L’antisemitismo di ieri e quello di oggi: un’analisi

antisemitismoTre teste di maiale indirizzate alla Sinagoga di Roma, all’ambasciata israeliana e al museo della Storia, che sta ospitando una mostra sulla Shoah, sono state bloccate prima della consegna, tutto questo proprio alla vigilia della Giornata della Memoria. E’ solo l’ultimo di tanti esempi che dimostrano l’esistenza di un sentimento antisemita che alberga all’interno di alcune nicchie della società.

Nonostante il termine “antisemitismo” abbia poco più di cent’anni, gli ebrei sono oggetto di persecuzione da ben più tempo; è della fine del 1400, per esempio, l’editto con cui i sovrani cattolici di Spagna impongono loro una conversione forzata a pena dell’espulsione: in 200.000 saranno costretti a rifugiarsi al di fuori della penisola iberica. Essi sono sempre stati accusati di essere “avidi” e visti con sospetto perché molto chiusi al loro interno. Il primo pregiudizio, l’avidità, è spiegabile storicamente: vi fu un periodo nel Medioevo in cui ai cristiani venne vietato esercitare attività che fossero direttamente collegate al denaro (prestare soldi, per esempio) e contemporaneamente agli ebrei fu vietato qualsiasi mestiere, con la sola eccezione proprio delle attività finanziarie. Ed è ovvio che ciò, questa imposizione, ha comportato che essi divenissero sempre più specializzati in ciò: e così si spiega il pregiudizio.

Essi sono poi sì chiusi, ma solo dal punto di vista dell’ingresso nella loro religione, che è reso difficile al  solo scopo di mantenere intatta la loro identità. Inutile ricordare qui, se non in breve, il momento in cui l’antisemitismo ha avuto il suo massimo picco, cioè il periodo della Germania nazista e delle leggi razziali; delle deportazioni e dei campi di sterminio. A mio parere, i sentimenti antiebraici odierni sono per buona parte residui derivati dall’ideologia nazionalsocialista di Hitler. Ma non solo; un ruolo decisivo lo gioca anche la vicenda iniziata nel periodo postbellico della cosiddetta “questione israelo-palestinese”.

Riguardo il primo antisemitismo c’è da notare che esso è tipico delle frange neonaziste (che spesso sembrano essere neonazifasciste, confondendo un po’ le cose) le cui idee spesso troviamo espresse per mezzo di scritte sui muri in giro per le città. Il secondo antisemitismo odierno invece sarebbe più tipico anche dell’estrema sinistra ed è da ricollegarsi ad un odio dovuto ad una presa di posizione favorevole alla popolazione palestinese, e perciò contraria a Israele, nell’ambito del conflitto che vede coinvolte le due etnie. In questo secondo caso si nota come possa essere problematica la distinzioni tra quelle che sono le posizioni più puramente politiche sul problema, e che possono essere o no condivisibili, e quelle che sono propriamente razziste: c’è il rischio che le prime sfocino nelle seconde, diventando un’ideologia antisemita.

di Lorenzo C. Masucci

foto: commons.wikimedia.org 

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