Prestazioni veterinarie e cibo per animali non sono beni di lusso e dunque non c’è alcuna ragione per aumentare il carico fiscale dal 20% al 21%, come stabilito dall’ennesima versione della manovra finanziaria. «A fine agosto – spiega l’Enpa – abbiamo sollecitato un profondo ripensamento sulla materia, chiedendo al Parlamento di diminuire al 10% l’imposta sul valore aggiunto per le prestazioni sanitarie e i generi alimentari per animali (Iva al 4%). Purtroppo dobbiamo prendere atto che il governo non ha tenuto conto delle esigenze di milioni di famiglie italiane, che, già colpite dalla crisi, dovranno adesso fare i conti con il “caro pet”.» Nel momento in cui tutti invocano provvedimenti tesi a favorire la ripresa, il governo, penalizzando uno dei pochi settori in attivo nel nostro Paese, rischia di deprimere anche quello con conseguente perdita di posti di lavoro; una perdita di cui non si sente proprio il bisogno.
Fonte: enpa.it
Foto: donnamoderna.com
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