I curdi stanno creando qualcosa di diverso rispetto a quanto noi siamo abituati, e lo stanno facendo con devozione ad un paese che ancora non hanno visto nascere. Il popolo curdo, tutto, sta lottando per un sistema nuovo che rifiuta l’idea di Stato-nazione; una realtà pluri-confessionale, inclusiva, basata sull’autogoverno e l’autogestione, libera dal sessismo, dove il rispetto e la convivenza interculturale sono i principi cardine, dove le donne sono protagoniste e trasformatrici.
Il no del mondo accademico
L’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna hanno risposto all’appello di solidarietà delle Università del Rojava e di Kobane: “il governo italiano interrompa l’esportazione di armi alla Turchia”, già accolto da altri Atenei italiani. Così il mondo accademico si impegna solennemente a non voltarsi dall’altra parte, traducendo anche in iniziative più concrete la propria solidarietà.
Al termine di un ricco e partecipato incontro sulla questione curda, tenutosi presso l’Università di Pisa il 28 ottobre 2019, è stata discussa la proposta di un documento politico unitario del sistema universitario pisano. Attraverso la mozione, i Comitati Unici di Garanzia delle rispettive università si rivolgono ai membri dei Senati Accademici delle istituzioni universitarie delle quali fanno parte, chiedendo loro di farsi promotori presso il governo italiano e presso le proprie università di un concreto sostegno verso il popolo curdo.
Perché ci riguarda
Tra le varie richieste, alcune delle più significative (riprendendo dal documento):
- interrompere ogni attività che possa agevolare l’azione bellica, in particolare la vendita di sistemi di armamento o di supporto al loro utilizzo
- sospensione dei programmi di aiuti finanziari UE alla Turchia, interrompendo la delega alla Turchia nella gestione dei flussi migratori
- partecipazione attiva alla realizzazione di corridoi umanitari specificamente dedicati a studenti provenienti dalle zone colpite dal conflitto
- la promozione di rapporti quali scambi internazionali, spin.off, attività di ricerca e borse di studio.
Non voltarsi dall’altra parte, mai più
Sono più di 30 ad oggi gli atenei aderenti al Network delle Università italiane per la pace. La rete, promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), nasce allo scopo di creare azioni sinergiche tra le università che intendono impegnarsi nella costruzione della Pace ‘positiva’.
Su proposta del Network delle Università per la Pace, la CRUI ha presentato una mozione sulla situazione del Nord-est della Siria il 17 ottobre 2019. Oltre ad invocare uno stop immediato delle operazioni militari, la Conferenza chiede alla comunità internazionale che sia consentito alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuto e assistenza alle popolazioni civili nel Nord-est del Paese.
La solidarietà non discrimina
“La nostra solidarietà è rivolta a tutto il popolo curdo, da sempre vessato e discriminato, così come al popolo turco, oppresso da una tirannia sanguinaria. Il nostro supporto va ai nostri colleghi e alle nostre colleghe, agli studenti e alle studentesse degli atenei turchi. Siamo noi i primi a poter apprendere dalla loro resistenza. A loro vorremmo offrire la possibilità di respirare un’aria diversa e di una formazione in un ambiente stimolante e sicuro. Loro vorremmo supportare affinchè possano poi fare ritorno nel loro paese e creare degli imprevisti, portare la traccia di un pensiero nuovo”.
Nella foto, Asia Ramazan Antar, nota anche come Viyan Antar (Al-Qamishli, 1997 – Manbij, 30 agosto2016), è stata una guerrigliera e attivista curda con cittadinanza siriana.
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