La tesi in realtà già la sosteneva il grande Neuropsicologo russo A.R. Lurija nei suoi studi sul cervello durati decenni. Il lavoro dell’encefalo è olistico, globale ed è molto difficile rappresentare alcune zone cerebrali per cercare di spiegare, ad esempio, l’intelligenza umana.
Una ricerca che è stata pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas – Maggio 2013) mette in evidenza che i lobi frontali non hanno avuto l’imponente sviluppo che si immaginava rispetto alle altre strutture del cervello umano. Lo studio inglese e’ stato condotto da Robert Barton, della Durham University, e Chris Venditti, University of Reading (Inghilterra).
Secondo i due neuroscienziati ,autori dello studio, la dimensione dei lobi frontali non può spiegare in modo esclusivo le capacità cognitive superiori dell’uomo e pensano che aree più ‘primitive’, come il cervelletto, siano state ugualmente importanti per l’espansione del cervello umano. Dunque alcune delle capacita’ cognitive umane potrebbero essere svolte da reti del cervello più ampie, che collegano diverse aree.
La struttura di queste reti, più di qualsiasi altra regione del cervello, potrebbe dunque essere molto importante per le capacita’ cognitive.
La sede dell’intelligenza umana dovrebbe essere individuata in strutture cerebrali diverse dai lobi frontali, considerati fino ad adesso l’ unica sede dell’intelligenza umana.
Robert Barton sostiene:”Si pensava che l’espansione dei lobi frontali fosse stata particolarmente cruciale nello sviluppo del comportamento umano, in particolare per pensiero e linguaggio, e che i nostri lobi frontali sporgenti siano cio’ che ci rende veramente umani e dimostriamo, cosa importante, che questo non e’ vero: i lobi frontali umani hanno esattamente le dimensioni previste anche per un cervello non umano”.
I ricercatori hanno messo a confronto la dimensione dei lobi frontali degli esseri umani con quella di altre specie ed hanno osservato che i lobi frontali non si sono sviluppati maggiormente rispetto ad altre aree del cervello. Questo vuole dire che nel corso dell’evoluzione i lobi frontali non hanno subito il rapido sviluppo immaginato dal momento in cui l’uomo si è separato dagli scimpanzè.
Per alcuni di noi è forse è molto dura sapere che per alcuni versi non siamo lontani dalle scimmie?
Ma questo già, in parte si sapeva, ma non solo , infatti non siamo poi così «speciali», diversi neanche da una mosca, almeno nei componenti fondamentali.
Dr. Gherardo Tosi
Psicologo Psicoterapeuta
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Foto: liquidarea.com
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