Le manipolazioni dei benchmarks da parte delle banche. Un’indagine planetaria

imagesSolo alcuni giorni or sono davamo conto dell’indagine avviata dalla Financial Conduct Authority, creata in Inghilterra per sorvegliare i mercati e perseguire i crimini finanziari, in merito a potenziali manipolazioni riguardanti il mercato mondiale dei cambi.

Nella circostanza, da un’inchiesta condotta da Bloomberg News,  emergeva che l’indicatore WM/Reuters, una delle principali fonti da cui ricavare i tassi di cambio, sarebbe stato manipolato da parte di una o più banche e/o  da loro traders.

Il fatto in questione seguiva cronologicamente la condanna a una multa di circa due miliardi e mezzo di dollari inflitta a tre primarie banche per essere state riconosciute colpevoli di aver manipolato il tasso Libor (London Interbank Offered Rate).

È di questi giorni la notizia dell’indagine avviata lo scorso dicembre dall’Hong Kong Monetary Authority su alcune primarie banche mondiali in merito a possibili manipolazioni e aggiustamenti sui locali tassi d’interesse. A sua volta, codesta indagine è connessa ad altra avviata a Singapore rispetto ad alterazioni del Sibor (Singapore interbank offered rate).

Ci risiamo quindi, e, ove mai ce ne fosse stato bisogno, arriva la conferma che, a discapito delle latitudini e dei soggetti individualmente coinvolti, la “coazione a ripetere” delle banche si reitera incurante delle inchieste in atto e delle attività di vigilanza condotte dalle autorità preposte.

La scorsa settimana l’Ecofin, nell’ambito del progetto deciso all’incirca un anno fa dai capi di Governo Europei di realizzare l’Unione Bancaria fondata anzitutto sulla (inizialmente graduale) centralizzazione della vigilanza da parte della BCE, ha cercato di raggiungere un accordo sul tema delle regole da adottare in caso di fallimento o ristrutturazione di un istituto di credito in crisi.

 L’accordo raggiunto prevede che i singoli Stati continueranno a farsi carico dei salvataggi delle proprie banche attraverso la costituzione di un fondo nazionale, ma si prevede altresì un’attenuazione, ancor minima in verità, dell’attuale legame tra debiti delle banche e rispettivi debiti sovrani, attraverso il coinvolgimento del Fondo Salva Stati – ESM – che potrà ricapitalizzare direttamente gli Istituti di Credito.

Ciò di cui ancora si discute e che riteniamo impegnerà ancora a lungo i ministri dell’Ecofin, sono le misure di liquidazione degli istituti di credito insolventi e, in particolare, di chi, oltre agli Stati e agli azionisti, dovrà farsi carico della loro liquidazione.

Questo meccanismo si propone, nelle migliori delle intenzioni, di supportare le fragilità strutturali dei sistemi creditizi dei singoli paesi e, nei limiti del possibile, circoscrivere i rischi di contagio sistemico.

Pare tuttavia che, ancora una volta, s’intenda intervenire sugli effetti delle crisi, mentre, per quanto attiene alle cause o potenziali tali, il cammino da percorrere è ancora molto lungo.

Da decenni si discute e ci s’impegna, prevalentemente a livello comunitario e degli organismi internazionali, per determinare efficienti criteri di solidità patrimoniale nonché controlli e gestione dei rischi, ma, nonostante gli sforzi normativi, regolamentari e di vigilanza profusi, gli esempi, numerosi, di crisi di istituti di credito, all’origine, in alcuni casi, anche di rischi sistemici, risiedono per lo più in deficit di governance, nella carenza di adeguati controlli interni, e, più in generale, nell’attuazione di comportamenti deviati di individui, gruppi di individui o strutture organizzative interne alle banche finalizzati esclusivamente al perseguimento di profitti, principalmente (o anche solo esclusivamente) personali, da parte degli autori degli stessi.

Le crisi strutturali e i cicli economici recessivi incidono certamente sui risultati negativi delle banche, ma occorre altresì analizzare “laicamente” quante delle situazioni di default o quasi default, verificatesi di recente, anche nel nostro paese, abbiano avuto la loro causa principale in comportamenti spregiudicati, quando non addirittura penalmente e civilmente illeciti, o comunque negligenti.

Salutiamo quindi con favore ogni intervento sinceramente teso a porre sotto controllo e fornire strumenti per risolvere le crisi nel settore del credito, ma davvero vorremmo vedere maggior trasparenza e soprattutto onestà nella gestione delle banche e nell’offerta dei loro servizi; gioverebbe al sistema ed anche al rapporto tra singoli cittadini,  – clienti, risparmiatori, contribuenti, elettori – ed istituzioni.

di Marco Bartolomei

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