Nell’incantevole palcoscenico del centrale del Foro italico, il n°1 del mondo coglie la quinta vittoria su altrettanti tornei disputati nel 2015. Una disarmante prova di forza, davanti alla quale pure un fenomeno come Roger Federer ha dovuto inchinarsi.
Il pronostico è stato rispettato. Novak Djokovic, numero 1 del mondo, nella finale stellare con il maestro Federer agguanta la sua quarta vittoria in carriera al Master di Roma, portando a 4 i tornei dei 1000 vinti nel 2015 (praticamente tutti, se si considera che a Madrid non s’è presentato). I numeri del serbo sono impressionanti: 22 partite vinte consecutivamente negli ultimi cinque mesi, 32esima finale di un 1000, 19esima vittoria contro il fenomeno svizzero. Dal canto suo Federer, nonostante l’ottimo tennis mostrato lungo tutto il torneo, nulla ha potuto di fronte alla robotica perfezione di Djokovic, ma l’aver raggiunto la finale su una superficie a lui esattamente non congeniale rimane comunque un ottimo risultato.
Nell’afoso pomeriggio romano, il centrale del foro italico accoglie i due campioni che tutti volevano vedere in finale. Djokovic, dopo un inizio stentato, nella semifinale contro Ferrer ha dimostrato di aver ritrovato la via maestra e una sicurezza che nelle prime partite sembrava essersi un po’ appannata. Federer, giunto a Roma inaspettatamente causa la prematura eliminazione a Madrid, al contrario, ha fatto sfoggio fin da subito di un invidiabile stato di forma, arrivando agevolmente in semifinale, dove la vittima sacrificale è stata il connazionale e amico Wawrinka.
Nel 2015 i due campioni si sono affrontati due volte, conseguendo una vittoria ciascuno: Roger nel master di Dubai, Novak a Indian Wells. La loro è la seconda rivalità più lunga dell’era open (dopo quella tra lo stesso Djokovic e Nadal), e Roma è il 39esimo capitolo di questa sfida infinita.
Trentanovesimo capitolo che inizia all’insegna dell’equilibrio. I primi game non offrono spunti degni di nota, sia Nole che Roger tengono agevolmente i propri turni di servizio. Federer adotta una tattica prudente, riduce al minimo le discese a rete e mantiene una buona percentuale al servizio. Djokovic dal canto suo gioca con la tranquillità di chi sa di essere superiore, inanellando anche qualche palla corta per la delizia del pubblico del centrale. Roger sembra comunque tenere bene il ritmo imposto dal serbo, che costringe spesso l’avversario a duri scambi da fondocampo.
E’ il nono game che inizia a cambiare le carte in tavola: sul servizio di Nole, Federer si porta sullo 0-30, che però viene vanificato da due aces consecutivi di Djokovic. Si va ai vantaggi, lo svizzero ha a disposizione la prima palla break dell’incontro, la quale però viene annullata da Nole dopo un durissimo scambio da fondocampo, che gli permette poi di tenere il turno di servizio. E’ la prima svolta della partita: nel game successivo, spinto dalla prova di forza appena sfoderata, Djokovic costringe lo svizzero ai vantaggi, strappandogli quindi il turno di servizio e portando a casa un primo set (6-4) equilibrato e neanche troppo spettacolare.
Federer sembra patire la disarmante sicurezza del serbo, che comincia il secondo set con un turno di battuta agevole. Sono 3 i game consecutivi vinti da Nole, Roger mostra i primi segnali di difficoltà, il pubblico trattiene il fiato. Il secondo game del set è forse il più bello della partita: Federer tenta di mantenersi aggrappato al match col servizio, sebbene appaia meno efficace rispetto al primo set.
Djokovic ha subito due palle break che però non riesce a sfruttare, complice anche un rovescio lungo linea dello svizzero da “circoletto rosso”, come direbbe il grande Rino Tommasi, che fa esplodere il centrale. Ma è un’impresa estemporanea, dato che il serbo mantiene la propria granitica tranquillità e strappa ancora il servizio a Roger. Diventano 4 i game consecutivi portati a casa dal numero 1 del mondo, ed è il primo vero segnale che ormai la partita è saldamente nelle sue mani.
Federer paga il filotto di vincenti dell’avversario, tenendo a stento i rimanenti turni di servizio, complice anche il drastico calo della percentuale di prime, scesa dal 72% del primo set a un poco rassicurante 31% del secondo. Djokovic non mostra cali di concentrazione, mantiene agevolmente il servizio, e chiude la partita con un 6-4/ 6-3 che certifica una superiorità netta, quasi offensiva nel proprio manifestarsi di fronte a quello da molti considerato il miglior giocatore di tutti i tempi.
Una settimana, quella degli internazionali d’Italia, conclusasi nel più scontato dei modi, con la vittoria del numero 1 del mondo, che si conferma l’uomo da battere. Appuntamento a Parigi tra sette giorni, per il secondo slam della stagione, quel Roland Garros che, considerata la superiorità mostrata in questa prima parte di stagione, solo il campione serbo può perdere. Federer permettendo, ovviamente.
di Matteo Rezza
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