L’Ego: individualismo o individuazione?

Individualismo

Sigmund Freud definì l’Ego come quell’entità “obbligata a trattare quasi quotidianamente con gli impulsi e con gli standard sociali”. 

Purtroppo, cadiamo spesso nell’errore di identificare il nostro Ego solo con il nostro corpo fisico o con le percezioni esterne, quali la paura, l’ambizione, i falsi idoli, cadendo in una trappola che limita la nostra felicità.

In realtà l’Ego è come la nostra ombra, che non è né buona né cattiva. 

Per non cadere dunque nelle sue trappole, dobbiamo essere in grado di rieducarlo e farlo diventare quello straordinario elemento psicologico che anima la libertà.

Individuazione

Secondo Pāņini, grammatico sanscrito del VI secolo a.C., il termine yoga deriverebbe dalla radice, yujir yoga (soggiogare).

Nel sanscrito vedico, il significato della parola yoga è: “unire”, “congiungere“, “aggiogare” dalla radice yuj.

In senso figurato, rappresenta l’atto di legare al giogo la mente, lasciandola andare, silenziandola, per poi ritornare a prenderla una volta che si è raggiunta la piena consapevolezza, ovvero la vera e profonda individuazione dell’Ego.

In sintesi, si tratta di un vero e proprio viaggio interiore dell’Io per raggiungere l’Autorealizzazione, l’Individuazione e l’Illuminazione. 

In questo caso, l’Egodepurato” e reso consapevole dalla “over mind”, una sorta di mente illuminata, avrà una visione orientata al “noi”, al collettivo, all’unione e non alla separazione tipica del pericoloso individualismo.

Esempio di Ego illuminato, posto al servizio della collettività fu quello di Madre Teresa di Calcutta. Come non dimenticare la sua celebre frase “non parteciperò mai ad una manifestazione per la guerra. Chiamatemi quando organizzerete una manifesta per la pace”, che sintetizza pienamente l’utilizzo di un Ego posto al servizio del genere umano.

La meditazione 

La meditazione, grazie alla consapevolezza, ci aiuta a superare le barriere dell’Ego e ci fornisce:

  1. Una visione chiara dell’insieme;

2. Ci fa comprendere che siamo degli esseri distinti ma non separati dalla Grande Madre, siamo “tutto nell’Uno e Uno nel tutto”;

3. Ci fa capire che siamo una piccola fonte di luce, che può creare una connessione tra le azioni di oggi e quelle future;

4. Che il nostro scopo in questa vita è quello di muoverci per il bene della Umanità, per creare un giardino più bello di prima, seguendo le leggi della natura;

5. Ci insegna a “fare anima”, ovvero a sperimentare la nostra natura umana e spirituale aldilà dell’edonismo e del protagonismo calcolatore dell’Ego.

Per farlo bisogna visualizzare il proprio Ego con l’occhio dell’osservatore esterno, dargli una forma, capire come lo identifichiamo, cercare di entrare in comunione empatica con lui domandandogli “cosa possiamo fare insieme? Come possiamo cooperare?”.

Se riusciremo nell’intento, l’Ego potrà rivelarsi il nostro “Maestro invisibile”, una sorte di spirito guida, che opererà per creare unione e non diversificazione, ponendoci sempre e comunque al servizio della collettività e della natura. 

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