L’esordio dei Dire Straits con Sultans Of Swing

L'esordio

Siamo in Inghilterra, nella seconda metà degli anni ‘70, e in quel periodo imperversano le tensioni sociali e la crisi economica. Sono anche gli anni dell’aggressività del punk, con gruppi come i Sex Pistols e i Clash. Ma c’era anche un’altra faccia del rock, quella più educata, pulita, elegante e morigerata. Ed era rappresentata dai Dire Straits, gruppo capitanato da Mark Knopfler, chitarrista di gran pregio con una tecnica impeccabile, precisa e sobria, priva dell’utilizzo del plettro. Scelgono il nome Dire Straits, che tradotto equivarrebbe a qualcosa come “Tempi difficili”, “Dure Ristrettezze”, riferito allo scarso successo ottenuto ai loro inizi.

Anche se con il loro primo album del 1978, che vi racconteremo oggi, le cose andranno diversamente, perché il disco riceverà grande successo sia di critica che di pubblico. In 9 tracce Mark Knopfler e soci ci regalano musica dal suono irresistibile, un rock quasi un po’ vintage per quei periodi, in controtendenza con il punk e la new-wave, forte anche del suo sound e dei suoi testi che lo rendono radiofonico.

Tra i pezzi degni di nota come non citare “Down To The Waterline” e il singolo “Sultans Of Swing”, perfetti esempi di rock che rifuggono da distorsioni sonore a favore di un sound in cui le chitarre vengono dolcemente accarezzate, dando vita a un suono morbido, ma allo stesso tempo ricco di groove. Ottime anche le sonorità country-rock-boogie di “Setting Me Up”, con un testo che parla di una relazione sentimentale travagliata. Il pezzo verrà anche riletto da artisti come Albert Lee ed Eric Clapton, mentre il tema della solitudine è protagonista in “Water Of Love”. Ottima anche “Six Blade Knife”, brillante esempio di power-ballad che sarà una presenza fissa nelle scalette dei concerti dei Dire Straits.

Per il resto, la musica che ci viene offerta da questo disco è all’insegna di un rock che non è mai aggressivo, anzi rappresenta l’altra faccia del genere, grazie al perfetto sincretismo tra suono britannico e suono statunitense e a ottime influenze country e blues. Componendo testi semplici ma efficaci e di grande impatto, i Dire Straits ci disegnano 9 quadretti della società britannica di quei periodi, trattando tematiche come tormenti amorosi, solitudine, ristrettezze economiche della classe media.

E soprattutto il disco trae linfa vitale dai suoi arrangiamenti, grazie a lunghi inserti strumentali in cui Mark Knopfler si dimostra un chitarrista di grande caratura, tecnico e preciso, ma senza risultare statico e freddo, oltre che mostrare una voce profonda, calda, quasi sussurrata. Anche il resto della band fa la differenza in quanto danno vita a un suono omogeneo ricco di calore, energico pur nella sua pacatezza e soprattutto ricco di vari colori e sfumature sonore.

Il disco venderà 12 milioni di copie e sancirà l’inizio di una carriera soddisfacente del gruppo, che pubblicherà altri 5 album in studio più 3 dal vivo. Notevole anche il percorso solistico di Mark Knopfler, che si dedicherà anche alle colonne sonore, oltre che prestare la sua chitarra virtuosa per grandi nomi come Bob Dylan, Eric Clapton, Randy Newman e Tina Turner, tra gli altri. I brillanti arrangiamenti e le grandi doti tecniche dei musicisti rendono questo disco omonimo dei Dire Straits uno dei gioielli rock di tutti i tempi e importante sarà anche l’influenza che quest’opera eserciterà negli anni a venire.

Fonte foto: profilo Facebook Dire Straits

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