Una cornice degna delle migliori occasioni, tanta attesa per assistere allo spettacolo nella Scala del calcio tra Milan e Juventus, tra due squadre tra le più titolate non solo del panorama calcistico italiano ma internazionale.
I rossoneri volevano ribaltare un trend che li ha visti sempre sconfitti dalla “Vecchia Signora” negli ultimi anni eccezion fattaper la vittoria decisa da Locatelli di qualche stagione fa.
Le premesse non facevano presagire un’inversione del trend, dato che la Juventus si presentava al fischio d’inizio con 31 punti conquistati in undici giornate, frutto di dieci vittorie e un solo pareggio ed era in corsa per far registrare, centrando un’altra vittoria, la miglior partenza nella storia della Serie A. La speranza dei sostenitori rossoneri era che la sconfitta in settimana contro il Manchester United avesse lasciato qualche scoria mentale da poter sfruttare.
Gattuso doveva però fare i conti con una lunga lista infortunati. Biglia, Musacchio, Kessié e Calhanoglu non al meglio così come Higuain reduce anche lui da uno stop forzato ma voglioso, anche troppo, di prendersi una rivincita contro la sua ex squadra.
Gattuso ha optato per il 4-4-2, abbandonando la difesa a tre impiegata in Europa League contro gli spagnoli del Betis di Siviglia. Davanti a Donnarumma ha agito la linea a quattro formata da Abate, Zapata, Romagnoli e Rodriguez. Bakayoko e Kessié, il primo facitore di gioco, il secondo incursora a centrocampo, con Suso largo a destra e Calhanoglu a sinistra. In avanti è stato inizialmente Castillejo a fare coppia con il “Pipita”, anche se spesso lo spagnolo agiva dietro il centravanti argentino in un modulo che poteva diventare anche un 4-2-3-1.
Allegri, che aveva invece la squadra al completo, ad eccezione di Emre Can, non aveva gli stessi grattacapi del collega, ma ha comunque preso una decisione a sorpresa, escludendo Bonucci dalla formazione titolare. Esclusione tecnica o ambientale? Conoscendo la sagacia di “Max” la seconda per evitare al giocatore fischi e preservare al meglio la compattezza difensiva della squadra. Così, accanto a Chiellini è stato Benatia a prendere posto nel cuore della difesa, completata dal rientrante Cancelo, Alex Sandro e Szczesny tra i pali. A centrocampo, sicuro del posto Pjanic e recuperato Matuidi, Bentancur ha vinto il ballottaggio con Khedira per l’ultima maglia. Non particolarmente sorprendente l’impiego di Mandzukic – dopo che il tecnico livornese aveva accarezzato l’idea in conferenza stampa – che ha giocato in attacco supportando Dybala e Ronaldo. Un 4-3-3 per certi anomalo ma terribilmente compatto e vario con il trio davanti capace di non dare alcun punto di riferimento grazie alla perfetta intercambiabilità nei ruoli e alla predisposizione al sacrificio di tutti, CR7 compreso.
Focus tattico Milan: cosa non è andato
Come era lecito aspettarsi, è stata la Juventus a fare la partita, imponendo il proprio gioco fin da subito, aggredendo il Milan senza sbilanciarsi troppo ma riuscendo comunque a limitare il possesso dei rossoneri. La squadra di Gattuso, come è solita fare, ha cercato di costruire il gioco partendo dal basso, ma il pressing della Juventus (e forse la scelta di Mandzukic al posto di Cuadrado è stata effettuata proprio in quest’ottica) ha creato non pochi problemi a Romagnoli e compagni che non sono riusciti ad imbastire azioni partendo dalla propria metà campo, restituendo così spesso la palla agli avversari. Poco possesso ha significato anche, e soprattutto, poca pericolosità e incisività in zona gol.
A complicare le cose anche l’assenza di Biglia che, pur essendo stato più volte criticato nel corso della stagione, è probabilmente l’unico centrocampista del Milan con le doti per favorire lo sviluppo basso dell’azione. A gennaio servirà sicuramente l’innesto di un regista
Le corse di Mandzukic, che si alternava nel pressing con Dybala e Ronaldo, servivano a diminuire il tempo a disposizione del portatore di palla e a deviare l’azione dal centro. Il lato più sfruttato dal Milan in costruzione è stato il sinistro, dove la collaborazione tra Rodriguez e Calhanoglu ha determinato sviluppi di gioco superiori.
Focus tattico Juve: l’azione del gol manifesto della superiorità bianconera
Oltre ad aver dimostrato di essere perfettamente in grado di limitare il possesso del Milan praticamente sin dal fischio d’inizio, la Juventus è riuscita a passare in vantaggio già all’ottavo minuto. Il gol è stato un perfetto esempio della fluidità offensiva che la Juventus sta mettendo in campo in questa stagione e degli effetti devastanti che può generare sulle difese avversarie, anche grazie alla capacità di occupare con profitto ed in modo continuativo i cosiddetti “half spaces” da parte di tutte e tre le punte
L’azione del gol parte dalla destra, con un pallone recuperato da Mandzukic. Lo sviluppo dell’azione prosegue con un cambio di gioco verso sinistra: Cristiano Ronaldo che si porta larghissimo sulla linea laterale portando con sé Abate e allargando le maglie della difesa del Milan, mentre Suso non applica la pressione necessaria su Alex Sandro lasciandogli la possibilità di crossare. Con Ronaldo fuori dall’area e Mandzukic partito a sua volta da una zona laterale, i centrali del Milan si ritrovano senza un attaccante da marcare nel cuore della difesa. Bentancur e Dybala attaccano l’area partendo dalla trequarti, mentre il croato offre un perfetto esempio di attacco del lato cieco, eludendo la marcatura di Rodriguez con cui entra in contatto solo al momento dell’impatto decisivo con il pallone.
La gara
Una volta andata in vantaggio per la Juventus si è trattato solo di gestire e colpire nel momento giusto per sugellare la vittoria proprio con l’uomo più atteso, Cristiano Ronaldo al suo primo gol su azione nello stadio di San Siro. Nel 2-0 finale é protagonista negativo Higuain, che gioca nonostante il dolore all’anca e si innervosisce in fretta. L’incrocio con la sua ex squadra diventa un dramma: prima dell’intervallo sbaglia il rigore, con un colpo destro non irresistibile deviato sul palo da Szczesny, e a 7′ dalla fine si becca due ammonizioni, una forse severa per fallo su Benatia e l’altra per proteste, degenerate in una scenata isterica, con compagni ed ex compagni a cercare invano di calmarlo.
Ha osservato quasi impassibile Gattuso, che aveva consigliato a Higuain di affrontare con serenità la serata e, dopo la sosta, di certo dovrà farne a meno almeno contro la Lazio, che intanto ha controsorpassato il Milan al quarto posto con un punto in più’.
Nella Juve, come detto, al fianco di Chiellini, di nuovo titolare dopo tre panchine in campionato, un Benatia che ha azzeccato quasi tutti gli anticipi. Ma si è fatto ammonire per un fallo inutile a metà campo e al 38′ in marcatura su Higuain commetteva un fallo di mano (visto da Mazzoleni solo al video, su indicazione del Var Valeri) che la Juventus avrebbe potuto pagare caro, se l’arbitro gli avesse mostrato il secondo giallo e se l’attaccante argentino avesse battuto meglio il calcio di rigore parato dall’ex compagno di squadra Szczesny. Avrebbe voluto batterlo Kessie, ma Higuain non sentiva storie e i bianconeri conservavano il vantaggio ottenuto grazie al cross di Alex Sandro e al colpo di testa di Mandzukic, che sovrastava Rodriguez. E’ stata una serata nera per il terzino svizzero, in confusione fra le percussioni di Cancelo e gli inserimenti a turno di Dybala, Cristiano Ronaldo e Mandzukic, un tridente senza punti di riferimento. Senza Cuadrado (febbre), Pjanic e Bentancur (preferito a Khedira) rendevano fluida la manovra juventina e anche se Allegri si infuriava a ogni minimo errore dei suoi, ne commetteva molti di più il Milan, lento in fase di costruzione, nonostante i progressi di Bakayoko. Pesavano le assenze di Biglia e Bonaventura, e Castillejo era subito smarrito nel ruolo di seconda punta.
Nella ripresa si accendeva Ronaldo, con una fucilata da venti metri che stordisce Zapata, un sinistro al volo angolato, e un tiro in contropiede parati da Donnarumma. Ci provava anche Dybala, che colpiva il palo esterno e allora Gattuso interveniva prima inserendo Cutrone e poi nel quarto d’ora finale Laxalt e Borini. La reazione del Milan è stata però gelata da Ronaldo che al momento giusto, come detto, spegneva ogni ardore rossonero lasciando deluso e con l’amaro in bocca il pubblico di San Siro.
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