Per il fatto che la finestra della nostra Redazione guarda verso Primavalle, i fatti di cronaca dello sgombero dell’ex Istituto don Calabria in via Cardinal Capranica in Roma, ci entrano dentro con la forza della diretta e mentre proviamo a svolgere il difficile compito di tirare le somme ed esprimere un commento, sappiamo che gli occupanti hanno già accettato le soluzioni alternative (e legali) proposte da tempo dal Comune di Roma.
E’ difficile per chiunque, crediamo, in questa situazione prendere parte e forse una volta tanto si può anche non necessariamente schierarsi per non peccare di demagogia, ideologia politica o superficialità.
Si possono comprendere le ragioni di quelle famiglie rimaste povere per la perdita del lavoro e che comunque alla fine, che male hanno fatto, se non quello di ridare “vita” a uno stabile comunque già abbandonato dal Comune di Roma.
Si possono comprendere le ragioni dello Stato e del Comune di Roma che vogliono sicurezza e legalità in ogni quartiere e, giustamente, non possono permettere che in città regni la legge del più forte e quindi acconsentire, tacitamente, alle occupazioni di qualunque genere e colore politico,esse siano.
Sarà che tutto è così tremendamente vicino a questa scrivania dalla quale scriviamo, sarà che alcuni di quei bambini li abbiamo visti nel nostro quartiere, sarà tanti di noi siamo padri e madri e allora ci siamo domandati: ma la casa oggi è un diritto o un dovere?
Fondamentalmente, ma senza qui voler avvallare gesti contro legge, un padre e una madre che si trovano in difficoltà e fanno di tutto per trovare una soluzione alternativa, mettendo un tetto sulla testa dei propri figli, possono essere condannati?
Queste famiglie hanno violato delle Leggi, certo, per assicurare un riparo “sicuro” ai propri figli, entrando in uno stabile comunale abbandonato da 20 anni e mettendosi a vivere lì dentro, abusivamente.
Allora è giusto che lo Stato intervenga dando loro alloggi ma perchè non deve farlo anche con me, con te, cittadino onesto che ci leggi in questo momento, che come tutte le mattine sei andato al lavoro, e che fatica, e che da sempre paghi bollette e mutuo per quell’appartamentino qui vicino che sarà tuo tra trent’anni?
Non sarebbe giusto che tutti come cittadini italiani avessimo dallo Stato una casa base e il resto si paga a parte? Vuoi la piscina? Vuoi altri comfort: ecco, questi li paghi tu col tuo lavoro e coi tuoi guadagni. Ma la casa, quella dove far vivere i propri figli, dove coltivare l’amore con la propria sposa, non può essere un bene solo per ricchi o quel bene che ti costringe a una vita di soli sacrifici.
Assieme quindi alle battaglie di giustizia sociale, per il bene comune, quando si invoca che pure le case in centro a poco prezzo per i Politici andrebbero sgombrate (e subito!) e tanti altri luoghi occupati, vorremmo sentire una proposta in questa direzione: una casa per tutti, per tutti quelli che rispettano le regole, lavorano e si comportano da onesti cittadini.
La casa come diritto nostro e dovere per lo Stato.
Fonte foto: open.online
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