperiale, nella chiesa maggiore della città fece realizzare una cripta – sua personale cappella palatina – a immagine e somiglianza del Cenacolo di Gerusalemme.
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