Bologna, 2 agosto 1980. La più grande strage in tempo di pace. Noi dove eravamo, cosa stavamo facendo a quell’ora, in quel giorno?
Non si può dimenticare una data simile: facevamo colazione, come ogni mattina, sul terrazzino al mare, il panorama era quello della costa romagnola, dove ho passato decenni di vacanze felici, con i miei genitori giovani. Una casetta a Gabicce Mare, nel confine perfetto tra Pesaro e Cattolica. Avevo 14 anni. La notizia della strage di Bologna irrompe tra il burro e la marmellata, in una normale e qualunque mattina di vacanza, l’agitazione entra in casa, sconvolge le nostre anime, le abitudini; scendiamo nella stradina, dove molte case vacanziere erano abitate da amici di Bologna e provincia.
Un orologio fermo alle 10.25 del mattino
Il panico ed il terrore urlano tutto il proprio sgomento, il dolore e la preoccupazione passano di sguardo in sguardo, di viso in viso. Una signora esce sconvolta dal portoncino, gridando che la figlia doveva prendere il regionale e scendere alla stazione di Cattolica, un signore urla che “qualcosa di sconvolgente è appena accaduto alla stazione di Bologna, forse una bomba”, la televisione entra nelle nostre case, violenta, irreale. Mi sono rimaste impresse nella memoria, per sempre, il caldo afoso di quella mattina, una cappa di foschia opprimente, il latte versato, le immagini delle vite spezzate sotto le macerie, le urla dei vicini di casa, la gente che correva in spiaggia ad avvertire qualche amico, qualche parente,la fila delle ambulanze nelle immagini astiose dei servizi giornalistici, l’orologio fermo, la totale incredulità e l’odore di morte che da quel giorno non mi ha più lasciata.
La bomba aveva provocato più di 85 morti e più di duecento feriti, alcuni di loro gravissimi; questi i titoli dei quotidiani del giorno dopo, altra giornata terribile, in cui nessuno aveva voglia di fare nulla, neanche di respirare; le silenziose e dolenti immagini televisive, i funerali delle vittime della strage, in Piazza Maggiore a Bologna. Ci riunimmo dunque tra vicini di casa, lacrime di Bologna, Modena, la provincia romagnola ed emiliana colpite, lacrime tra romani e milanesi, tutti nel salotto di una signora che ci aveva ospitati per sentirci vicini, per scambiare impressioni, per farci forza, per vincere l’incredulità ancora totale. Si parlava di come la città avesse reagito o dovesse reagire, dei soccorsi tempestivi, della gara di solidarietà che era prontamente partita tra cittadini ed associazioni. Anni passati a domandarci e chiederci dei mandanti, temi scolastici fatti, pensieri, ragionamenti.
Ho rivisto la casa di Gabicce, in una passeggiata serale, ormai chiusa e vuota dal 1999, sabato scorso, in compagnia di mio figlio e della famiglia in vacanza a Riccione, fedeli amanti delle colline e spiagge romagnole. Le stesse immagini e lo stesso sconvolgimento si sono mescolate e sovrapposte ai gioiosi ricordi di una ragazzina timida, che si rifugiava tra i bomboloni alla crema ed i suoi libri, fedeli amici di tante vacanze.
Io non dimentico
In questa giornata di ricordo e memoria della strage di Bologna, la redazione di InLibertà affronta anche i ricordi personali per un omaggio generale a quella che è stata la più grande strage ancora senza mandanti.
Trentasei anni oggi, senza colpevoli.
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