Yuri Abietti, milanese d’adozione ma nato a Torino, classe 1971, da teen-ager fonda Edro, una delle prime fanzine italiane di giochi di ruolo e letteratura fantastica. Collabora poi con importanti riviste di computer, videogiochi e gdr. Nel 2010 pubblica la prima raccolta di racconti: L’ultimo incantesimo (dbooks.it). Nel 2011 vince il concorso Nel buio indetto da Altrisogni e D&N; nel 2013 è tra i dieci finalisti del Premio Crawford con il racconto horror Il quadro e vince il Premio Speciale Altrisogni. Nel 2014 Il quadro viene pubblicato nell’antologia Altrisogni presenta: Ore nere (dbooks.it).
Ha coltivato molti interessi e hobby, dai giochi di ruolo all’horror, dalle arti marziali al fantasy, fumetti, musica.
Canta nella band prog-rock Silver Key, scrive canzoni e, tra le altre cose, scrive racconti.
Lo abbiamo intervistato per inliberta.it
- La prima domanda per capire come muoverci: scrittore o musicista?
In realtà, non mi considero nessuna delle due cose. Più che uno scrittore diciamo che sono “uno che scrive” e più che musicista o cantante, diciamo che sono “uno che ama cantare”. Non ho mai optato per una “definizione” che possa descrivere le mie attività. A volte si incontrano storie che si raccontano meglio tramite dei versi poetici cantati su una struttura musicale, altre volte sembra più naturale la veste di racconto. Poi ci sono le volte in cui una storia sembra andar bene per entrambe le cose, un’ispirazione che permette di esplorare diversi aspetti dell’idea tramite metodi di espressione differenti.
- Giornalista, traduttore, creatore di siti web, grafico: come si articola la giornata di una persona che, diciamolo, di professione fa il creativo?
Al di là degli aspetti più prettamente “professionali”, come i lavori di web-design o di traduzione, gran parte dell’attività creativa, a mio parere, è passiva. Si tratta di leggere tante cose diverse, libri di narrativa, di saggistica o articoli online… Guardare film e serie televisive, filmati su Youtube, seguire le tendenze dei nuovi fenomeni letterari creati su internet, eccetera. È come se ci fosse un calderone da riempire di suggestioni provenienti dalle parti più disparate. Poi si accende il fuoco sotto, si mescolano tutti gli ingredienti e si attende di vedere se qualcosa di interessante e di nuovo salta fuori. Quando questo accade, quando qualcosa mi colpisce profondamente, allora mi metto a esplorare e a vedere se può trasformarsi in una nuova canzone, in un nuovo racconto o in qualcos’altro ancora.
Diciamo che non ti annoi…
- Parliamo prima dello scrittore. Perché l’horror?
Sono sempre stato affascinato dall’ombra delle cose perché ritengo che sia più rivelatrice della loro vera natura. Ciò che vediamo sul lato illuminato di noi stessi, del mondo, di una situazione, è ciò che vogliamo mostrare, ma quello che viene accumulato nel lato oscuro è ciò che abbiamo in qualche modo selezionato per l’autocensura. L’horror, come la fantascienza, è da sempre un genere che accoglie e proietta le paure collettive del periodo storico e della società in cui ci si trova. Penso ai grandi “mall” statunitensi che hanno distrutto le piccole imprese locali e alla paura del consumismo sfrenato che fanno da sfondo a “Zombi” di Romero, oppure alla crisi della middle-class americana e del mercato immobiliare che sono lo spunto di “Amityville Horror”. Oggi le grandi paure arrivano dalla rete e questo è un territorio relativamente nuovo e stimolante che mi piace esplorare. L’horror è un genere versatile che si mischia con tutti gli altri e dice qualcosa di noi in modo contemporaneamente profondo e divertente.
Ci proverò, giuro che ci proverò a ridere rileggendo i tuoi racconti horror…
- Cos’è Creepypasta? Ho assistito alla presentazione e mi ha colpito subito.
Come dicevo, le paure di oggi derivano dalle nuove tecnologie, dagli smartphone che portiamo in tasca o dai tablet che consultiamo sul divano, dal collegamento pervasivo a una rete globale che costituisce la nostra nuova coscienza collettiva. Le Creepypasta sono le leggende metropolitane dell’era moderna, le storie di paura che ci raccontiamo attorno a un falò da campeggio virtuale, storie che trascendono non solo i limiti temporali e geografici ma persino la loro stessa paternità, dato che non hanno un autore riconosciuto. Il fenomeno è nato su forum online, su siti come 4Chan, Reddit o Something Awful e si è sparso a macchia d’olio fino a raggiungere il lato più mainstream e “innocuo” di internet, come i social media o Youtube. Io sono rimasto affascinato da queste storie in parte per la mancanza, molto spesso, di un autore originario – il che le rende ancora più inquietanti, come se fossero emerse dal subconscio stesso della rete – in parte per la loro formula così breve, incisiva e varia. Ho pubblicato due raccolte di Creepypasta selezionate da me, tradotte in italiano e in parte rivisitate, per dBooks. Per certi versi, più che libri horror sono registri di folklore contemporaneo, come quelli che venivano redatti nell’ottocento dagli antropologi che tentavano di recuperare le favole e le leggende locali. Credo che siano una piccola testimonianza delle nuove direzioni che sta prendendo la letteratura fantastica nella nostra società.
https://www.amazon.it/CreepyPasta-AA-VV-ebook/dp/B00K9UZE6Q
https://www.amazon.it/Creepypasta-2-Yuri-Abietti-ebook/dp/B01N4ABQQT
- E adesso veniamo alla musica. Come hai iniziato?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, sia come colonna sonora sia come attività compositiva. Fin da ragazzino mi divertivo a strimpellare la chitarra e a scrivere canzoni, talvolta imitando lo stile dei cantanti che adoravo. La band in cui suono, i Silver Key, è un progetto che ha cambiato volto e spirito molte volte nel corso degli anni ma la sua ultima incarnazione è stata anche quella che ha portato finalmente i frutti sperati, e di questo non posso che ringraziare i miei compagni di viaggio. Nel 2012 abbiamo pubblicato il nostro primo album, “In the Land of Dreams” (un disco ispirato – come il nome della band – ai lavori di Howard Phillips Lovecraft e di Robert W. Chambers) e tre anni dopo il secondo, “The Screams Empire”. Ora stiamo lavorando alle canzoni per un terzo disco che spero vedrà la luce entro l’anno prossimo.
E noi lo aspetteremo…
www.maracash.com la casa discografica e i dischi https://itunes.apple.com/it/album/in-the-land-of-dreams/id595150844 –
https://itunes.apple.com/it/album/the-scream-empire/id1089117484
- Parlaci del futuro. Cosa dobbiamo aspettarci?
Bella domanda, vorrei saperlo anche io! Diciamo che, come ho scritto rispondendo alla domanda precedente, sicuramente ci sarà un terzo album dei Silver Key. Sto preparando Creepypasta 3, sempre per dBooks, che spero potrà uscire entro l’anno. Sto anche (lentamente e pigramente…) lavorando a una saga di romanzi brevi urban-fantasy/horror che vorrei autopubblicare su Amazon e ho tanti altri progetti nel cassetto che prima o poi riuscirò a portare a termine… tra i quali, un paio di lavori di saggistica che parlano di misteri irrisolti e di orrori quotidiani.
- E’ più difficile il mondo della musica o quello dell’editoria?
Per quella che è la mia esperienza personale, sono entrambi ambienti molto difficili, anche se forse sono stato più fortunato nel mondo dell’editoria – almeno per quanto riguarda le persone con cui ho collaborato professionalmente. Il mondo della musica è impervio a qualsiasi tipo di stimolo che non derivi direttamente dalle grandi etichette e in Italia decidere di esplorare generi diversi da quelli più conosciuti e “pop”, di fatto equivale automaticamente a un suicidio commerciale. Per quanto riguarda l’editoria le cose non sono molto differenti ma credo ci sia ancora un po’ di “biodiversità” e di possibilità di essere conosciuti anche scrivendo letteratura di genere. Soprattutto, è in atto, anche in Italia, la rivoluzione digitale e una riscoperta di formule che si pensavano estinte da anni, come quella della novella breve o del racconto lungo. Poter autopubblicare un proprio lavoro è importante, anche se poi è necessario seguirlo, promuoverlo e sperare in un po’ di recensioni positive e di “tam-tam” dei lettori. La musica ha inglobato con fatica la rivoluzione digitale ma è riuscita a deglutirla e a riutilizzarla in modo da mantenere – almeno in parte – lo status quo delle major. Nei prossimi anni vedremo cosa accadrà nel mondo dell’editoria…
- Se dovessi fare un film con uno dei tuoi racconti, quale sceglieresti? Qualche preferenza sulla scelta degli attori?
Penso che “Il Quadro”, il racconto contenuto nell’antologia “Ore Nere” pubblicata da dBooks, potrebbe prestarsi a essere un interessante mediometraggio e, forse, sviluppando la storia, anche un lungometraggio. Se la produzione fosse italiana potrebbero essere interessanti Pierfrancesco Favino o Valerio Mastrandrea nel ruolo del protagonista. Se invece ci trovassimo ad Hollywood… Beh, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta ma elencando un po’ di nomi quasi a caso potrei nominare Matthew McConaughey, Simon Baker o Andrew Lincoln.
Ora qualche domanda stile Le Jene:
- Ultimo libro letto:
“Mondi Perduti” di Clark Ashton Smith.
- Ultimo film visto
“Animali Fantastici e Dove Trovarli”
- La tua vacanza ideale.
Non ho una vera e propria “vacanza ideale”… Una città straniera nuova e tutta da esplorare, con la persona giusta, potrebbe essere divertente. Ma anche un bungalow alle Maldive va benissimo.
- La tua ultima vacanza
E chi se lo ricorda?
- Le 3 cose che guardi in una donna.
Mi appello al quinto emendamento.
Così non vale…
- Bionda o bruna?
Ho sempre avuto una predilezione per le brune ma non ho pregiudizi verso altre chiome.
- Reggicalze o autoreggenti?
Parigine!
Molto originale, complimenti!
- La cosa più folle che hai fatto per una donna.
Fidanzarmici.
Wow, un vero eroe…
- La cosa più folle che hai fatto in generale (fra quelle che si possono raccontare).
È parecchio che non compio follie quindi dovrei un po’ rimestare nella memoria. Se tralasciamo sbronze pesanti e altre cose di questo tipo (su cui possiamo stendere un velo), forse la follia più grande è stata quella di non essermi mai conformato a un’idea “standard” di vita e di aver sempre considerato con fierezza la mia condizione di quarantacinquenne affetto da “Sindrome di Peter Pan”…
E noi siamo contenti perché Peter Pan ci consente di volare o di sognare di poterlo fare e ci ricorda di non essere troppo “adulti”.
Grazie Yuri per la disponibilità e simpatia.
Visitate il blog https://leterredeisogni.wordpress.com/tag/yuri-abietti/
di Patrizia Calamia
Scrivi