Il giorno 7 luglio scorso, Matteo Renzi ha visitato l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, meglio conosciuta come Cern. Immediatamente il discorso sostenuto dal premier ha provocato le reazioni dei politici italiani, pronti a sottolineare che Ginevra non fa parte della Comunità Europea.
Forse la situazione gli sta sfuggendo di mano oppure, più semplicemente, è già avviata verso lidi a noi conosciuti. Siamo nella prima 15ina di luglio, il caldo torrido, africano, ha colpito ormai la nostra penisola da due settimane a questa parte e pare che se già le cose non funzionavano, ora ci troviamo in mezzo a un ‘default’ mentale di proporzioni epiche.
«[..]Il futuro del nostro continente è sempre più nella ricerca, nella cultura, nei laboratori e sempre meno nelle burocrazie noiose e stanche. L’Italia dà un grande contributo in termini di risorse umane ed economiche ad istituzioni come il Cern. Dobbiamo smettere di autoflagellarci e valorizzare quanto di bello il nostro Paese riesce a fare nel mondo. Coraggio, Italia». Questo è quanto detto in un tweet dal nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Belle parole senza dubbio, incoraggianti, ma forse l’italiano oggi è stufo delle parole dato che non corrispondono a fatti concreti, fatti che non esistono.
Il premier, accompagnato dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ha trascorso una mattinata intera nel più grande laboratorio di fisica e di particelle nel mondo dove ha incontrato il direttore generale Rolf Heuer e Fabiola Giannotti –futuro direttore generale da gennaio 2016- ed insieme a Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica e senatore a vita) e al fisico Antonino Zichichi ha visitato gli edifici che ospitano l’esperimento Atlas e il tunnel dell’acceleratore di particelle Lhc.
E ancora: «qui al Cern hanno avuto la bontà di spiegarmi come funzionano le cose e non ho capito tutto ma capisco che qui c’è l’Europa che ci piace e che funziona, che innova guardando al futuro e prova a fare della scienza l’occasione per costruire un pezzo di quel futuro»; istantaneo il commento del leader di Fratelli d’Italia che vede nelle parole del premier un ‘epic fail’ dato che ammette che l’Europa che funziona è quella fuori dall’Europa; Vito Crimi, Movimento 5 stelle, sottolinea lo strillo della Meloni. Dunque, secondo il premier l’Europa che funziona è quella rappresentata in minima parte a Ginevra e dai 1500 italiani che lavorano presso il laboratorio: «è importantissimo essere qui ed essere orgogliosi del lavoro degli italiani: smettiamola di piangerci addosso, certo c’è bisogno di investire di più della ricerca con un’organizzazione diversa e più efficace, ma abbiamo delle grandi eccellenze e le eccellenze vanno preservate, difese, valorizzate».
Ma caro Presidente si rende conto che è facile fare i complimenti a persone che lavorano in un paese che funziona? I complimenti dovrebbero esser fatti a tutti quegli italiani che la mattina devono lottare contro i problemi derivanti dai mezzi pubblici, devono lottare contro le mancanze delle strutture sanitarie, devono lottare contro il degrado delle nostre città, devono lottare contro un ‘magna magna’ e contro una meritocrazia deplorevole. Deve forse riuscire ad aprire gli occhi: non eravamo pronti per ospitare una manifestazione come Expo e non saremo pronti ad ospitare le Olimpiadi del 2024 perché è l’Italia a non essere pronta ed è stanca; tutto quello è accaduto alla nostra consorella Grecia non è poi così lontano dalla nostra realtà quotidiana. Purtroppo.
di Ilaria Cordì
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