Oggi la Chiesa celebra la festa più importante dopo quella di Pasqua: la Pentecoste, giorno in cui è nata la Chiesa, la comunità dei credenti alla quale apparteniamo in virtù del Battesimo. Celebriamo con gioia il grande giorno della Chiesa ed oggi come allora predisponiamo i cuori per accogliere il dono dello Spirito Santo, la cui effusione ci riempie di vita e di entusiasmo: questo è il vero motivo della festa! Oggi il Risorto ritorna al Padre e fedele alla sua promessa non ci lascia orfani; Egli, infatti, ci invia dal cielo il Consolatore cioè, il respiro di Dio, la vita divina che a partire dal giorno del nostro Battesimo, non si è mai spenta. Infatti, la comunità dei credenti vive nel tempo e nella storia grazie alla forza dello Spirito Santo, e operando nelle pieghe della società, custodisce la sua eterna giovinezza che difende con tenacia dagli attacchi del maligno.
Il breve passo evangelico di questa domenica di Pentecoste ci consegna una parola di grande consolazione: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16). La promessa è rivolta a noi che non abbiamo avuto la gioia di poter toccare o vedere Gesù di persona; la nostra fede, al contrario, sarebbe certamente ben più solida. Come i discepoli, a volte pure noi abbiamo l’impressione che Dio ci abbandoni. Ma Gesù comprende tale stato d’animo, e con profonda umanità promette che il tempo che la Chiesa vivrà dopo la sua Risurrezione non sarà vuoto, né caratterizzato da nostalgia: “Non vi lascerò orfani”, Egli ci ripete, annunciando la venuta di un “altro Paraclito”. Paraclito è un termine di origine greca ed indica “colui che è chiamato a stare vicino a qualcuno”; il corrispettivo latino è “advocatus”, in italiano “avvocato” cioè, colui che ci sta vicino. Infatti, ci rivolgiamo all’avvocato perchè ci assista, ci sostenga nelle controversie e nella difesa dei nostri diritti.
Gesù, però, precisa che ci manderà “un altro” Paraclito, diremmo un “secondo” Paraclito, dopo il primo che è stato ed è Gesù in persona. È davvero singolare che Gesù insista sulla sua vicinanza ai discepoli, usando espressioni come: “verrò da voi; mi vedrete; voi sarete in me, io sarò in voi”. E ciò può accadere solo grazie allo Spirito Santo che è anche Spirito della verità. Il linguaggio di Gesù nella Sacra Scrittura, infatti, è performativo: Gesù cioè, dice ciò che fa e fa ciò che dice. E ciò accade veramente perchè Lui è la Verità. La promessa di avere a fianco a noi un consolatore non deve colmare i nostri vuoti psicologici ma deve convincerci sempre più che il tempo non è vuoto e che è pieno della presenza di Gesù. Da questa visuale, perciò, scaturisce una dimensione positiva del tempo che viviamo: il tempo della Chiesa e dei credenti non conosce negatività o pessimismi.
Troppe volte, infatti, prevale in noi questa lettura negativa della nostra epoca. La certezza che lo Spirito accompagna i giorni dell’esistenza umana, che guida il tempo e la storia, che è presso di noi e in noi, deve liberarci dalla tristezza di questo tempo che passa. Lo Spirito di Dio dimora in noi e “il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo” ci ricorda Paolo. Il luogo della presenza di Dio è la nostra interiorità, cioè la nostra coscienza. Attraverso di essa possiamo conoscere ciò che è bene e ciò che è male per noi e ad essa facciamo riferimento per compiere le scelte decisive della vita; infine, è nell’intimo della coscienza che avvertiamo il peso del male o la gioia del bene. Compiere le scelte secondo coscienza è il modo migliore per ascoltare ed essere consigliati dalla voce dello Spirito; capiamo, quindi, perché nessuno di noi deve essere costretto ad agire contro la propria coscienza.
Solo lo Spirito – come attesta Gesù in un altro passo del Vangelo – può farci vivere in modo creativo le situazioni della nostra storia, solo lo Spirito può farci comprendere in modo sempre nuovo la loro profondità, la loro forza e bellezza: e la nostra esistenza sarà bella solo se i nostri giorni saranno illuminati dalla sua Parola (cfr Gv 16,5-14). “Egli vi ricorderà ogni cosa!” (cfr Gv14, 26) Nel linguaggio biblico il verbo “ricordare” indica non solo la memoria di un fatto passato, ma anche quella di un fatto presente: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (Gv 16,12-13). Tre sono i verbi che illustrano l’azione dello Spirito Santo: “guiderà” verso la verità intera, “dirà” tutto ciò che avrà udito, “annuncerà” ciò che sta per accadere.
Certamente Gesù ha fatto conoscere ai discepoli tutto ciò che ha udito dal Padre (Gv 15,15), ma perché questi ne abbiano una comprensione profonda occorre l’azione dello Spirito (Gv 14,25-26). Lo Spirito, dunque, non annuncerà parole nuove, ma aiuterà la Chiesa a comprendere in modo pieno il messaggio di Gesù. Egli è il solo capace di illuminare le situazioni della nostra vita e di orientarle sempre verso il bene. Perciò, sarà lo Spirito che suggerirà alla Chiesa di oggi e di domani la risposta di Dio ai nuovi problemi dell’umanità. Preghiamo perché la Parola di Dio penetri nei nostri cuori, trasformi la nostra vita e ci renda testimoni del Crocifisso Risorto nelle comunità cristiane ove ci troviamo e in quegli ambienti della vita sociale ove ognuno opera secondo la vocazione ricevuta.
di Fra’ Frisina
foto: ansa.it
Scrivi