«Talvolta è necessario scrollarsi di dosso gli strati dentro cui ci siamo costretti, per tornare ad
essere autentici.»
Materia che si libera, si trasforma e infine si riconosce. “Dal piombo all’oro. Racconti trasformativi
tra immagini e parole” è il titolo per esteso del secondo libro dell’autrice Lucia Sofia Bellucci,
pedagogista e ricercatrice d’arte. Le illustrazioni di Bianca Maria Buffoli si intrecciano e si fondono
con la scrittura di Lucia dando origine ad una serie di capitoli che man mano portano il lettore ad
entrare sempre più in profondità con se stesso, riconoscendosi nei personaggi ed attuando proprio su
di sé quel processo trasformativo che vivono gli stessi protagonisti delle storie, per ritrovare lui
stesso la propria autenticità nel mondo circostante.
L’intervista a Lucia Sofia Bellucci ci aiuterà a comprendere meglio come nasce questo libro dandoci anche qualche anticipazione dei racconti illustrati.
Com’è la tua relazione con la scrittura? Quando hai deciso di scrivere?
Fino a qualche anno fa non scrivevo perché detestavo rileggermi ed è interessare comprendere
com’è cambiata la relazione con me stessa, è davvero una cosa straordinaria. Adesso non solo
scrivo, ma mi piace rileggere e cogliere le numerose sfumature del messaggio che voglio
trasmettere, mi piace giocare con le parole, cambiarle e guardare il testo da più prospettive.
In merito al quest’ultima pubblicazione, ci tengo a specificare che mi spersonalizzo da questo libro
poiché sono convinta di esser stata tramite di qualcosa che doveva essere scritto. Ad esempio, il
racconto Iniziazione è uscito di getto, al momento giusto, si è quasi scritto da solo! Per 20 anni ho
avuto il pensiero che la gita in montagna, che descrivo nel testo, fosse stata semplicemente l’ultima
vacanza con mio padre, non gli avevo mai attribuito un particolare significato simbolico. Non è
forse più bello trovare un significato simbolico ad un evento (che ti apre poi scorci infiniti) anziché,
nel mio caso, associare questa gita al semplice ultimo ricordo di mio padre?
Così cambia il punto di vista, cambia la narrazione, un punto di vista che realizza un nuovo inizio
(appunto iniziazione) e non un conclusione fine a se stessa.
A proposito di esperienze personali, nel libro sono presenti diversi elementi autobiografici? I
personaggi descritti fanno o hanno fatto parte della tua vita?
Tutti i racconti pubblicati in questo libro hanno elementi autobiografici nascosti o visibili, in quanto
sono tutte “fotografie letterarie” (come le chiamo io) che derivano da “scatti” che la mia coscienza
non mi identificasse personalmente) sia quelli di origine araba come Samira e Amira e che fanno
parte del mio vissuto nel mondo arabo-islamico.
Riguardo la citazione alla fine del primo capitolo (p.16): «non sai di aver vissuto
un’esperienza finché non sei consapevole del simbolo che essa stessa ha manifestato». Cosa
vuol dire? Cosa intendi per simbolo?
La parola “simbolo” etimologicamente ci riporta al gesto di “mettere insieme” (dal greco syn-ballo)
un segno o un disegno ad un significato. Questa accezione del termine è estremamente
importante quando si lavora su noi stessi o con la persona in generale. Questo serve anche nella fase
specifica della rinarrazione di alcuni eventi nella nostra vita, motivo per il quale il titolo del libro si
chiama “Dal piombo all’oro”, proprio a voler richiamare quell’alchimia trasformativa di qualcosa
che probabilmente riteniamo di aver vissuto negativamente, perché siamo ancora nel giudizio bene/
male, negativo/positivo, e che potremmo invece rivedere sotto altri aspetti.
Aprirci al dialogo ci consente di entrare in relazione (oltre il mero giudizio) con gli eventi, le
persone, il cibo e con qualsiasi cosa accada nella tua vita.
Quando te ne accorgi non solo smetti di vivere a caso, ma ti rivoluziona, perché cominci a porre
l’attenzione su alcune cose: giri la lampada ed illumini qualcosa che prima ignoravi.
Il tema delle radici è un tema ricorrente e fondamentale in ogni racconto, in particolare nel
racconto narrato nel capitolo Giò e il sogno del sole. Quali sono per te le radici?
Grazie perché mi fai notare, per la prima volta, che la parola radici emerge in tutti i racconti!
Le radici per me non sono solo quelle familiari: io sono la persona che sono anche grazie alle radici
ricavate dalle esperienze vissute, non solo quelle italiane. Avere radici vuol dire attingere
costantemente da quel serbatorio di letture, esperienze, viaggi, racconti e persone. È vero anche che
i nostri avi ci danno tutto, dai desideri irrisolti, ai geni con predisposizioni varie, al colore dei
capelli, ma per me queste non sono le uniche radici.
Mi ha colpito molto questa domanda, perché è un concetto che torna molto nella mia vita più
recente: mi chiedo chissà dove comincerò a mettere le mie radici, in quali luoghi! Anche da
bambina ho avuto diverse basi. E questo è un privilegio bellissimo.
Un altro racconto di grande effetto è quello del parto di Samira (p. 45): «Samira era
consapevole del suo ambiente interiore, e se lo portava appresso anche in questa notte di
tormenta quasi a custodire un tesoro costato molto caro.» . Per ambiente interiore si
intendono anche in questo caso radici, esperienze passate?
Come posso cancellare dal mio essere le esperienze vissute? Anche volendo, comunque avrei i
sedimenti dell’esperienza, della percezione di certi luoghi.
La scena specifica che mi citi è ispirata alle montagne umbre intorno al piccolo borgo Pupaggi. Mi
immaginavo questa donna che camminava tra una collina e l’altra e che portava in grembo un figlio.
Un’immagine molto delicata, che racconta molto e che ad ognuno dice qualcosa di diverso. Il parto
non per forza dev’essere associato alla nascita di un bambino, ma può far riferimento anche alla
creazione di un progetto, di una nuova parte di se stessi. Samira, comunque, camminava con la
schiena appesantita sui crinali delle montagne, faceva tesoro delle sue stanze interiori, le abitava ad
ogni paura e ad ogni soffio di vento.
Quale messaggio vuoi trasmettere con questo libro? E chi è l’illustratrice?
Il messaggio principale è quello che molte cose si possono rivedere e riscrivere in infiniti modi diversi. Dal piombo all’oro: tutto può riprendere vita sotto una luce diversa. Inoltre, questo non è
solo un libro di parole (scritte a caratteri grandi per avvicinare anche i bambini nella lettura
autonoma di alcuni racconti) ma anche di disegni.
I disegni sono realizzati da Bianca Maria Buffoli. La conosco da tanti anni, c’è un forte legame.
Abbiamo vissuto nello stesso borgo per decenni, ha conosciuto la mia famiglia quindi anche per lei
è stata una forte emozione leggere alcune cose, rivederle dal mio punto di vista e dare una forma e
dei colori a questi vissuti. Ci siamo avvicinate professionalmente un anno fa. Un aspetto
interessante che mi aveva colpito e che colpisce il lettore è che le immagini interagiscono con il
testo, il disegno non è solo un’illustrazione e nemmeno una didascalia di contorno, ma rappresenta
un linguaggio che si intreccia con la scrittura ed entrambi si fondono insieme. I disegni sono tutti
fatti a china, molti non sono neanche mai stati realizzati prima a matita, sono improvvisati; i colori
compaiono solo in pochi disegni, come ad esempio il rosso del tulipano e ovviamente la foglia
d’oro come colore predominante. Il resto è solo a china per conservare un effetto lineare e pulito,
senza troppi fronzoli o sofisticazioni.
Fede nel buio è il titolo del tuo primo libro. Vi è una forte relazione tra quest’ultimo e Dal
piombo all’oro?
Il quaderno esperienziale Fede nel Buio è strettamente collegato a questo testo, entrambi
rappresentano il mio modo di fare pedagogia. In particolare il quaderno esperienziale richiede al
lettore di scrivere/disegnare/ completare il racconto a seconda delle proprie emozioni! È un modo
per non stereotipare sempre e allo stesso modo le paure di ciascuno e di lasciare modo al lettore di
scoprire cosa hanno da mostrarci i nostri mostri interiori.
Dove si possono prendere i libri?
Sono disponibili o prenotabili in tutte le librerie, sicuramente si trovano presso l’editore nonché
libreria storica bresciana Tarantola
Sul profilo Instagram dell’autrice, trovate degli scorci ed eventuali nuove date di presentazione del libro con relativa esposizione delle tavole delle illustrazioni. Instagram Lucia Sofia Bellucci
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