“Chi possiede la croce possiede un grande tesoro! (S. Andrea di Creta). Mentre celebriamo con particolare solennità la festa della S. Croce, il Vangelo di oggi ci comunica il vero significato di questo grande mistero e cioè, “perché gli uomini fossero salvati, Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (cf Gv 3,16).
Il Figlio di Dio s’è fatto vulnerabile, vestendo i panni di un servo ed obbedendo al Padre fino alla morte di croce (cfr Fil 2,8). È per questa Croce che tutti noi siamo salvati ed è questa Croce il giudizio di Dio sul mondo, la sorgente di vita, il segno del perdono e della misericordia del Signore, ma anche lo strumento della riconciliazione e della pace tra il Creatore e le creature. “Per essere guariti dal peccato, guarda il Cristo crocifisso!” esortava S. Agostino. E per un attimo, alziamo anche noi gli occhi verso Colui che ha preso su di sé il peccato del mondo per donarci la vita.
Oggi la Chiesa ci invita ad alzare con fierezza questa Croce perché tutti possano vedere fin dove è arrivato l’amore di Colui che è appeso a questo santo legno. Tutti sappiano che da questo albero di morte è scaturita nuovamente la vita ed è proprio su questo albero che Gesù, nuovo Adamo, ci rivela la sua sovranità. Perciò, accostiamoci spesso al Crocifisso, facciamolo con fiducia e senza paura. Segnandoci con il segno della Croce – sintesi della nostra fede – Egli ci dice che l’amore vero è più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati.
Volgiamo lo sguardo a Colui che è stato trafitto e ritroveremo la missione della Chiesa, quella cioè, di mostrare a tutti, attraverso Gesù Cristo, il viso di un Dio che sa solo amare. Sapremo comprendere adeguatamente che la nostra dignità di figli di Dio, purtroppo deturpata dagli effetti del peccato, ci viene riconsegnata purificata grazie al sangue del Cristo Crocifisso?
Volgiamo il nostro sguardo verso il Cristo per amare i fratelli così come Egli ci ha amato e per costruire assieme a Lui un mondo totalmente riconciliato. Inchiodato su questa Croce, Gesù ha preso su di sé tutte le sofferenze e le ingiustizie di questa nostra umanità malata; si è caricato di tutte quelle umiliazioni e terribili torture subite da tanti nostri fratelli e sorelle in diverse parti del mondo, anche oggi.
Per accogliere nella nostra vita la stessa Croce di Gesù, la celebrazione di oggi ci prospetta e ci fa percorrere un cammino di fede e di profonda conversione.
Oggi, anche Maria viene verso di noi, suoi figli amatissimi, ed entra nelle nostre comunità ecclesiali tanto provate per indicare a tutti la via giusta da intraprendere per giungere alla dolce meta del rinnovamento della vita. Accogliendo suo Figlio, Colui che Ella ci presenta stando intrepida ai piedi della Croce, veniamo introdotti in una nuova sorgente in cui la fede acquista un rinnovato vigore, grazie al quale la Chiesa può irrobustirsi per continuare a proclamare coraggiosamente al mondo intero il mistero dell’amore di Dio e di Cristo: Gesù è il Figlio di Dio, unico Salvatore di tutti gli uomini, che vive ed agisce continuamente nella Chiesa e nel mondo, attraverso l’azione vivificante dello Spirito Santo.
In virtù di questo fatto, tutta la Chiesa è inviata a proclamare ovunque questo grande messaggio e ad invitare ogni uomo ad accogliere Gesù nella propria esistenza, mediante la vera conversione del cuore.
La croce di Cristo che oggi adoriamo ci invita a non aver paura del peccato perché è proprio su di essa che la miseria dell’uomo si incontra con l’infinita misericordia di Dio, sulla Croce Dio e l’uomo si ricongiungono in un unico grande abbraccio. Adorare questa misericordia sconfinata significa per l’uomo percorrere l’unica via per aprirsi al mistero che la Croce stessa rivela.
Essa – se riflettiamo un attimo – è piantata nella nuda terra, affonda le sue radici nell’umana malizia, ma si proietta in alto, come la vetta di una montagna che guarda sempre il cielo, indicandoci il luogo della dimora diDio.
Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è trasmessa la vita, restituita la speranza, comunicata la luce. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15) – dice Gesù.
Cosa ci è dato di guardare, dunque, contemplando la Croce? Contempliamo certamente l’amore di Dio per l’umanità. Paolo ne parla abbondantemente nella seconda lettura di oggi. Il Verbo di Dio, dunque, non solo si è fatto carne – simile agli uomini in tutto tranne che nel peccato – ma ha assunto anche la condizione di servo, facendosi obbediente fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8). Sì, “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito” (Gv 3,16).
Allora, contempliamo stupefatti e grati l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo che sorpassa ogni scienza e conoscenza. In origine, nel giardino dell’Eden, ai piedi dell’albero del bene e del male c’era una donna: il suo nome era Eva (cfr Gn 3), la Madre di tutti i viventi. Sedotta dal male, Eva si appropria indebitamente di ciò che crede essere la vita di Dio. Invece, quel gesto fatale, ignobile ed irrevocabile è l’inizio della morte che astutamente si insinua nel suo cuore e a partire da lei nel cuore di tutto il genere umano.
Ma oggi sul Calvario, ai piedi della Croce, c’è un’altra donna: il suo nome è Maria, nuova Eva. Docile al progetto di Dio, essa assiste e partecipa all’offerta che il Figlio fa di sé al Padre per la vita del mondo e, ricevendo da Gesù la persona dell’apostolo Giovanni, diventa Madre di tutti gli uomini. È la Vergine Addolorata, che domani ricorderemo nella liturgia. A Lei ci affidiamo serenamente, perché sotto le nostre croci sappiamo accogliere Dio che bussando, vuole entrare nella nostra vita.
di P. Franncesco M. Trebisonda, o.m.
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