Il canto al Vangelo della terza domenica di Quaresima sintetizza il messaggio principale di questo tempo penitenziale: “Convertitevi, dice il Signore, il regno dei cieli è vicino” (Mt 4,17). Nel Vangelo odierno (Lc 13, 1-9), Gesù fa riferimento a due episodi di cronaca: una forte repressione delle guardie romane accaduta nel tempio e la morte di diciotto persone per il crollo della torre di Siloe. I suoi interlocutori, manifestando la mentalità tipica dell’epoca, interpretano questi eventi drammatici come una punizione di Dio per i peccati commessi da quelle vittime, e considerandosi giusti, esenti perciò, da punizioni divine, costoro credono di non aver bisogno di conversione.
Gesù si oppone a questo falso principio e afferma: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (vv. 2-3). Perciò, Egli esorta quella gente – e, quindi, anche noi – a riflettere attentamente su quei fatti per rafforzare l’impegno a convertirsi; Gesù sa bene, infatti, che chiudendo il cuore a Dio e non badando più alla personale conversione, l’uomo si avvia inevitabilmente incontro alla morte dell’anima.
Carissimi, approfittiamo di questo tempo santo per accogliere con gioia l’invito di Dio, dando una svolta alla nostra vita e impostandola a partire solo dal Vangelo, certi che Gesù rivolge l’appello urgente della conversione perché è preoccupato realmente della felicità e, ancor più, della salvezza degli uomini. Rispondiamo generosamente alla chiamata di Dio, attuando un sincero sforzo interiore e chiedendoGli, nello stesso tempo, di farci comprendere in che cosa dobbiamo cambiare. Incoraggiamoci altresì, ad essere sempre immagine bella di una Chiesa fatta non di mattoni ma di pietre vive. Affidiamoci perciò, alla forza potente della Parola di Dio: Essa sia per noi la lampada che rischiara continuamente il cammino di conversione; sia la bussola che orienta costantemente i passi della nostra vita sacramentale; sia la fonte di ispirazione per il nostro servizio disinteressato nei confronti del prossimo.
Impariamo ad ascoltare attentamente il Signore che ci parla attraverso le Scritture. Esse rimangono, ieri come oggi, il cuore pulsante della fede, una scuola continua di vita cristiana ove si accresce la fede, si nutre la speranza e si rafforza la carità. Lasciamoci coinvolgere dal desiderio di annunciare sempre il Vangelo di Gesù Cristo. A tal proposito, non aspettiamo che altri vengano ad annunciarci messaggi illusori che propinano solo pseudo felicità; vestiamo i panni dei veri missionari di Cristo per proporre la novità del Vangelo laddove il Signore ci ha chiamato ad operare. Il Vangelo di oggi si chiude con il racconto della parabola di un fico sterile piantato in una vigna (vv. 6-9). Il dialogo tra il padrone e il vignaiolo ci rivela da una parte, la misericordia di Dio che sa pazientare con i ritardi dell’uomo e, dall’altra, l’impellente necessità di un cambiamento di rotta da attuare subito opponendoci con forza a tutto ciò che ci fa respingere l’amore di Dio.
Anche Paolo nella seconda lettura (1 Cor 10,1-4) esorta i cristiani di Corinto a non illudersi: infatti, non ha senso nè il Battesimo e nè l’Eucarestia se poi non si vive il cristianesimo in maniera autentica e se non ci si accorge dei segni di Dio. Carissimi, la Quaresima sia il tempo privilegiato per saper riconoscere nella nostra vita la presenza Dio. Ci sia di aiuto la prima lettura (Es 3, 1-15). Mosè nel deserto si trova dinanzi ad un roveto che brucia ma misteriosamente non si consuma; spinto dalla curiosità, si avvicina per scrutare questo prodigio ed ecco che risuona una voce: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3,6). Dio lo rimanda in Egitto per liberare il popolo dalla schiavitù del faraone e condurlo, attraverso il deserto, nella terra promessa. Nella teofania del roveto ardente, il Signore rivela il suo Santo Nome a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Dio fa conoscere all’uomo la propria identità per offrirgli la possibilità di intessere con Lui una speciale relazione, un rapporto attraverso il quale possa invocarLo e chiamarLo in qualsiasi momento. Ciò significa che Dio si consegna all’uomo con fiducia, diviene accessibile, quasi uno di noi.
Quale altra fede o religione ha un Dio così vicino come il nostro? Ciò che iniziò presso il roveto ardente si compie sotto l’albero della croce, luogo dove Dio, rivelandosi nel Figlio suo Gesù Cristo, si consegna nelle nostre mani per la liberazione dell’umanità. E se durante la fuga del popolo dall’Egitto Dio si è rivelato come Colui che libera dalla schiavitù, sul Golgota di Gerusalemme Dio si mostra come Colui che abbraccia ogni uomo, lo libera dal peccato e dalla morte, accogliendolo teneramente nell’abbraccio del Suo infinito amore. Ci piace rimanere a contemplare questo grande mistero per capire l’alto significato della Quaresima e per vivere così in continua conversione. Carissimi, invochiamo ancora una volta la materna intercessione di Maria Santissima perché ci introduca nel cuore dell’itinerario quaresimale. Aiuti ogni cristiano a ritornare al Signore; sostenga la nostra rinuncia al male e rafforzi l’accettazione piena e sincera della volontà di Dio nella nostra vita. Amen.
di Fra’ Frisina
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