Era il 2008 quando in Italia, e non solo qui, iniziò la peggiore crisi economica della nostra storia che, ad oggi, sembra non essere ancora superata. Da allora sono passati nove anni e ancora nel nostro Paese persiste una situazione di depressione finanziaria grave, unita a un’apatia politica che dall’epoca ha caratterizzato negativamente il nostro Paese. Economisti illustri l’hanno paragonata a quella che ci fu negli Stati Uniti d’America nel 1929 quando, con il crollo della borsa di Wall Street, iniziò un periodo di crisi economica e finanziaria che sconvolse il mondo intero.
Segni di ripresa
Da qualche mese, tuttavia, quotidianamente ci arrivano notizie confortanti di punti percentuali di ripresa del Pil, di rilancio dei consumi, di fine della recessione. Ieri il Fmi (Fondo monetario internazionale) ha alzato le stime annuali italiane ed europee: nel 2017 l’economia nel nostro paese crescerà dell’1,3% mentre quella di eurolandia dell’1,9%; insomma un canto delle sirene continuo che promette la rinascita. La garanzia della veridicità dei fatti ce l’hanno data, sempre ieri, nientedimeno che il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Come dubitarne.
Vita reale
Eppure, mentre gli scienziati economici vedono rose e fiori, i nostri occhi scorgono invece una realtà diversa, in ristrettezza, con una povertà sociale costante se non in aumento, la disoccupazione in crescita e imprese che chiudono. La verità, a mio modesto avviso, è che in Italia siamo ancora in piena crisi, economica e purtroppo anche politica. Perché, mentre nel resto del mondo si sono prese le misure giuste, creando i presupposti per una ripresa lenta ma visibile, con crescita continua di consumi ed esportazioni, da noi questo non è accaduto; probabilmente per l’incapacità governativa da parte dei diversi esecutivi alternatesi negli ultimi anni a Palazzo Chigi.
Riforme
Nei talk show si parla spesso di riforme ma nonostante i sedicenti governi riformisti avvicendatesi al potere, quelle importanti ancora non arrivano. Penso alla riforma della giustizia e a quella elettorale: la prima, fondamentale per una giustizia efficiente, è divenuta un’utopia, con crimini in aumento e carceri sempre più affollate, nonostante le pene inique per gran parte dei reati penali; la seconda assolutamente necessaria per permettere una governabilità migliore dell’attuale al prossimo governo eletto. E poi, la spesa pubblica che rimane invariata; la burocrazia istituzionale tra le più complicate al mondo; il carico fiscale, oltre il 50%, che affoga le imprese e le costringe a chiudere. Chiudiamo qua l’elenco dei problemi italici soltanto per non tediare il lettore.
Conclusioni
Abbiamo un territorio ricco di cultura, arte e paesaggi incantevoli ma non siamo in grado di gestirlo e sfruttarlo. Siti archeologici inestimabili e migliaia di chilometri di costa, spettacolare e balneabile, purtroppo però, a volte il peso della burocrazia, altre l’influenza della malavita, unite ad uno Stato centrale molle con i forti e determinato con i più deboli, non permettono l’avvio dei motori né il decollo e la gestione migliore delle attività e del turismo.
Onestà politica
Come se ne esce? Non lo so. So però che se ciascuno di noi, a cominciare da chi è al servizio del cittadino, facesse il proprio dovere con onestà e dedizione, la liberazione dalla crisi sarebbe vicina e l’Italia tornerebbe ad essere quel paese meraviglioso che il mondo ci invidia.
di Enzo Di Stasio
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