In equilibrio tra Oriente e Occidente. Ritratto di Attilia Kiyoko Cernitori

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«Devi seguire la tua passione. Anche se gli altri dicono che è impossibile». Questo il motto di Attilia Kiyoko Cernitori, per gli amici Tilly, violoncellista, compositrice e direttrice d’orchestra toscana.

Nata a Roma da madre giapponese e padre fiorentino, nel suo essere musicista e nella vita quotidiana fonde in perfetto equilibrio Oriente e Occidente. Ha cominciato a studiare musica a 6 anni, giocando con una diamonica, quello strumento a fiato dotato di tastiera che un po’ tutti abbiamo avuto tra le mani, da bambini. Ma non con gli stessi risultati di Attilia: scoperto il suo grande talento per la musica, passò al flauto dolce, diplomandosi a soli 15 anni con il massimo dei voti e la lode. Parallelamente, a 9, intraprese lo studio del violoncello, in cui si è diplomata summa cum laude e con cui ha vinto più di 30 primi premi assoluti in concorsi nazionali e internazionali, tra cui il Valentino Bucchi a Roma, il premio della Yamaha Music Foundation of Europe e il Grand Prix al Torneo Internazionale di Musica (TIM). La sua eccezionale bravura l’ha portata a calcare palcoscenici importanti: la Carnegie Hall a New York, La Fenice di Venezia, il Parco della Musica a Roma, il Mozarteum a Salisburgo, il Musikverein di Vienna.

Ma il suo sogno d’infanzia era la direzione d’orchestra: la piccola Tilly decise che quella sarebbe stata la sua strada dopo aver ascoltato un concerto al Maggio Musicale Fiorentino. In programma c’era uno dei capisaldi del repertorio violoncellistico con orchestra, l’op. 104 di Antonin Dvorak: lei però ebbe occhi solo per il direttore. Per una donna, qualche anno fa, non era facile: solo in tempi recenti il podio ha lasciato sempre più spazio alle signore, buttando giù dal palco il preconcetto che la direzione d’orchestra fosse esclusivo appannaggio degli uomini.

Attilia racconta che da bambina, mentre era in cucina con sua madre, le confidò il suo sogno. La sua risposta la raggelò: «Impossibile, le donne non dirigono. Hai il violoncello, se vuoi far musica». E prosegue: «Quella sera, nella mia cameretta, delusa e piena di rabbia, spezzai le bacchette che usavo di nascosto per esercitarmi. Anni dopo, a Vienna, andai a un concerto e scoprii che il direttore era una donna: uscii dal teatro ardente di gioia e di entusiasmo, tanto da non sentire il freddo pungente. Avevo ritrovato la mia strada. Dalla mia storia ho imparato questa lezione: devi vivere la tua passione. Non lasciare che ti portino via i tuoi sogni». Nonostante le difficoltà, Attilia il suo sogno l’ha realizzato, conseguendo nel 2021 il Master in Direzione d’Orchestra all’Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna, dove ha studiato anche composizione. Da allora ha diretto in sale importanti (Brahms Saal del Musikverein di Vienna, Grosse Saal della Laeiszhalle di Amburgo, Teatro del Maggio Fiorentino, Auditorio de Tenerife Adán Martín, Teatro di Schönbrunn, Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze), a capo dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, della Fort Wayne Philharmonic (USA), della Wiener KammerOrchester e della Neue Philharmonie Hamburg. Il debutto che più ha nel cuore, però, è quello sul podio del Maggio, nell’ottobre 2023: nella sua città, alla guida dell’orchestra che la fece innamorare da bambina della musica, ha diretto Storia di Babar, l’elefantino, di F. Poulenc, nella versione orchestrata da Jean Françaix. Senza usare la bacchetta, con una gestualità elegante e misurata ha controllato con grazia la potenza dell’orchestra, riuscendo a ottenerne tutte le sfumature espressive dei diversi momenti della vita di Babar, dalla tenera ninna nanna iniziale alla gaia festa finale, passando per la tragedia dell’uccisione della mamma, la paura della fuga e la tranquillità raffinata della vita in città. L’equilibrata fusione tra le idee musicali della direttrice e l’orchestra ha reso alla perfezione l’eleganza e il nitore della musica di Poulenc. Emozione nell’emozione, un omaggio floreale inviatole dal direttore onorario dell’orchestra: il maestro Zubin Mehta, fonte inesauribile di ispirazione per lei.

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Il 2023 è stato decisamente un anno importante per la Cernitori: oltre alla vittoria nel Caneres International Competition di Vienna per la direzione d’orchestra ha ottenuto due primi premi come compositrice, al María Orán di Tenerife e al Manhattan International Music Competition di New York. Eppure, malgrado i successi nella scrittura e con la bacchetta, non ha mai abbandonato il suo violoncello. Di recente sono stati infatti pubblicati due suoi cd: il primo è dedicato a due Concerti doppi – quello di Gaetano Donizetti per violino e violoncello e quello del bulgaro Georgi Arnaoudov per due violoncelli (edito da NBU) -, il secondo, per la Dynamic, ai Quartetti per flauto e archi di Saverio Mercadante. Cd che vanno ad arricchire un curriculum denso, che annovera collaborazioni importanti e una registrazione coraggiosa: le celebri Suites per violoncello solo BWV 1007-1012, noti capolavori di J. S. Bach, presentate in questa incisione come opera della moglie Anna Magdalena Wilke, discendente anch’ella da una famiglia di lunga tradizione musicale, e cantante molto stimata. Con questa scelta l’artista ha voluto sottolineare le difficoltà che le donne hanno sempre incontrato nell’esprimere la propria creatività, a volte persino costrette a pubblicare musica sotto falso nome, aiutando al contempo la lotta contro la violenza: il ricavato della vendita del cd è infatti devoluto in beneficenza al centro fiorentino Artemisia, che ne assiste le vittime. La teoria che indica la Wilke come autrice delle 6 suites è a firma del professor Martin Jarvis – dell’università Charles Darwin in Australia, – che ha esposto i risultati della sua ricerca nel volume “Written by Mrs. Bach” (2011). Dal libro è stato tratto un documentario cui ha preso parte la stessa Cernitori nel 2014.

L’impegno sociale della musicista si riflette anche nell’attività di compositrice: il suo brano Ottavia, eseguito nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio e al Salone dei Cinquecento a Firenze, affronta ancora una volta la terribile tematica della violenza sulle donne: attraverso l’interazione di action painting, musica e parola – musiche di Cernitori e testo di Sandra Landi – , racconta la dolorosa storia di una ragazza degli anni ‘50, emotivamente dilaniata dalla brutale aggressione, lasciando un’impronta indelebile in chi ascolta.

Come compositrice lo stile della musicista è eclettico, congiungendo Oriente e Occidente, dando importanza alle voci quanto agli strumenti, utilizzandone anche di inconsueti, come le campane tibetane, che hanno frequenze benefiche per corpo e mente.

Consapevole di quanto le donne siano state escluse per secoli dalla storia della musica, Attilia continua a

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impegnarsi sul fronte della diffusione delle opere delle compositrici poco note, come Vilma von Webenau, allieva di Schönberg, di cui ha riscoperto delle partiture conservate nella Biblioteca Nazionale di Vienna: due Lieder per mezzosoprano e orchestra (Erinnerungen e Die Wetterfahne) e la Sinfonia per archi, che ha in seguito diretto al Teatro di Schönbrunn.

La sua grande passione per l’arte dei suoni la porta anche a essere una divulgatrice, per avvicinare il pubblico di oggi al repertorio colto: potrà stupire trovarla al microfono di Radio Città Aperta alla conduzione della sua trasmissione “Rivoluzione Classica”, nata dalla convinzione che la grande musica debba essere davvero per tutti, per «eliminare quella coltre impolverata che separa interpreti, compositori e compositrici dal pubblico». Non si può non essere d’accordo con lei. 

Foto copertina di Cynthia Venhen

Fonte foto 2 e 3 : profili social dell’artista —– akcernitori.com

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