La famigerata legge di stabilità è approdata ieri sera in Parlamento ed ha ottenuto l’approvazione della Ragioneria di Stato.
Vari i temi in ballo, come il bonus bebè, uno di quelli che ha suscitato più polemiche. La prima bozza prevedeva che fosse rivolto esclusivamente alle famiglie con reddito basso e non doveva essere inferiore ai 900 euro dal 2015, da erogare in un’unica rata per ogni bimbo nato o adottato, ma dal Tesoro è arrivata una puntualizzazione: il tetto per il bonus resterà a 90mila euro annui e sarà comunque erogato mensilmente.
Altro tema caldo è quello della scuola. Renzi da tempo annuncia il suo potenziamento e promette l’assunzione dei 148 mila insegnanti precari che verrebbero pagati dalla stessa scuola. Di fatto verranno cancellati gli esoneri dei vicari dei presidi, spariranno le supplenze brevi, saranno tagliati oltre 2mila unità di personale Ata, abrogati i commissari esterni degli esami di maturità, saranno sottratti ben 30 milioni dal fondo per le attività a supporto della didattica e dulcis in fundo, verrà tagliato di 100 milioni il Fondo per le non autosufficienze.
C’è poi l’aumento dell’Iva. Quella agevolata al 10% potrebbe crescere di 2 punti nel 2016 e di un altro nel 2017; l’aliquota ordinaria del 22% potrebbe salire al 24% nel 2016, al 25% nel 2017, al 25,5% nel 2018. Si tratterebbe di manovre necessarie per garantire le coperture, senza far scattare nuovi tagli.
A gioire per le mosse del Governo è il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che osanna la manovra in quanto essa interviene sul cuneo fiscale e contributivo, elimina la componente costo del lavoro dalla base imponibile Irap e favorisce la decontribuzione (8.060 euro annui) per le assunzioni a tempo indeterminato.
A pensarla diversamente sono le Regioni e i Comuni: ai primi verranno sottratti 4 miliardi, ai secondi 1,2.
Se i punti inclusi nella legge di stabilità sono ormai abbastanza chiari, nessuno accenna a certi dettagli relativi alle Forze dell’Ordine.
Se da un lato si è avuto lo sblocco del tetto retributivo, ad esclusione di Dirigenti e Direttivi, è stato prorogato il blocco della contrattazione del 2015, fermo ormai al 2008-09 che ha prodotto una perdita salariale per il Corpo di Polizia di circa € 350 mensile.
Inoltre pare che la contrattazione economica sarà bloccata fino al 2018, con la solo remunerazione della vacanza contrattuale che equivale a € 10/ 20 mensili lordi.
Le note dolenti riguardano la previsione di una revisione dell’Accordo Nazionale Quadro, da effettuarsi senza aver sottoscritto un Contratto Nazionale di Lavoro, restringendo così alcune indennità, come: reperibilità, cambio turno, straordinario ecc. oltre ad alcuni istituti previsti dall’A.N.Q primo fra tutti quello che prevede l’impiego di personale ultracinquantenne.
Ancora più grave se si pensa che la legge modificherà delle norme stabilite nell’A. N.Q con la previsione che dal 1 gennaio 2015 gli orari in deroga per esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e di prevenzione e contrasto della criminalità vengano disposti con la semplice informazione, senza più alcun accordo in deroga sottoscritto con le O.O.S.S ( organizzazioni sindacali) e limitate dall’esigenza e dall’impiego.
In questo modo il ruolo delle O.O.S.S è di fatto nullo.
Cosa ancor più grave, la bozza di legge prevede che si applichi una riduzione del 50% dei permessi e dei distacchi sindacali per le Forze dell’Ordine ( comma 6 dell’art.21).
di Simona Mazza
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