L’esplosione inattesa del lavoro Agile
Il COVID-19 ha portato tante novità nella vita quotidiana della popolazione mondiale, molte di esse impossibili da prevedere ad inizio anno.
Tutti abbiamo vissuto il periodo del lock down e termini come il distanziamento sociale sono entrati a far parte del linguaggio comune.
Disinfettarsi frequentemente le mani e indossare una mascherina nei luoghi chiusi sono diventati gesti automatici a livello globale.
Ma una grandissima novità ha riguardato in modo specifico il mondo del lavoro : l’uso massivo della modalità Agile, più comunemente nota come Smart Working!
Lo Smart Working nel mondo
Ma lo Smart Working è davvero una novità portata alla ribalta dalla Pandemia che ha colpito il globo in questo 2020?
Statistiche del 2015 indicano chiaramente come l’Italia fosse incredibilmente indietro rispetto a molti dei Paesi Occidentali e alla media Europea.
Cinque anni fa infatti, il lavoro remoto era una realtà per un oltre un terzo dei lavoratori Americani (37%) e Scandinavi (Danimarca 37%, Svezia 33%), ma risultava ampiamente utilizzato anche in Inghilterra (26%) e Francia (25%).
La media Europea oscillava intorno al 20% della forza lavoro con alcune sorprese come Lussemburgo (26%), Estonia (24%), Belgio (24%), Malta (22%), Croazia (20%) che mostravano un alto livello di Smart Working.
E l’Italia? I lavoratori del Bel Paese che un lustro fa erano autorizzati a lavorare da remoto erano solamente il 7%, ponendo il nostro paese come fanalino di coda della Comunità Europea!
Barriera culturale o peculiarità italiana?
Quali le ragioni di questa arretratezza italiana sull’utilizzo dello Smart Working?
Di sicuro alcuni ostacoli sono stati di origine psicologico: i Manager hanno sofferto la preoccupazione di non riuscire a controllare i dipendenti come abituati a fare con il contatto visivo in ambito ufficio.
I lavoratori stessi vivevano l’ansia di poter essere discriminati in termini di avanzamenti di carriera rispetto ai colleghi che avessero continuato a lavorare nella modalità classica, negli uffici.
E’ pur vero che un paese come l’Italia, dove i settori dei servizi e quelli dell’artigianato e della manifattura sono molto radicati, ha una alta componente di non applicabilità dello Smart Working.
I pro ed i contro dello Smart Working
Un antico proverbio che nasce dalle parole di San Girolamo (347 – 420 d.c.) recita “bisogna fare di necessità virtù” e questo è proprio quello che è successo in Italia negli ultimi 6 mesi!
L’emergenza sanitaria ha convinto le più grandi ed importanti aziende Italiane e Multinazionali operanti sul nostro territorio, ma anche molte aziende minori e studi professionali, ad adottare lo Smart Working.
Avere un Computer e una buona connessione Internet a casa ha consentito a migliaia di impiegati di mettersi alla prova nel lavoro remoto.
Nella stragrande maggioranza dei casi, le attività non hanno risentito della modalità di lavoro Agile, consentendo alle aziende di raggiungere i propri obiettivi, limitando drasticamente i rischi di contagio tra i dipendenti.
Quali sono i più rilevanti pro e contro dello Smart Working?
Nelle grandi città e soprattutto nelle aree dove esiste una grande concentrazione di uffici, a risentire negativamente del fenomeno sono stati bar, ristoranti e taxi.
C’è da dire ad onor del vero che specialmente nei centri storici delle grandi città a colpire al cuore le attività sopracitate è stata maggiormente l’assenza di turisti stranieri che lo Smart Working.
Da un punto di vista psicologico, i single e coloro per cui la socializzazione con i colleghi era particolarmente importante, hanno subito il lavoro Agile come un momento negativo di isolamento.
Tanti invece i Pro dello Smart Working emersi con chiarezza.
Per le aziende, la riduzione dei costi di gestione degli uffici (utenze, mensa, pulizie) e la cancellazione dei costi di viaggio, ha portato enormi benefici sui margini, compensando in molti casi la riduzione delle vendite.
Per i dipendenti, la possibilità di un migliore bilanciamento tra vita lavorativa e privata, la riduzione dei costi di locomozione per raggiungere gli uffici e l’azzeramento del rischio contagio specialmente in ambienti di open space, sono stati molto apprezzati.
Ma in aggiunta alle aziende e ai dipendenti, anche l’ambiente ha beneficiato del massivo Smart Working con una consistente riduzione dell’inquinamento e del traffico.
Cosa ci aspetta il domani?
Al di la dei favorevoli e dei contrari e con la speranza che non ci sia nessun periodo futuro di lock down del tipo occorso in Primavera, lo Smart Working sarà una presenza certa nel mondo del lavoro.
Anche se la maggioranza delle grandi aziende sta pianificando un rientro progressivo dei dipendenti negli uffici in questa ultima parte del 2020, si stima che al 01 Gennaio 2021 il livello dello Smart Working sarà ancora compreso tra il 30% ed il 50%.
Insomma, almeno 1 su 3 dei dipendenti dovrebbe continuare a lavorare in modalità Agile. Non sembra un fenomeno relativo alle sole grandi e medie aziende private.
Anche la Pubblica Amministrazione ha utilizzato massicciamente questo strumento e c’è da scommettere che lo continuerà ad utilizzare anche in futuro, seppur in modo più limitato rispetto ai tempi del lock down.
I prossimi passi ed i rischi dello Smart Working
Proprio perché è opinione diffusa che lo Smart Working sarà una realtà del domani, da più parti e soprattutto dall’ambiente sindacale, si è sottolineata l’esigenza di regolarizzare con un contratto specifico l’Agile Work.
I rischi sono ovviamente posti ai due estremi della forchetta.
Per chi non era abituato allo Smart Working, alle sue regole e al fatto che si è misurati comunque sulle scadenze e sulla qualità del lavoro, questa modalità di lavoro può essere apparsa (e potrà apparire) come una sorta di estensione di ‘ferie’ retribuite.
Allo stesso tempo, il rischio di rimanere “connessi” per un numero di ore sensibilmente più elevato di quelle tradizionalmente richieste, è ormai un problema diffuso, specialmente nelle persone che vivono da sole.
Il diritto alla Disconnessione sembra quindi essere uno dei punti cardine del nuovo atteso contratto dello Smart Working.
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