In Irlanda la morte di una giovane donna di origine indiana riapre il dibattito sulla legge contro l’aborto che consente l’interruzione di gravidanza solo ed esclusivamente nel caso in cui sia in pericolo la vita della madre. La clausola in questo caso tuttavia non è stata sufficiente.
Savita Halappanavar, questo il suo nome, era incinta di 4 mesi quando si era presentata presso l’ospedale universitario di Galway chiedendo l’interruzione della gravidanza a causa dei fortissimi dolori alla schiena che avvertiva. I medici le avevano risposto che l’Irlanda è un paese cattolico e non è possibile operare l’interruzione di gravidanza fino a che il cuore del feto batte. Solo il 23 ottobre scorso hanno acconsentito all’asportazione del feto ma era ormai troppo tardi, la donna è infatti morta di setticemia una settimana dopo.
L’ospedale ha richiesto una indagine sulla morte di Savita non ancora partita perché in attesa del benestare del marito, attualmente in India per i funerali. Anche il dipartimento della salute irlandese ha aperto delle indagini sull’accaduto.
L’episodio è accaduto a poche settimane dall’apertura della prima clinica privata nell’Irlanda del Nord in cui sarà possibile l’aborto.
Di fronte al parlamento di Dublino lo scorso mercoledì si sono radunate circa 2000 persone per chiedere una revisione della legge che impedisca il ripetersi di casi di questo tipo.
di Redazione
foto: guardian.co.uk
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