La scuola cattolica: dopo il libro, il film

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C’è una linea sottile che divide il bene e il male ed alcuni giocano a saltarci sopra per tutta la vita.

Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera italiana che, al tempo, ha reso evidente l’importanza di una nuova regolamentazione giuridica per il crimine di stupro. Il contesto storico e culturale di quel periodo diventa la scenografia da analizzare e capire nel film “La scuola cattolica”.

Edoardo Albinati, dal cui libro il film è tratto, è il narratore che accompagna lo spettatore indietro nel tempo, per spiegare come una tragedia simile sia potuta accadere. La sua voce adolescente diventa il Cicerone di questo viaggio temporale.

Lo scopo di Albinati e del regista Stefano Mordini è denunciare un sistema, una mentalità metastatica che pian piano mangia dall’interno il suo ospite logorando ogni cosa intorno a lui.

Non a caso la scelta fotografica è spiccatamente cupa per quasi tutto il film, ad eccezione delle scene in cui compaiono le vittime, un focus impossibile da ignorare. La potenza posta sulla violenza che accadde è sconcertante, capace di far crollare qualsiasi muro.

I giovani attori han qui dimostrato una caratura notevole, per niente scontata, in particolare Benedetta Porcaroli che interpreta Donatella, la giovane vittima sopravvissuta, ha decisamente calcato la scena come un’attrice ventennale dando il giusto carattere al personaggio più cruciale della storia.

Il cast dei grandi, dei saggi è ricco di nomi importanti e blasonati che sembrano fare da cameo all’intero film. I loro personaggi infatti seppur importanti ai fini della narrazione e del contesto risultano devianti rispetto all’intera vicenda.

Roma appare affascinante e amaramente nostalgica, quasi velata dietro alle tipiche tinte gialle anni ’70 e dietro i mille segreti che contiene con uno sforzo che sembra immane, o come un vaso pronto a straripare da un momento all’altro. La politica, la chiesa, la morale borghese, la ribellione giovanile e non. Tutto sembra pronto a peggiorare al solo battito di un ciglio. Niente è stabile, sicuro.

Le scene incriminate dalla censura italiana sono forti, è vero, non ci sono stati sconti. Tuttavia la scelta di censurare il film lascia perplessi in un periodo storico come questo, in cui tutto è alla portata di tutti. Il così detto dovere di cronaca si fa corpo in un film come questo diventato testimonianza con la lettera maiuscola.

Nonostante la pellicola presenti alcune lacune, l’obiettivo è stato centrato: sconvolgere, denunciare. O semplicemente raccontare.

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