Impopolare visione di una tragedia: mi piace la posizione di Cacciari

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Le cause, i perché, i percome, i retroscena, della Tragedia della Costa Concordia li potete leggere dove volete, ci sono mille ricostruzioni, interviste, video, Vespa, esperti, dilettanti, Schettino, moldava, vino, computer grafica, telefonate, Costa, chisapeva, ritardi, inchino, ottimo e abbondante.

C’era qualcosa che mi disturbava in queste ore, troppo facile la “TAC” realizzata dai media: in 2 ore si è saputo tutto, imputati, processo, sentenza. La facile contrapposizione tra Bene e Male.

A me le cose facili non piacciono, mi piacciono quelle semplici, e non è la stessa cosa.

Allora voglio partire da Massimo Cacciari che attribuisce la responsabilità della tragedia della nave Costa Concordia principalmente alla compagnia che ha messo insieme un equipaggio che è “un’accozzaglia di persone a caso” (per risparmiare).

Secondo il filosofo poi,  la richiesta avanzata dal capitano De Falco era semplicemente assurda perché “risalire a bordo e contare quanti fossero i passeggeri e addirittura distinguerli per categoria, giovani, vecchi, equipaggio, eccetera, di notte e con la nave mezza affondata, era una richiesta del tutto insensata”.

Una posizione netta , semplice, ma per nulla facile, quindi mi piace.

Perché non è facile dire, quando tutti dicono il contrario, che è maturato tutto poco alla volta, che probabilmente la Costa aveva armato quella nave (come forse altre, penso io)  un po’ “alla buona”, con equipaggi inetti e per semplice calcolo economico.

Perché non è facile dire che “l’inchino” è una pratica diffusa (sempre per calcolo, per esigenze di marketing).

Non lo è dire, mentre tutti lo celebrano, che De Falco ha detto qualcosa di insensato.

La frustrazione nella voce del finanziere è la nostra. Con quel “torni subito a bordo!” forse  non si rivolgeva a Schettino, forse avrebbe solo voluto portare indietro le lancette e fargli fare scelte diverse … o  mettersi al suo posto.

Ma non poteva.

Cacciari afferma che fosse bene imprigionarlo, Schettino, ma che rimetterlo sulla nave non avesse senso.

Sono d’accordo con lui, perché il comandante si era dimostrato non solo inutile, ma anche dannoso. Cosa avrebbe fatto, se fosse risalito a bordo?

Tra l’altro mi viene in mente -ma è un’ altra storia- che quando siamo sui nostri comodi divani, siamo bravissimi al Milionario, ma se fossimo davanti a Jerry Scotti? Francamente non lo so.

De Falco avrebbe saputo cosa fare, forse, è un militare e questo conta.

Mi ricordo di un film, “The Guardian”, in cui il protagonista, Costner, interpreta un veterano dell’aerosoccorso dei Coast Guard USA. La giovane recluta è invece un arrogante e potentissimo nuotatore che infrange tutti i record di recupero… in piscina.

Ma quando sei dentro una nave che sta colando a picco è tutt’altra cosa, gli dice il mentore. Il giovane scoprirà quanta verità ci sia in questa frase.

I militari sono persone abituate (soprattutto se sono stati in guerra) ad affrontare il pericolo, la responsabilità delle vite che comandano, hanno affinato la capacità, per alcuni innata, di mantenere il sangue freddo, hanno procedure, piani, sono razionali, sanno anche sacrificarsi e vorrei ci fosse sempre qualcuno di loro al comando, quando tutto va storto.

Ma non c era.

Non giustifico nessuno, credo anzi che il comandante Schettino vada processato e, spero, condannato.

Vorrei che lo seguissero anche l’armatore, gli altri ufficiali e tutti quelli che verranno trovati responsabili. Ma quel che è difficile è andare oltre e  accettare che questa , come centinaia di altre, è una tragedia nata dalle scelte di tutti i giorni, che dietro non c’è il Male, la Macchinazione più estrema, il Complotto,  ci sono cose semplici come la spettacolarità di un paesaggio costiero, uno scoglio , un errore, il danaro, il buio, la paura. Ci sono dietro persone normali, abili e coraggiose come il nostro compagno di banco delle medie, non di più.

Verranno decorati, come chi è rientrato a bordo per aiutare il prossimo e non è più uscito, o imprigionati. Ma non resteranno, spero, le speculazioni di chi cerca risposte facili. Semplicemente rimane un mare di dolore e il silenzio che si deve a chi non tornerà.

Luca Munaretto

foto: newsandtricks.com

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