Ogni volta che prendiamo parte alla celebrazione eucaristica ognuno di noi diviene spazio per accogliere la presenza di Dio. Membra del Corpo mistico di Cristo, ogni battezzato partecipa al sacrificio dell’Agnello, proclamandoLo vivo e risorto. Apriamo generosamente il nostro cuore ed accogliamo, perciò, il dono della sua presenza.
La liturgia di questa domenica ci parla della fede che è il fondamento della vita cristiana. Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere e a rafforzarsi nella fede, a credere e ad affidarsi solo a Lui per costruire sulla roccia la propria esistenza. Ecco perché essi gli chiedono a gran voce: «Signore, accresci in noi la fede» (Lc 17,6). È una bella richiesta, una domanda importante. I discepoli, infatti, non chiedono doni materiali, non privilegi, ma soltanto la grazia della fede che orienti e guidi tutta la loro vita.
Senza rispondere direttamente alla loro richiesta e per esprimere in maniera più incisiva l’incredibile vitalità della fede, Gesù propone loro un’immagine: come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, come, ad esempio, sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare. La fede, che significa fidarsi di Cristo, accoglierLo, lasciarsi conformare a Lui, seguirLo fino in fondo realizza e rende possibili le cose che umanamente sono impossibili.
Un esempio ce lo propone il profeta Abacuc nella prima lettura. Egli prega il Signore per una situazione di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione il profeta introduce una visione che illustra il progetto di Dio per la storia dell’uomo: «Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,4). L’empio, colui che non agisce secondo Dio si piegherà, è destinato a cadere; il giusto invece, avrà la vita e godrà di ogni bene.
Nella seconda parte del Vangelo ci viene presentato un altro insegnamento che tuttavia è strettamente legato alla fede: l’umiltà. Gesù, infatti, ci invita ad essere umili e propone alla nostra riflessione una nuova icona: un servo che ha lavorato nei campi. Quando egli torna a casa, il padrone gli chiede ancora di lavorare. Secondo la mentalità del tempo, il padrone aveva tutto il diritto di farlo mentre il servo gli doveva una disponibilità completa.
Con questa semplice immagine Gesù ci dice che anche noi siamo servi di Dio; nei suoi confronti non siamo creditori, ma siamo sempre debitori perché a Lui dobbiamo tutto. Accettare, accogliere e fare la sua volontà è l’atteggiamento che i cristiani dovrebbero assumere ogni giorno, in ogni momento della vita.
Dinanzi a Dio non dobbiamo mai presentarci come coloro che dopo aver reso un servizio pensano di meritare una grande ricompensa. Questa è una pericolosa illusione che può colpire tutti, anche coloro che lavorano al servizio del Signore, nella Chiesa. In realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio; sforziamoci di dire, come ci suggerisce Gesù: «siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10). Questo è un atteggiamento di vera umiltà che ci mette al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi.
Carissimi, se faremo ogni giorno la volontà di Dio, se rispondiamo alla sua chiamata con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Egli stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità.
Anche l’apostolo Paolo, nella seconda lettura di questa domenica, ci parla della fede. Timoteo, infatti, è invitato ad aver fede e, per mezzo di essa, ad esercitare l’amore. Il discepolo di Paolo viene esortato a ravvivare nella fede il dono dell’ordinazione presbiterale, ricevuto per svolgere il ministero apostolico come suo stretto collaboratore (2Tm 1,6). Egli deve curare questo grande tesoro, non deve lasciar spegnere questa forza ma deve renderla sempre più viva per mezzo della fede. E l’Apostolo aggiunge: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza» (v. 7).
Non abbiamo timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili! La fede ci dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla nostra terra.
E quando si incontra l’opposizione del mondo ricordiamo le parole di Paolo: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro» (v. 8). Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo. La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione colpisce chi è debole nella fede, chi confonde il male con il bene, chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo.
Così si sono comportati i nostri Santi, come pure tanti laici e sacerdoti esemplari. Siano essi a custodirci e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare con le parole e con le opere la presenza e l’amore di Cristo. Guardiamo con speranza e fiducia al nostro futuro! Facciamo emergere in tutta la sua luce il bene che desideriamo, che cerchiamo e che abbiamo!
Viviamo con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile! La Madre di Cristo, la Vergine Santa, ci assista e ci conduca alla profonda conoscenza del suo Figlio Gesù, salvatore nostro, ieri, oggi e sempre. Amen.
di Fra’ Frisina
foto: mirjdobro.wordpress.com
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