La profanazione della memoria

1. La scritta sulla porta trafugataIl furto della porta del campo di concentramento di Dachau, avvenuto nella notte tra il 1º e il 2 novembre, è di una gravità che va ben oltre l’atto vandalico.

Un grande piazzale per le adunate e l’appello, 34 enormi baracche adibite a camerate, un edificio dei servizi, una baracca per la disinfezione, un’altra adibita ad infermeria. E poi un carcere-bunker, sette torrette di guardia, un crematorio annesso al locale adibito a camera a gas,  un posto di guardia con l’ingresso al campo. Intorno, un fossato fiancheggiato da filo spinato ad alta tensione e dalle mura del campo.

Questo, dal 1933 al 1945 è stato Dachau per oltre 200.000 deportati che hanno varcato la soglia del suo cancello, che hanno attraversato la porta di ingresso del primo campo di concentramento realizzato dalle SS. Sulla porta la scritta “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. Dalla notte tra il 1º e il 2 novembre quella porta non c’è più. Quella che fu “Gewaltschule”, scuola di violenza delle SS è stata violentata da ignoti: la sua porta è stata trafugata.

Non sapremo forse mai chi abbia potuto commettere la profanazione di questo luogo dedicato alla memoria, né se sia un caso che questo gesto sia stato compiuto proprio nel giorno della commemorazione dei defunti. A Dachau hanno perso la vita 41.500 persone. Nel campo esiste un fossa comune con una enorme lapide senza nomi.

Sorto nel marzo del 1933 poche settimane dopo la nomina di Adolf Hitler a cancelliere del Reich, il campo di concentramento di Dachau era stato inizialmente concepito per gli oppositori politici tra cui, in particolare, i comunisti. Dopo di questi vennero detenuti criminali comuni, immigrati, omosessuali e i cosiddetti asociali. Infine nel 1935, con le leggi razziali finalizzate a proteggere la purezza della razza tedesca, iniziarono le deportazioni degli ebrei.

Il campo fu posto sotto il controllo delle SS. Il termine vuol dire 2. Detenuti in una baracca“Schutzstaffel”, letteralmente squadre di protezione. Queste squadre erano un corpo paramilitare del partito nazionalsocialista tedesco nato per proteggere Hitler. Il suo comando fu affidato ad Heinrich Himmler. All’inizio a Dachau dovevano essere detenuti 5000 prigionieri. Nel corso degli anni la popolazione del campo aumentò progressivamente. Negli anni della guerra la situazione dei prigionieri divenne disumana. Nel 1944 gli interni delle camerate vennero modificati per alloggiare il maggior numero di persone possibile. Le già precarie condizioni di vita peggiorarono drasticamente. Fame, freddo e malattie causarono la morte di molti detenuti. Il 29 aprile 1945, giorno in cui il campo fu liberato dalle truppe americane, erano imprigionate 30.000 persone in condizioni estreme.

Durante i 12 anni di funzionamento del campo i detenuti vennero impiegati per svolgere lavori pesanti, poi con l’inizio della guerra furono utilizzati nell’industria bellica. Dachau fu un modello per i successivi campi di concentramento che sarebbero stati realizzati in Germania e in mezza Europa. Fu pure utilizzato come luogo di esperimenti sulla capacità di resistenza del corpo umano, eseguiti usando i prigionieri come cavie. Inoltre fu luogo di addestramento per formare i soldati delle SS che sarebbero stati impiegati anche in altri campi. Il motto nel campo era “Tolleranza significa debolezza”.

3. Prigionieri il giorno della liberazioneEsattamente 76 anni fa, il 9 novembre 1938, in tutta la Germania infuriò la persecuzione e il linciaggio degli ebrei, in quella che sarebbe passata alla storia come la “notte dei cristalli”. Fu l’inizio delle deportazioni in massa della popolazione ebrea che avrebbero condotto alla soluzione finale della Shoah.

Il 9 novembre è una data memorabile nella storia europea: in questo giorno nel 1923 vi fu il primo tentativo di golpe di Adolf Hitler; nel 1989 è caduto il muro di Berlino. “Chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo” ha detto qualcuno. Oggi sui terreni dell’ex campo sorge un memoriale, edificato nel 1965 per iniziativa dei sopravvissuti che si erano riuniti per costituire il Comitato Internazionale di Dachau e grazie a un contributo finanziario concesso dal governo dello stato della Baviera. Gli ultimi sopravvissuti sono ancora in vita, ma sono ormai pochissimi. Tra essi Max Mannheim, vicepresidente del Comitato Internazionale di Dachau, che si è detto “inorridito per la violazione della memoria delle vittime e della pietà che questo luogo rappresenta. Non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanto”.

La direttrice del Memoriale, signora Gabriele Hammermann, ha affermato che il furto della porta del campo è stato un “atto deliberato e ripugnante di negazione e cancellazione della memoria dei crimini commessi in questo luogo” e che in esso “vi è la volontà di colpire al cuore il memoriale”.

di Pasquale Episcopo

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.