Patrizia Calamia è nata a Roma. Pur essendo sempre stata un’appassionata di libri, approda alla scrittura solo nel 2013 quando pubblica Sodalizio mortale, una spy story sui servizi segreti Vaticani ai limiti fra la realtà e la fantasia. Nel 2014 è la volta di La galleria dei mille volti (Ed Gelmini) in cui si muove nel mondo del traffico di opere d’arte. Nel 2015 esce La killer senza nome, sempre pubblicato da Gelmini, la storia di una killer dell’est che ripercorre le tappe principali della storia d’Europa, dalla primavera di Praga ai giorni nostri.
L’abbiamo intervistata per inliberta.it, testata con la quale collabora.
Allora Patrizia, come è iniziata la tua passione per la scrittura e come è nato il tuo primo romanzo?
Diciamo che scrivere mi è sempre piaciuto, ma, anche se avevo fatto un paio di tentativi giovanili, non ero mai riuscita a finalizzare. Poi nel 2012 nasce l’idea di Sodalizio mortale, dallo scambio di mail con un caro amico che non vedevo da anni. Lui, in preda ad un forte stato depressivo, mi confessò di avere molto tempo libero, troppo, così gli proposti di scrivere un romanzo, visto che aveva già scritto in passato diversi saggi. In pochi giorni gli ho inviato la traccia di una spy story sui servizi segreti vaticani (il mio amico è nell’ambiente) a lui è piaciuta moltissimo ma mi disse che non sarebbe mai riuscito a scriverlo. A quel punto l’idea c’era e ho lanciato la sfida a me stessa. Proprio solo a me stessa, nel senso che ho scritto prevalentemente di sera: mettevo i bambini a letto, il compagno a calcetto e accendevo il pc senza dire a nessuno cosa stessi facendo. Undici mesi dopo era finito.
Ti abbiamo sentito dire: di mattina lavoro, di pomeriggio faccio la mamma, di sera ballo tango e di notte scrivo… Ce la fai?
Diciamo che non mi annoio! Confesso che ultimamente lavoro troppo e ballo poco, ma più o meno il ménage è quello. Sono una che divora il tempo e cerca di sfruttarlo al meglio. Dico sempre che il giorno che troveranno l’applicazione pratica del Ponte di Einstein-Rosen io mi candiderò per la sperimentazione umana! Di cosa si tratta? Su inliberta.it c’è un articolo scritto da me e uno nella sezione “Piccoli giornalisti crescono” sulle onde gravitazionali. Per spiegarlo in una frase dico solo che: ogni pausa pranzo se attraverso il tunnel “vale” cinque giorni, capito? Cinque giorni liberi!
Il primo romanzo era un self-publishing, mentre ora hai un editore. Come lo hai trovato?
A dire il vero è stato lui a trovare me, conosco Diego Gelmini da 20 anni, ma ignoravo che avesse una casa editrice. Un giorno ci siamo incontrati a Milano per un aperitivo e gli ho regalato il mio primo romanzo, visto che anche lui ne ha scritto uno diversi anni fa (Diamoci del Nord). Quello che avevo scritto gli è piaciuto molto e mi ha incoraggiato a continuare. L’anno dopo gli ho mandato il secondo romanzo in bozza per un parere spietato (e giuro che lo è sul serio). Attenzione io ancora non avevo capito che lui avesse una casa editrice (su certe cose sono un po’ bionda!), quando gli ho detto che avrei stampato anche questo secondo come self-publishing le sue parole sono state: “scusa che ce l’ho a fare una casa editrice se non pubblico i libri che meritano?”. Da quel giorno è il mio editore.
Molti scrittori quando costruiscono un personaggio si rifanno ad un amico, un collega, un attore. Come scegli i tuoi personaggi? C’è qualcosa di autobiografico nei tuoi romanzi?
Rispondo prima alla seconda domanda: nel mio primo romanzo, Sodalizio mortale, c’è molto di autobiografico, anche eventi insospettabili. Ci sono Roma e Parigi, città dove ho vissuto e lavorato. Ci sono luoghi che ho visitato e spettacoli che ho visto. Ci sono cose che faccio dire alla protagonista femminile che sono mie.
Poi con lo scorrere delle pagine e dei romanzi i personaggi si sono allontanati da me e dalla mia storia personale. Credo sia normale e accada ad ogni scrittore.
I personaggi invece hanno una caratteristica particolare: i protagonisti si scelgono il proprio nome, quando inizio un romanzo compilo prima di tutto l’elenco dei personaggi principali e fino a che non trovo il nome giusto, non riesco ad iniziare. Invece per i personaggi minori pesco da amici e colleghi, solitamente mescolando il nome di uno e il cognome di un altro, in modo da non scioccare nessuno, visto che spesso i miei personaggi si trovano in situazioni spinose.
Stai dicendo che uccidi amici e colleghi?
Confesso che in alcune circostanze l’ho fatto come sfogo: ad esempio nel prossimo romanzo alcuni colleghi se la passeranno male, però a mia discolpa posso dire che non erano molto collaborativi sul lavoro… e poi non sono italiani, quindi non leggeranno mai il romanzo in questione!
Hai anticipato la domanda successiva. Hai qualcosa in cantiere?
Si, fra pochissimo uscirà il quarto romanzo, Il labirinto di sangue, Ed. Gelmini Milano, un’avventura archeologica sul ritrovamento del labirinto di Cnosso. Il protagonista è un archeologo italiano che riesce a farsi finanziare una campagna di scavi per cercare il mitico nascondiglio del Minotauro sull’isola di Creta. La sua ipotesi si basa su una teoria sismologica (che ho studiato ed è sostenibile a detta di un amico geologo). Poi ci sarà una setta sanguinaria che organizza riti nel labirinto, rifacendosi agli antichi riti dell’età del bronzo (che ho studiato). Questo per dire che c’è un percorso di studio dietro la scrittura, percorso divertente e gratificante.
Poi, sempre quest’anno, ho scritto un giallo classico, utilizzando gli appunti di uno specialista del crimine. Un amico che lavora nella Polizia di Stato mi ha messo a disposizione appunti e riflessioni scritti quando era a capo della squadra omicidi di una grande città. Ho preso spunto dai suoi scritti avvalendomi della sua esperienza per scrivere questo giallo, tentando di lasciare il più possibile invariati i suoi contributi. Per essere chiari: io non ci sono mai stata sulla scena di un crimine, lui si e può descrivere ciò che si prova. Mi sento una privilegiata nell’aver avuto accesso a tali pensieri, ma il libro è ancora in cantiere.
In Italia ci dicono che ci siano molte persone che scrivono e poche che leggono. Un consiglio agli scrittori esordienti.
Io sono una scrittrice esordiente, date a me dei buoni consigli!
Gli scrittori veri… dicono che leggere ed essere umili sono delle buone abitudini.
di Enzo Di Stasio
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