La Basilicata è una regione dal fascino particolare: “incastonata” come una gemma al centro del Sud d’Italia, tra Puglia, Calabria e Campania; con i lembi dei due mari (Tirreno ed Adriatico) ad impreziosire il suo variegato territorio. La sua conformazione a prevalenza montuosa e collinare è stata spesso evocata nelle opere letterarie e le sue località hanno costituito gli splendidi scenari di famosi film, anche internazionali.
Dal punto di vista delle canzoni, invece, quasi esclusivamente la musica popolare ha “raccontato” le terre lucane e lo ha fatto principalmente per narrare le vicende storiche che hanno interessato la Lucania, in particolare del fenomeno del cosiddetto brigantaggio. Dopo l’unità d’Italia, la Lucania fu scenario di terribili rivolte armate, una vera e feroce guerra civile che devastò l’intera regione per circa sette anni. Si contarono migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani; la Basilicata fu tra le regioni con il maggior numero di bande (circa cinquanta).
In “Basilicata on my mind” di R. Papaleo e M. Mattone c’è un esplicito richiamo all’opera letteraria di Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli; lo stesso omaggio è presente in “A la terra di Basilicata” di Eugenio Bennato. Il messaggio, in entrambe le canzoni, è di forte dignità: la gente di questa terra, che non ha mai fatto guerra a nessuno, ha sofferto le continue violenze delle dominazioni che vi si sono succedute; sembra davvero che Cristo non si sia spinto oltre Eboli (Eburi), un tempo città di confine dell’antica Lucania, che iniziava infatti dal fiume Sele, subito dopo Eboli.
La canzone è tratta dalla colonna sonora del film Basilicata coast to coast, regia di Rocco Papaleo, del 2010: un viaggio ricco di imprevisti di un gruppetto di musicisti che percorrono a piedi la strada che li porterà da Maratea fino al Festival del teatro‐canzone di Scanzano Jonico. I protagonisti del film attraversano tutta la regione, dal Tirreno allo Ionio, seguendo a piedi un percorso lungo 233 km che consente di scoprire una regione tra le meno conosciute d’Italia; un viaggio attraverso paesaggi variegati, quasi fantastici, segnato dal carattere forte della gente di Basilicata. Un viaggio di musica, insomma, per la narrazione della storia e per la straordinaria colonna sonora che lo accompagna. Una musica che narra della Basilicata e che “attraversa” i luoghi delle rivolte dei briganti, dell’emigrazione, del confino di Carlo Levi, della “vergogna nazionale” di Matera e della massiva “nuova invasione” dell’industria moderna.
Ma è Eugenio Bennato l’artista che ha maggiormente dedicato i testi delle proprie opere alla storia di questa regione, ed al triste fenomeno del brigantaggio.
Lo abbiamo intervistato proprio a questo riguardo.
Maestro Bennato, lei è l’artista che ha maggiormente dedicato i testi delle proprie opere musicali alla triste pagina della storia della Basilicata, il c.d. brigantaggio: qual è stata l’importanza della citazione dei luoghi specifici delle terre di Basilicata in queste canzoni di lotta e di morte?
«Nel 1979 fui chiamato a scrivere la colonna sonora dello sceneggiato televisivo “L’eredità della Priora”, romanzo di Carlo Alianello ambientato nella Basilicata del 1861, anno dell’insorgenza antipiemontese. Svolsi questo compito insieme al grande Carlo D’Angiò, fondatore con me della Nuova Compagnia di Canto popolare e di Musicanova. La Basilicata era, ed è, una regione misteriosa, allora più che mai fuori dalle rotte del turismo di consumo, e noi ce l’andammo a cercare nelle musiche del cantatore Antonio Infantino e dei suoi Tarantolati di Tricarico, e ce l’andammo a cercare respirando il paesaggio di Venosa, di Rionero, della valle del Vulture, nei luoghi dove i briganti erano vissuti ed erano stati uccisi. Non c’era memoria di canti del brigantaggio, che forse non erano mai stati scritti, o erano stati meticolosamente cancellati, ma c’era memoria di quelle gesta e del carattere dei suoi protagonisti, nel riflesso del carattere e nelle espressioni della gente di Basilicata che ci accoglieva e ci raccontava. Quelle musiche sono collegate a quella terra e andarono a formare una raccolta dal titolo “Brigante se more”, che pubblicammo nel 1980 con la dedica “al fedelissimo popolo della provincia di Basilicata” che richiamava il proclama lanciato all’epoca dal re Francesco II in esilio a Roma. Quella dedica era dovuta a quella terra e a quella gente che ci aveva ispirato la composizione di versi e melodie che sarebbero durate nel tempo e sono ancora vive nella coscienza di una nuova generazione di “briganti contemporanei». [l’album era del gruppo Musicanova]
Che cosa l’ha indotta – nel brano “A la terra di Basilicata” – ad inserire il delicato omaggio all’opera letteraria di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”?
«Carlo Levi è il caso straordinario di un artista, di un uomo del nord deportato al sud che sceglie come sua patria elettiva la regione in cui si era trovato costretto a vivere. Al punto di chiedere di essere sepolto in quella terra, dopo aver descritto nel suo capolavoro “Cristo si è fermato ad Eboli” la storia e la poesia di quella terra, viva di gente umile, ma anche di briganti e di streghe. Un’opera intellettualmente in frontale contrasto con deliranti derive razziste del passato».
(Basilicata on my mind, di Rocco Papaleo e Claudio Mattone – interpreti Rita Marcotulli e Rocco Papaleo, 1997, Metropolitana Ed. Mus. / Fox Band Ed. Mus.)
Foto di nonmisvegliate da Pixabay
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