“E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino per la gente del porto mi chiamo Gesù bambino”.
Forse non tutti sanno che il titolo di una delle canzoni più note di Lucio Dalla (da cui è tratto questo breve verso) in realtà doveva essere “Gesù bambino”.
Troppo forte e troppo scabrosa per Sanremo però (dove nel ’71 presentava il pezzo) e così divenne “4-3-1943”, che poi altro non è che la sua data di nascita.
Proprio mentre scrivo, un monumento nazionale della discografia, della musica e dello spettacolo come Lucio Dalla, avrebbe compiuto 74 anni.
Quale migliore occasione per ricordarlo?
Lucio Dalla ha raccontato l’Italia con estro e provocazione.
Bolognese doc, inizia prestissimo a suonare il clarinetto, strumento da cui difficilmente si separerà durante la sua carriera musicale e soprattutto i suoi concerti.
Clarinetto che agli esordi gli consentì di tentare sperimentazioni jazz con artisti noti non solo per trascorsi musicali, come Giorgio Bracardi e Massimo Catalano.
La sua produzione artistica comincia nel 1966.
Ed è Gino Paoli che lo convince a partecipare al suo primo Sanremo con la scanzonata “Paff…bum”.
Nella sua lunga produzione artistica Lucio Dalla ci regalerà innumerevoli canzoni, a volte scanzonate, a volte irriverenti, a volte poesie in grado addirittura di commuovere.
E quello che lo ha contraddistinto è stato quel suo essere sempre estremamente all’avanguardia; “avanti” in tutto e per tutto.
Dalla ha saputo sdoganare tabù, credenze popolari, culture radicate: fin dai primi brani.
Nel ’66 “Quando ero soldato” colpiva per l’originalità dei versi e dei temi trattati pubblicamente.
Sia il pubblico, non abituato a tanta “gratuità”, che i genitori dei ragazzi di quel periodo, storcevano il naso e criticavano pesantemente. Segno evidente che il messaggio aveva colpito nel segno e che loro non erano pronti all’essere così tanto “avanti”.
Nei primi anni ’70 comincia a definire il proprio universo musicale con brani come “Itaca” e la dolce “Il gigante e la bambina” (scritta da un giovane Ron), più la già citata “4-3-1943” che in un primo momento non era addirittura stata inclusa nell’album.
Ma sono anche gli anni di testi feroci spesso dedicati a temi sociali.
Certo il Dalla che più incanta è quello cantautore che comincia a pieno regime a stupire verso la fine degli anni 70.
Come non sorridere compiaciuti al solo immaginare “Disperato erotico stomp” o annuire per la drammatica “Com’è profondo il mare”?
Anche per Dalla, così come già raccontato per Battiato, dopo certi gradi di sperimentazione si arriverà al pop, superando ogni aspettativa.
E’ il momento di vere e proprie poesie, miti, opere d’arte.
“Anna e Marco”, “L’anno che verrà”, “Stella di mare”, “L’ultima luna”, “Milano”, passando per il duetto con De Gregori di “Cosa sarà”.
Tutto questo avviene nell’album “Lucio Dalla” del ’78, uno di quei dischi talmente perfetti ed ispirati che ogni cantautore sogna, nella sua carriera, di fare.
“Cosa sarà” dicevo, ma la collaborazione con Francesco De Gregori è appena cominciata.
“Ma come fanno i marinai” la consacra e i due partono per un leggendario tour della musica italiana, da cui nasce il disco live “Banana Republic”.
Spalleggiati da Ron, che suona e cura gli arrangiamenti, il tour prima ed il disco poi, funzionano alla grande!
E’ il periodo migliore per Dalla; quello di un pop raffinato ed elaborato.
A tutto ciò si aggiunge una profonda collaborazione con gli Stadio, che influenzerà non poco il cantautore.
E ce ne accorgiamo subito con “Dalla”. E’ il 1980 ed è forse il disco più riuscito.
“Futura”, ”Cara”, “Balla balla ballerino”, “Meri Luis”, “Il parco della luna”, “La sera dei miracoli”: autentici capolavori.
E’ il disco che fa da base al resto della carriera del cantautore ed è un disco assolutamente da avere.
Quanto ci manca Lucio …
Ci ha lasciato un patrimonio di vere opere d’arte, dove generi diversi e sfrontatezza si sono mescolati in canzoni uniche ed intramontabili.
Qualche altro titolo: “Madonna disperazione”, “Telefonami tra vent’anni”, “Ciao a te”.
Gli anni ’80 hanno evidenziato un cantautore più opaco rispetto al decennio precedente: ciononostante “Washington”, “Se io fossi un angelo”, “Caruso”, pur facendo parte di un’altra epoca del cantautore, sono titoli comunque vincenti e che lo risollevano da qualche anno scarso di idee e, soprattutto, di ispirazione.
A fine anni ’80, poi, coronando un’amicizia di lunga data e a dieci anni di distanza dalla collaborazione con De Gregori, Dalla tenta la stessa strada con Gianni Morandi.
I due uniscono le forze e confezionano un disco a metà strada tra i due rispettivi stili.
E’ un successo impressionante grazie anche al brano di Mario Lavezzi “Vita”.
Vita che invece 5 anni fa, il 1° Marzo del 2012 si interrompe bruscamente, appena qualche giorno dopo la sua ultima apparizione al festival di Sanremo, questa volta nei panni di direttore d’orchestra.
E’ una notizia che fa male a chi, innamorato di musica, sa di aver perso un artista vero.
Lucio Dalla è stato ed è dimostrazione dell’esistenza di un’anima; ha dato del tu all’arte nelle sue svariate forme: dalla musica al cinema, passando per la pittura.
E’ stato precursore ed anticonformista, ma soprattutto, ha saputo ridere di sé.
Oggi mi piace ricordarlo così; con alcuni dei suoi versi più belli, che ci danno la misura di quanto questo artista fosse grande ed unico.
“… E’ eterno ogni minuto, ogni bacio ricevuto, dalla gente che ho amato …”;
“… Anna avrebbe voluto morire, Marco andarsene lontano,
qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano …”;
“… Così lei restò sola nella stanza, la stanza sul porto
con l’unico vestito ogni giorno più corto …”;
“… L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale …”;
“… Dormo sull’erba e ho molti amici intorno a me,
gli innamorati in Piazza Grande,
dei loro guai e dei loro amori tutto so,
sbagliati e no …”;
“… Prendi il cielo con le mani, vola più in alto degli aeroplani, non fermarti …”;
“… E la luna è una palla ed il cielo un biliardo …”;
“… Io so che gli angeli sono milioni di milioni
e che non li vedi nei cieli,
ma tra gli uomini sono i più poveri e i più soli …”;
“… Guardò negli occhi la ragazza
quegli occhi verdi come il mare
poi all’improvviso uscì una lacrima
e lui credette di affogare …”;
“… Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento
per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare …”;
Potrei andare avanti all’infinito, ma mi fermo qui.
Con un sorriso sulle labbra, perché è sempre un’emozione forte ascoltare e canticchiare Lucio.
Come a dire che “… Tu … Tu non ci basti mai …”
Fonte foto: luciodalla.it
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