La Sicilia è un’isola in cui abbondano pesce, frutti di mare crostacei, gamberi, cozze, vongole e gli spinosissimi ricci di mare. Questi ultimi rappresentano una vera prelibatezza “low cost” della tavola siciliana. Basta infatti imparare a riconoscere il riccio buono (la femmina), dal colore viola e dalla polpa arancione, per preparare una cena estemporanea tra un tuffo e l’altro. Si tratta di un piatto ricco di proteine, fosforo e ferro, dal basso contenuto di grassi.
La storia
Già nelle Satire di Orazio, composte fra il 41 e il 30 a.c si parla della succulenta crema di ricci “Curtillo mostrò il modo di insaporire la salsa con uova di ricci spaccati in due, e con il loro liquido che è migliore di qualsiasi salamoia”.
Nacque così la celebre “pasta che profuma di mare”, che accosta ingredienti semplici tra cui l’olio d’oliva, l’aglio, il prezzemolo a quello unico ed intenso dei ricci, organismi marini appartenenti al Phylum degli Echinodermi (termine greco (echinos = aculeo e dérma = pelle) che significa“pelle con spine”).
Come si aprono?
Per aprirli basta utilizzare delle forbici qualsiasi o meglio una “taglia ricci”, attrezzo specifico per questo frutto di mare.
Si tratta di un’operazione che richiede tempo e pazienza. Bisogna infatti tagliare il riccio in senso circolare, poi quando si apre occorre ripulire il guscio dal liquido e dalle spine, infine si estraggono con un cucchiaino solo le uova arancioni, che si possono mangiare anche crude, condite con un po’ di limone o sopra una bella fetta di pane di casa.
Se siete poi particolarmente creativi, potete utilizzare i gusci privati degli aculei (basta lasciarli a bagno nella candeggina) a scopo decorativo per addobbare l’albero di Natale, come portapenne o originali soprammobili.
Una raccomandazione: state attenti a non pungervi perché solitamente le spine si spezzano all’interno della ferita e vanno rimosse con una pinzetta ben disinfettata.
Personalmente, questa ricetta mi riporta direttamente alla mia infanzia, trascorsa in una zona di Avola che si chiama “Mare vecchio”.
Qui, mi divertivo a raccogliere ricci con il mio amico Crispino Spugnetti (anche lui chef), poi ci lanciavamo nella sfida su chi faceva la spaghettata di ricci più buona.
Ma ecco a voi la ricetta:
Pasta con i ricci (per 4 persone)
320 grammi di spaghetti vermicelli
360 grammi di polpa di ricci di mare
Uno spicchio d’aglio
Un ciuffo di prezzemolo
Una presa di peperoncino rosso
Olio Evo.
Procedimento
Mettete a bollire abbondante acqua salata.
A parte, in una padella, preparate olio extravergine d’oliva, spicchio d’aglio (cui avete levato l’anima) tritato finemente ed una presa di peperoncino rosso.
Fate riscaldare la padella con aglio e peperoncino.
Appena inizia a scaldare, prendete circa 50/ 100 g di polpa di ricci e versatela in padella, in modo di farla sciogliere (aiutatevi con un po’ di acqua di cottura).
Attenti a non fare rapprendere troppo la polpa di riccio: create una cremina.
Appena gli spaghetti sono cotti toglieteli dal fuoco e versateli in padella.
Fateli saltare aggiungendo l’altra parte di polpa di ricci, mantecate e infine impiattate con una spolverata di prezzemolo e un filo d’olio extravergine d’oliva a crudo.
Buon appetito
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