La globalizzazione ha reso l’uomo una macchina, una mera macchina senza anima ed intelletto. Un essere robotizzato pronto a tutto pur di far business, pur di vivere nell’era del godi subito adesso. Un momento storico con scarso spessore umano, con forti contraddizioni in termini da lasciar senza fiato.
Si continua a leggere e parlare di crisi, di difficoltà economiche, di mancanze di opportunità…ma è davvero così?
Ho studiato scienze politiche non perché avessi una tessera di partito, non per conoscenze con personaggi che sedessero in poltrone di velluto rosso, ma per capire i principi e gli insegnamenti della buona politica comune.
Sono sempre stato convinto che la politica, proprio perché democratica, proprio perché rivolta a tutti e partecipata da tutti, non doveva avere estreme faziosità, ma basarsi su confronti critici e costruttivi. Non si può accettare che questo senso di giustizia comune oggi non ci sia. A cosa è chiamata la politica? Per negoziare soluzioni di pace e non di guerra, per creare prosperità e non poveri, per migliorare le condizioni di un continente volutamente inespresso come l’Africa, per regolare gli interessi e non portarli avanti in modo occulto da amici di amici, per valorizzare le giovani generazioni e non isolarle, per avere più fiducia nella comunità in cui agiamo, per essere cittadini e non sudditi.
Da quasi trentenne, non vedo attorno a me dei Maestri, ma solo massoni al potere e povera gente disposta a sopravvivere. Che piaccia o no è la verità. A me non pare di vivere in una società civile e giusta.
Sarà che forse vivo in una situazione di precariato, sarà che sono incazzato con questa società falsa, sarà che noi giovani collezioniamo opportunità sparse qua e là, con titoli accademici che se si tramutassero in soldi, di certo potrei pagare affitto e bollette, almeno potrei dichiararmi indipendente. Ma sto provando sulla mia pelle che non è così. Il lavoro manca, questa è la verità!
Io, da giovane, non sarei stanco di lavorare dieci o dodici ore al giorno, ma sarei e sono stanco di non essere pagato il giusto. Quanti giovani vivono questa situazione? Siamo stanchi di parlare un linguaggio che contiene continui rimandi ad un mondo virtuale senza dir nulla, e senza veder nulla di concreto. Siamo stanchi di non poter guardare ad un futuro. Siamo teste pensanti, fortunatamente!
Cosa è successo davvero? Se l’uomo deve considerarsi arrivato perché ha messo in connessione il mondo senza connettere gli interessi primari, quelli che si sarebbero risolti ora con l’innovazione, allora posso affermare che l’essere umano ha regredito, ha costruito senza saper utilizzare lo stesso strumento realizzato. È tornato ad uno stato primordiale con una differenza che il potere, oggi, è accettato senza sé e senza ma. Oggi l’uomo non potrebbe vivere senza la sua crisi, senza la sua presenza online costante, l’uomo ha fallito. In questo fallimento sono falliti i valori della società civile, dell’educazione al rispetto, al merito altrui. Tutti presi da una corsa affannosa ad una realizzazione che avviene necessariamente a scapito degli altri.
L’essere umano può davvero credere che questa sia la strada giusta? Può davvero pensare che la tecnologia sia il mezzo, lo scopo e il fine? Pensa davvero che mentire sia la soluzione per risolvere tutto? E ha la forza di mentire a sé stesso? Noi giovani non possiamo più mentire alla nostra dignità.
Nessuno ha il coraggio di ribellarsi perché l’alienazione ha preso il sopravvento. Stiamo diventando sempre più sconosciuti a noi stessi, perché non ci ascoltiamo più, ma eseguiamo ordini e regole, avendo la consapevolezza che ciò che stiamo facendo è una continua presa in giro a noi stessi. Stiamo perdendo l’uso di confrontarci, di sollevare domande, di elaborare teorie, progetti sociali rilevanti. Stiamo perdendo la forza di incazzarci intellettivamente.
Continuando così tutto cambierà, tutto si accorcerà e noi giovani saremo sempre più messi da parte, sempre meno partecipi fisicamente e mentalmente, sempre più distanti l’uno dall’altro, sempre meno umani.
La sociologia e le scienze umane falliranno se nella società non vi sarà un’applicazione seria delle stesse. Bisogna elaborare piani, seguendo le teorie di Habermas, di Mead. Rifkin parlò di modernità liquida, e pur avendo avuto indicazioni specifiche, la situazione è migliorata? No.
Dobbiamo dire basta, e avere il coraggio di creare una nuova comunità in cui agire.
Una rivoluzione ideologica, questo vorrei per la mia generazione!
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