Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 fa capolino, nel panorama della musica internazionale, una formazione di tutto rispetto che farà parlare di sé: i Police.
L’esordio è, per la precisione, del 1978 e l’abilità di questa formazione è proprio quella di creare, in piena epoca punk, una combinazione di rock e reggae con un suono che lascerà il segno.
Sting al basso, Andy Summers alla chitarra e Stewart Copeland alla batteria, saranno i responsabili di un vero e proprio fenomeno musicale capace di incidere canzoni epocali come “Roxanne”, “Can’t stand losing you”, “So lonely”: canzoni che trascinano e che hanno fatto anche ballare, senza banalità alcuna.
Dopo “Outlandos d’amour” (album d’esordio del 1978), “Regatta de Blanc”, nell’anno successivo, regala già un successo unanime e trionfale.
La ritmica ed i suoni dei Police si affermano al primo posto delle hit parade britanniche e fanno il giro del globo.
“Message in a bottle” è un successo ancora oggi trasmesso pressoché quotidianamente dalle principali radio in ogni dove.
“Walking on the moon” è un altro brano di certo oggi meno trasmesso, ma che la dice lunga sul suono spumeggiante e vivo presente nell’album.
Cavalcare l’onda è l’imperativo categorico della band, anche perché è un piacere per le orecchie di chi ascolta.
Nel 1980 esce il disco della maturità del gruppo: “Zenyatta Mondatta”.
L’affiatamento dei 3 è da far invidia a qualsiasi altro complesso e la maturità a cui alludevo è percepibile in ogni canzone.
Credo basti citare “Don’t stand so close to me”, o “De do do do de da da da”, per averne la prova.
Siamo a livelli davvero eccellenti.
L’anno dopo è quello di “Ghost in the machine”, disco in cui Sting e soci decidono di inserire anche tastiere e fiati, come a dire … “più di così…”.
Le perle di questo lavoro sono “Every little thing she does is magic”, “Invisible sun”, “Spirits in the material world”.
Quella dei Police è una storia di enorme successo, intensa e, per contro, estremamente breve.
La possiamo riassumere con 5 LP in 5 anni; tutti milionari e tutti ai primi posti di ogni classifica.
Nel 1983, con “Synchronicity”, i Police si congedano dal pubblico e dal successo.
E lo fanno con un disco dalle sonorità interessanti, anche se per certi versi, leggermente diversi dagli standard del passato.
C’è probabilmente la canzone più famosa del loro repertorio e della loro carriera (personalmente non tra le favorite): “Every breath you take”.
Ma anche “King of pain”, “Wrapped around your finger”, “Tea in the Sahara”.
Poi, nonostante le forti pressioni di fans e discografici che li esortano a non mollare, I Police si sciolgono.
Poco meno di 6 anni, sì, ma quello che Sting e compagni hanno lasciato al panorama della musica internazionale, è davvero molto.
di Riccardo Fiori
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