A poco più di un mese dall’inizio del Giubileo indetto da Papa Francesco, a Roma, sull’altra sponda del Tevere, si sta assistendo ad una tragicomica commedia. Il sindaco Marino, incurante della linea politica avversa del proprio partito e le dimissioni dei diversi componenti della sua giunta, non molla. Ritira le proprie dimissioni e va avanti a testa bassa come un pugile suonato.
Quello che però più indigna i romani, ovviamente escluse quelle poche centinaia di seguaci del sindaco, è la totale indifferenza del primo cittadino sui veri problemi della capitale.
Inutile star qui ad elencare nuovamente tutte le carenze nei servizi della città, di cui abbiamo già scritto nei nostri precedenti articoli, ma dal comportamento e dalle esternazioni di Marino più che la reale volontà di gestire la complicata macchina amministrativa del Campidoglio, di cui il primo cittadino appare inconsapevole del fatto di non possederne le capacità di guida, si evince un messaggio di sfida nei confronti del proprio segretario di partito e il totale menefreghismo verso i cittadini di Roma.
L’infinita serie di figuracce fatte dal sindaco, che nessun regista comico avrebbe potuto ideare, si somma ad una sua grande mancanza di competenza politica. Per dipiù il primo cittadino della capitale sembra non rendersi conto che questa sua esperienza nell’istituzione capitolina sia ormai conclusa con il timbro posto dal suo partito. Questo è infantilismo politico.
Anche perché, ad accentuare il disagio dei romani, dalla Procura di Roma arriva la notizia che Ignazio Marino sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per la vicenda degli scontrini. Le ipotesi di reato sarebbero peculato e concorso in falso in atto pubblico.
Una colpa la sua che, sotto l’aspetto politico, può certamente condividere con i vertici del Partito Democratico. Perché quei dirigenti del partito che oggi prendono le distanze dal sindaco chirurgo sono gli stessi che in questi due anni di giunta targata Pd hanno sottovalutato i gravi problemi in cui Roma giace inerme.
Il partito di Renzi si dimostra ancora una volta lacerato al suo interno e non in grado di gestire una crisi politica non solo romana. Una evidente dimostrazione che il nuovo sistema di collocazione di individui non politici in ruoli chiave non paga.
La capitale d’Italia ha bisogno di un sindaco competente e di una giunta capace, formata da personalità di grande esperienza e non da professionisti con esperienza in altri settori.
Marino più che fare l’amministratore della capitale d’Italia, con i suoi progetti di pedonalizzazione dei Fori Imperiali sembra essere proiettato a rimanere nella storia come il sindaco del progresso ma purtroppo per lui verrà ricordato soltanto come il sindaco dell’incompetenza.
La nuova generazione di politici se davvero vuole marcare la differenza con le generazioni passate deve dimostrare di saper individuare per i posti di comando delle istituzioni pubbliche, politici capaci con competenze altissime nei settori in cui si va ad agire.
Il Campidoglio non è un ospedale.
di Enzo Di Stasio
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