Joël Dicker, l’alchimista del ritmo

joel-dicker-le-nouveau-genie-de-la-litteratureJoël Dicker nasce in Svizzera, precisamente a Ginevra, il 16 giugno del 1985. Nonostante fosse figlio di una bibliotecaria ed un insegnante di francese, tuttavia Dicker non si appassionò particolarmente agli studi. Successivamente si trasferì a Parigi per frequentare un corso di teatro al Drama School, ma già dopo un anno rientrò in patria per studiare giurisprudenza presso l’Università di Ginevra.

gli-ultimi-giorni-dei-nostri-padriIl suo primo romanzo “Gli ultimi giorni dei nostri padri” non trova un’immediata risposta nel mondo dell’editoria, per quanto si tratti di un romanzo ben congegnato che tratta per la prima volta la storia del SOE (Special Operation Executive), concepito da Churchill all’indomani della disfatta di Dunkerque. Esso avrebbe dovuto reclutare volontari stranieri nell’Europa occupata per addestrarli in Gran Bretagna e successivamente rimpatriarli per compiere sabotaggi e attentati.

Terminato nel 2009, il romanzo non riesce a farsi largo presso nessuna casa editrice; ma poco dopo, esattamente nel 2010, vince il concorso del Prix des Genevois, un premio molto ambito anche perché assegnato solo una volta in quattro anni. Grazie a questo successo, immediatamente il romanzo cattura l’attenzione dell’editore Vladimir Dimitrejevic, titolare della casa editrice Svizzera L’Âge d’Homme.

veritacasoharryquebertAhimè per una serie di sfortunate vicissitudini, fra le quali la morte del Dimitrejevic, il romanzo venne pubblicato solo nel 2011 e curato per la Francia da Éditions de Fallois. In Italia non arriverà prima del 2015. Ma è nel 2012 che viene pubblicato uno dei bestseller meglio riusciti degli ultimi anni che ha raggiunto i vertici delle classifiche: La verità sul caso Harry Quebert.

Vincitore del Grand prix du roman de l’Académie française, è stato tradotto in 33 lingue ed edito in Italia dalla Bompiani nel 2013. Si tratta di uno splendido e geniale giallo deduttivo ambientato nel New Hampshire, che narra la morte misteriosa di una donna il cui cadavere viene successivamente trovato nel giardino del famoso scrittore Harry Quebert e le successive indagini intraprese dall’amico Marcus Goldman.

La narrazione salta continuamente dal 2008 al 1975 con un’abilità, una naturalezza ed una perfezione che lascia il lettore costantemente con il fiato sospeso. Non esiste un istante nella narrazione, in cui si abbia un calo dell’adrenalina; Dickër è un incantatore di serpenti che giocando costantemente con il ritmo insito nello scorrere del tempo, ci fa perdere di vista lo stesso. Come in una sorta di trance, l’autore ci avvolge in una dimensione parallela dalla quale facciamo fatica a staccarci. Gli eventi si susseguono senza mai perdere quel brio, quella lucentezza tipici di una narrazione impareggiabile!

Copertina DickerNon da meno il suo ultimo romanzo, Il libro dei Baltimore, un sequel del precedente che come questi ci tiene inchiodati alla lettura, benchè non si tratti questa volta di un giallo. Ritroviamo il giovane Marcus Goldman che questa volta si apre completamente e profondamente al lettore, regalando una storia intensa ed emozionante che ruota intorno ad una oscura tragedia.

E così fra immancabili flashback e continue illusioni temporali del nostro prestigiatore vivremo la storia della famiglia Goldman. La storia della gang dei Goldman, un formidabile trio di ragazzi molto diversi fra loro, ma uniti come mai. Quale sarà il segreto del nostro autore? Come riesce ad ipnotizzarci con la sua narrazione così intensa e vera?

In un’intervista con Giancarlo De Cataldo l’autore afferma di non essere lui a scegliere il soggetto, ma che sia piuttosto il soggetto a scegliere lui come se un impulso del suo subconscio manifesti il desiderio di esplorare zone ancora buie nelle quali i ricordi sono come mattoni del passato sul quale è nato il presente. Il passato difatti rappresenta per l’autore qualcosa di imprescindibile, senza il quale insomma nulla esisterebbe. E’ quindi attraverso il coup de foudre per la Yourcenar, la vibrante passione per la letteratura russa e un occhio sempre verso Romain Gary, che l’autore definisce come un mentore per lui, che Dicker forma la sua sensibilità verso la scrittura.

Non stupisce a questo punto che sia tanto seguito, non credete?

di Eleonora Rossi

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