Spunta un altra figura sospetta nel giallo di Benevento.
Un altro uomo è stato visto in compagnia della piccola Maria, la bambina di 10 anni trovata morta lo scorso 19 giugno nella piscina di un resort a San Salvatore Telesino, violentata ed annegata nella piscina, stando all’autopsia.
Mentre le indagini procedono, il fatto di cronaca ha veramente impressionato, anche perchè si tratta di una bambina. Riflettendo sull’odiosa vicenda, ho provato ad allacciare una parte di memoria artistica, poichè il mio lavoro e lo spazio che amo ritagliarmi è quello di occuparmi fondamentalmente di arte; l’arte trova sempre delle risposte, a volte di conforto, emozione e gioia, in altre di riflessione, disincanto, terrore, solitudine. L’arte ha risposte per ogni emozione vissuta.
MARIA, LA BAMBINA MORTA DA SOLA
La dolorosa vicenda della piccola Maria ha richiamato alla mia mente un quadro di David Hockney, del 1967 “A bigger Splash“, noto come “La grande piscina o La piscina più grande”. Esattamente, purtroppo, come la piscina in cui la piccola Maria è stata trovata morta, senza vestiti, con gli abiti ripiegati od accantonati qualche metro più avanti.
Questo dipinto mi ha messo profonda malinconia e tristezza; innanzitutto siamo a Los Angeles, in California. Il quadro mostra un grande tetto della casa, forse dall’ombra potremmo presumere che sia mezzogiorno, ma non lo sappiamo. Il proprietario si è appena tuffato in piscina, potremmo immaginarlo dal primo piano sul trampolino (osservando il quadro) e dagli spruzzi nell’acqua, lasciati presumibilmente da un tuffo in acqua. O forse no, forse qualcuno si è tuffato ed è poi andato via. Tutto il quadro è di una tristezza desolante: non c’è nessuno, non c’è anima viva. La casa che è dipinta ha un solo piano, con grandi vetrati in cui si riflettono edifici a forma cubica e due palme. La terrazza ed il muro di calcestruzzo sono a tinta unita; non c’è nulla fuori posto, tutto è di un ordine “agghiacciante”. Ho pensato, ricordando questo dipinto, che “nulla è mai come sembra“. Nulla fuori posto, né un oggetto, né un giocattolo, quindi nessuna presenza di un bambino o bambina. Tutto è stato messo in ordine, tranne una sedia pieghevole, una di quelle che usano i registi sui set cinematografici. Realtà, finzione, finzione, realtà ….Non lo sappiamo.
“SI LA FORMA E’ TUTTO, E’ IL SEGRETO DELLA VITA”
(Oscar Wilde)
In quale realtà siamo capitati? Quella in cui tutti devono mostrarsi al meglio? Dove non ci sono sbavature, contraddizioni, sbagli, dove tutto è perfetto, immacolato, candido, “normale”? Nel mondo perfetto dove l’ipocrisia non è di casa? Qui forse tutti devono avere una bella macchina, una bella casa ed una bella piscina, perchè per essere “normali” bisogna anche mostrarsi al meglio, mostrare degli “status”, essere apparentemente “felici”. E tutto deve essere – dunque – immacolato. Perfino il cielo è troppo perfetto, troppo azzurro, non una nuvola, non un uccellino a disturbarne la pennellata cerulea, nessuno che disturbi questa quiete irreale, quasi fosse stato pulito anche lui dal getto d’acqua di un giardiniere. Cosa ci ha voluto dire, l’artista David Hockney ? Cosa vorrebbe dirci ancora? Chi si trova da quelle parti, per caso e di passaggio? Il proprietario della casa? Un amico di famiglia? La famiglia stessa? Un vicino? Non sappiamo niente: è la stessa situazione che ritroviamo in cronaca, per l’omicidio della bambina. Nessuno ha visto niente, nessuno parla, nessuno sa.
Resta un Resort silenzioso, con una grande piscina muta; testimoni solitari di un delitto orribile.
di Alessandra Paparelli
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