Il Pd si è aggiudicato una vittoria schiacciante alle elezioni europee (oltre il 40%), staccandosi notevolmente dal Movimento 5 Stelle, che sul network sbandierava fieramente lo slogan “Vinciamonoi”.
A vincere è stato soprattutto l’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi, la cui nomina a Capo del governo senza passare dalle elezioni, aveva fatto storcere il naso ai suoi detrattori.
Ebbene oggi Renzi gongola e può vantarsi di aver condotto il suo partito ai record storici, più di Berlinguer. Stessi risultati si erano avuto con la DC di De Gasperi nel 1948 con il 48%, ma in realtà si trattava di un tatticismo necessario ad evitare l’avanzata socialcomunista di Togliatti e Nenni, troppo legati all’Unione Sovietica. La Dc riuscì nell’impresa anche nel 1958 con Fanfani, che riportò un secco 42%, dopo una svolta decisa del partito a destra, poi vanificata dalla scelta di cinque anni dopo e la nascita del centrosinistra.
Precisiamo tuttavia, per dovere di cronaca, che la politica di Berlinguer era chiara: era una politica di sinistra aperta al compromesso storico.
Quella di Renzi, anch’essa chiara, è aperta a compromessi di natura diversa.
Cosa ha portato il Pd alla vittoria? Innanzitutto precisiamo che meno del 60% degli aventi diritto al voto, è andato alle urne e, secondo i sondaggi, la scelta degli elettori è caduta sul meno peggio, circostanza che a dire il vero si ripete. In secondo luogo, il duetto Grillo/Casaleggio ha forzato talmente la mano che nonostante i risultati, il M5s non è riuscito a convincere del tutto gli italiani.
Rovinosa la caduta di Pdl e Ncd, così come sorprendente è stata l’ascesa della lista Tsipras, nonostante l’offuscamento dei media.
Che la lista del leader greco sia riuscita a posizionarsi in testa al paese ellenico e a superare l’assurda soglia dello sbarramento in Italia, lascerebbe presagire a un cambio di rotta assai propizio per la sinistra, un vero termometro sociale da prendere in seria considerazione, soprattutto per la sua campagna contro i diktat finanziari dell’Europa Unita.
Ma chi è Renzi agli occhi degli italiani?
Molti lo paragonano al nuovo Berlusconi, dal quale ha ripreso la loquela facile e il gusto per lo zoom, così come le pause studiate e lo stile da venditore urlante tanto caro ad una società, che come la nostra, è oramai abituata alle cose strillate spesso in barba ai contenuti.
Renzi insomma parla come Berlusconi e per tali motivi ha catalizzato i voti di una grossa fetta di pidiellini, che hanno rinnegato il loro guru a seguito delle tristi vicende personali e giudiziarie.
Essi, hanno preferito voltare le spalle all’angelo ribelle Alfano e votare Renzi , per una serie di ragioni che vanno dal senso di dignità, al non voler infierire ulteriormente sul Cavaliere votando l’ex delfino, finanche perché in lui vendono effettivamente il degno prosecutore delle politiche imprenditoriali del loro vecchio leader.
Renzi appare “moderno”, così moderno da rasentare l’avanguardia, sopratutto quando afferma di poter riformare il mondo del lavoro senza passare per i sindacati.
A conti fatti tuttavia, sembrerebbe che la vittoria di Renzi sia più una vittoria della destra che della sinistra. Non dimentichiamo del resto che l’ex sindaco di Firenze proviene da una decisa militanza nell’associazionismo cattolico e Democrazia Cristiana.
Ora dobbiamo solo aspettare che applichi le sue politiche (di destra): dalla sburocratizzazione alla liberalizzazione della vita economica, fino alla riforma del mercato del lavoro, avendo come cavallo di battaglia, il tema tanto caro alla classe dirigente, ovvero flessibilità e precariato, inclusa la cancellazione progressiva dei contratti nazionali e la loro sostituzione con contratti a livello aziendale.
” Vabbè bisognerà essere clementi -replicano i sostenitori – del resto ci ha regalato 80 euro in busta paga e di questi tempi non è cosa da poco”.
Sta di fatto che i cittadini si aspettano che Renzi conduca il paese verso l’avanzamento economico, credono in lui e nel suo programma, c’è dunque da augurarsi che adesso non tradisca l’elettorato piegandosi alle assurde imposizioni del mercato europeo.
di Simona Mazza
foto: intelligonews.it
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