In un articolo pubblicato in questi giorni il Washington Post ha decretato la morte del 3D. I numeri in effetti sono impietosi. Nemmeno la riproposizione in tre dimensioni del kolossal Titanic ha raggiunto gli obiettivi di incasso.
Il pubblico sembra poco interessato ai film in 3D, nonostante i numerosi vecchi titoli riadattati in questa versione. Le major giustificano le riedizioni dei grandi classici, come “Il re leone” o “Titanic” appunto, con il desiderio di mostrarli alle nuove generazioni, che non li hanno mai visti, con l’incentivo di un formato inedito. Il problema è che il passaggio al 3D spesso è di scarsa qualità o non aggiunge nulla alla godibilità del film rispetto alle due dimensioni.
La moda del 3D ha anche portato a riadattare in corsa film dapprima girati in maniera classica, come “Scontro fra Titani” o l’ultimo episodio della saga di Harry Potter. I risultati però non sono certo all’altezza di Avatar. Il film di James Cameron è stato ideato, scritto e girato appositamente per essere visto in tre dimensioni e infatti ha incassato quasi tre miliardi di dollari.
Quello che forse i registi non hanno capito è che le nuove possibilità del 3D esigono, come prima il sonoro e poi il colore, un nuovo modo di scrivere e produrre i film.
di Redazione
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