In questa rubrica solitamente presentiamo mete che si trovano fuori delle grandi città, sia nella provincia di Roma che in altre province o regioni. Questa volta proponiamo invece una “gita fuori porta” che in realtà si trova a Roma, nella sua estrema periferia sud. Una destinazione tra cultura e fede da consigliare in una primavera come quella attuale, dove un meteo instabile ci invita a visitare luoghi non troppo distanti, quantomeno dalla capitale.
Si tratta del complesso abbaziale delle Tre Fontane dove troviamo tre chiese, il monastero vero e proprio, l’oratorio, il negozio monastico, la distilleria e il frantoio; il tutto circondato da imponenti mura di cinta, tali da poterlo considerare un complesso monastico fortificato, dotato di un portale d’ingresso che fa pensare a quello dei Santi Quattro Coronati di Roma centro tanto è imponente. Il tutto immerso in un parco di 450 ettari con chiostri, camminamenti nel verde, alberi secolari: un luogo che induce alla meditazione e alla preghiera.
Dobbiamo raccontate subito la leggenda, secondo la quale questo sarebbe il luogo ove avvenne la decapitazione di San Paolo, il 29 giugno 67 d.C,. ad opera di soldati romani alla ricerca dei cristiani, ancora perseguitati. Cadendo a terra, la testa del Santo sarebbe rimbalzata tre volte e ad ogni impatto sarebbe scaturita una sorgente. Nella navata della chiesa più grande vi sono, infatti, tre nicchie che rievocano questo prodigioso episodio e la relativa cripta sottostante.
La storia
Il primo stanziamento nel sito fu quello greco-armeno: l’imperatore Eraclio avrebbe qui inviato in dono una preziosa reliquia, la testa del martire persiano Anastasio. Appartiene a quest’epoca la fondazione della chiesa dedicata alla Madonna, che diverrà poi Chiesa di Santa Maria Scala Coeli. Alla fine dell’VIII secolo il monastero e la chiesa andarono a fuoco, ma furono poi restaurati e fatti tornare all’antico splendore.
A partire dalla fine dell’XI secolo vi fu un periodo cluniacense, forse perché il monastero armeno era effettivamente decaduto o forse perché i cluniacensi stavano diventando il più potente ordine monastico del tempo e il papa aveva bisogno di alleati influenti nella sua lotta contro l’imperatore. Sta di fatto che l’allora Papa Gregorio VII affidò a quest’ordine monacale, attorno al 1080, l’abbazia e i suoi possedimenti. Essi vennero ampliati poi con la supervisione del famoso Giacomo della Porta.
Papa Innocenzo II, però, tolse il monastero a cluniacensi e lo assegnò ai cistercensi. È a questo periodo che risale la costruzione della chiesa abbaziale e la struttura del monastero come oggi lo conosciamo: in un documento del 1161 vengono menzionate per la prima volta tutte e tre le chiese che ne fanno parte. Il monastero venne completato nel 1306 e nel 1370 arricchì il proprio prestigio con le reliquie di san Vincenzo di Saragozza, che divenne contitolare della chiesa abbaziale.
Finita l’epoca eroica del monachesimo, nel 1408 l’abbazia fu trasformata in Commenda da Martino V, ma continuò ad essere tenuta dai monaci cistercensi. La vita dell’abbazia si interruppe nel 1808, quando fu soppressa dai francesi durante l’impero di Napoleone: saccheggiato e disperso il suo patrimonio, trasferiti alla Biblioteca Vaticana libri ed archivi, infestato il luogo dalla malaria, la struttura andò completamente in rovina.
In occasione del Giubileo straordinario indetto nel 1867 per il diciottesimo centenario del martirio di Pietro e Paolo, Pio IX riuscì a trovare gli ingenti fondi necessari per i restauri del grande complesso e l’abbazia fu ripristinata con bolla papale del 1868 ed affidata ai monaci trappisti, che provvidero anche a mettervi a dimora, per la bonifica dalla malaria allora endemica, 125.000 piante di Eucalyptus. La chiesa abbaziale rimase praticamente intatta nelle forme in cui fu costruita nel XII secolo.
Come arrivarci
Anziché utilizzare la macchina, per chi abita a Roma suggeriamo di servirsi dei mezzi pubblici: metro B fino alla fermata Laurentina e poi il bus 671 per sole tre fermate. Se invece si proviene da fuori Roma, occorre raggiungere il Grande Raccordo Anulare ed immettersi sulla Via Laurentina (uscita 25) in direzione Centro. Superata la Stazione Metro Laurentina, dopo 150 metri si deve svoltare a destra per via delle Acque Salvie dove troverete un ampio parcheggio gratuito.
Dove mangiare
Suggeriamo il chiosco bar fuori dal complesso monastico oppure acquistare i meravigliosi e tipici prodotti trappisti del negozio che si trova sulla sinistra dopo l’arco di ingresso, dove sono in vendita squisita cioccolata, eccellenti biscotti, fortissimi liquori, digestivi salutari ed amari alle erbe, tutti a prezzi contenuti e con una infinità di tipologie.
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