La violenza come stile di vita. I “futili motivi” ed i buttafuori

ImageServer.ashxCapita spesso di leggere sui giornali eventi di cronaca nera che raccontano di violenze e omicidi avvenuti tra ragazzi, determinati come dice il codice penale da “futili motivi”. 

Una definizione questa che sta a significare secondo la Corte di Cassazione: “ la circostanza aggravante dei “futili motivi” sussite quando la determinazione criminosa sia stata causata da uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato, rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l’azione criminosa, tanto da potersi considerare, più che una causa determinante dell’evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale”

Cosa vuol dire? che l’azione del soggetto è stata talmente superiore  alla gravità dell’offesa, tale da dimostrare che l’autore abbia semplicemente dato sfogo ad un impulso violento e criminale. A leggere le cronache si scopre come questo tipo di comportamento non sia raro, e che in molti casi, gli autori sono dei ragazzi che con il loro comportamento, per motivi giudicati dall’esterno banali, producono effetti devastanti di violenza e di morte.

Parliamo in questi casi di quei comportamenti in cui i soggetti richiedono “chiarmenti”, per presunti sgarbi ricevuti, come una parola di troppo, uno sguardo insistente alla fidanzata, una questione di parcheggio o altro. Oppure, ancora peggio, quella violenza gratuita determinata semplicemente da atteggiamento giudicato provocatorio.Gli autori di questi comportamenti spesso sono giovani, in molti casi sotto gli influssi dell’alcool o di sostanze stupefacenti, che considerano una mancanza nei loro confronti, come una ferita insanabile, uno sgarro al loro presunto potere, conseguente al bisogno di dimostrare a se stessi e agli altri che nessuno può offenderli o fargli qualcosa che ne rovini la loro immagine di potenza e di superiorità sugli altri.

Comportamenti che nel migliore dei casi si risolvono,  con una rissa, e qualche lesione ma che in alcuni casi arrivano all’omicidio. E qui comincia il vero dramma, per le famiglie delle vittime, ma anche per quelle degli autori che per una follia di una notte, vengono condannati a pene detentive anche per molti anni. Vedere questi ragazzi nelle aule di tribunale spesso è uno spaccato di psicopatologia forense, alcuni intimiditi, impauriti, che non riescono a capacitarsi del dramma in cui sono caduti, dimostrando una fragilità psicologica completamente diversa da quella sicurezza “sbruffonesca” ostentata prima dei  fatti.

Altri invece  che continuano a mostrare una supponenza, indossando una sorta di ruolo di potere, di potenza, senza rendersi conto di essere semplicemente delle  brutte copie, anche ridicole, di personaggi di spessore criminale a cui vogliono assomigliare. Quello che emerge però, guardando il fenomeno nel suo complesso, è una visione della vita e dei rapporti sociali intrisi di violenza, di prevaricazione di aggressività repressa che può anche esulare da condizioni economiche o familiari.

Certo qualcuno dirà che questi comportamenti ci sono sempre stati, che eventi simili tra le giovani generazioni sono comuni, proprio per l’immaturità che li contraddistingue…

Possiamo anche essere d’accordo, che l’idea del “gruppo” può portare a comportamenti che il singolo non avrebbe mai intrapreso. C’è un punto però che va sottolineato.La presenza nei locali delle movide giovanili di una nuova figura quella del  “buttafuori”. Un figura questa,  che una volta era solo prerogativa di un certo tipo di locali, più o meno legali più o meno ben frequentati. La figura del “buttafuori” negli ultimi tempi è diventata una professione, tanto da aver avuto bisogno di  una regolamentazione da parte del  Ministero dell’Interno, con corsi specifici per avere la licenza. Se occorre quindi, la presenza di una nuova figura professionale questo vuol dire che bisogna rispondere a nuove esigenze di sicurezza che non sono più limitate ma molto più vaste. Evidentemente se bisogna provvedere alla sicurezza per i locali delle movide, occorre ammettere che c’è un  livello di aggressività e di violenza di chi li frequenta che ha superato il livello di guardia.

Cosa significa questo? Non vorremmo che i  “futili motivi” siano solo un “Iceberg”, un punto finale  di comportamenti aggressivi e violenti che stanno raggiungendo una quasi normalità. Forse che le nuove generazioni si ispirano sempre di più a “Arancia Meccanica” che a “Gioventù Bruciata?.

Gianfranco Marullo

foto: sassarinotizie.com

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