I segnali incoraggianti che arrivano dai numeri relativi ai nuovi contagi, stanno portando le istituzioni calcistiche ad iniziare a ragionare su date e modalità per la ripresa dei campionati. L’intenzione della Lega di Serie A e della FIGC sembra infatti essere quella di portare regolarmente a termine la stagione, cercando così di contenere i danni economici dovuti allo stop e di evitare contenziosi giudiziari relativi a diritti Tv e sponsorizzazioni.
Sono diverse le voci che filtrano riguardo le decisioni che verranno prese. Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, ad oggi la data più gettonata per la ripartenza degli allenamenti di squadra sembrerebbe quella del 4 Maggio, con le partite che, a quel punto, potrebbero riprendere il 31 Maggio o il 7 Giugno, permettendo così agli atleti di avere il tempo per riguadagnare una buona condizione atletica. Così facendo, il campionato dovrebbe concludersi intorno alla metà di Luglio. Tutto questo, ovviamente, a patto che la situazione relativa al Coronavirus continui sensibilmente a migliorare nelle prossime settimane e che arrivi quindi il via libera da parte del Governo al ritorno all’attività per lo sport professionistico.
Tra le varie ipotesi circolate in questi giorni, si sta facendo largo una clamorosa soluzione, che avrebbe lo scopo di ridurre i tempi e di limitare il più possibile gli spostamenti dei calciatori e del personale dei club: allenarsi e giocare tutte le partite a Roma.
Entrando nello specifico, si tratta di mandare tutte le squadre (e gli arbitri) in ritiro nella Capitale per svolgere la preparazione fisica e conseguentemente far disputare tutte le gare ufficiali, a porte chiuse, su diversi campi presenti nella città. Per garantire la tutela dei soggetti coinvolti sarebbero previste imponenti misure di sicurezza (tra cui l’esclusione dei giornalisti) e scrupolosi controlli sanitari, oltre all’obbligo di indossare la mascherina per tutti gli addetti ai lavori tranne i calciatori.
Non certo un’idea semplice da mettere in pratica, innanzitutto dal punto di vista logistico. Sistemare 20 squadre in diverse zone della città isolandole dai tifosi che potrebbero presentarsi nei luoghi dei ritiri, organizzare in sicurezza gli spostamenti e far “incastrare” giorni ed orari delle partite in base ai campi disponibili, sono solo alcuni dei problemi di non poco conto da risolvere in caso di una scelta di questo tipo.
Poi, passando all’ambito puramente sportivo, non sarebbe sicuramente da escludere la sollevazione di un dibattito sulla regolarità della competizione. Una compagine che aveva diritto a disputare tra le mura amiche metà delle partite rimanenti, si troverebbe ora a perdere questo vantaggio, questione che si fa ancora più spinosa se pensiamo ai big-match tra i club in corsa per il titolo e per la qualificazione alle coppe europee, così come di quelli in lotta per non retrocedere.
Ecco perché al momento la strada più plausibile rimane quella della conclusione del campionato con la formula classica, anche se con l’adozione di scrupolosi accorgimenti. Club in ritiro a porte chiuse nelle proprie città, con centri di allenamento sottoposti a sanificazione e calciatori ed altri dipendenti monitorati con tamponi e test sierologici.
Resta dunque da capire come si accorderanno le varie parti in causa, considerando che ad oggi sembrano persistere ancora volontà discordanti tra le diverse Società di Serie A, dove c’è anche chi vorrebbe chiudere qui la stagione sportiva, come il presidente del Brescia, Massimo Cellino, il quale alcuni giorni fa aveva minacciato di non mandare in campo i suoi giocatori in caso di ripresa del campionato.
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